Dalla psicanalisi alla memoria della lumaca: l’affascinante vita di Eric Kandel

Dalla psicanalisi alla memoria della lumaca: l’affascinante vita di Eric Kandel

Dopo essere sopravvissuto all’Olocausto, ha investigato i meccanismi con cui il cervello immagazzina le esperienze. Ha studiato il sistema nervoso di una lumaca per comprendere il funzionamento della mente umana

Eric Kandel

Eric R. Kandel nasce a Vienna il 7 novembre 1929, undici anni dopo la fine della prima guerra mondiale e il conseguente crollo del multietnico impero austroungarico. I genitori di Kandel sono ebrei, emigrati a Vienna dall’attuale Ucraina da giovani, all’inizio della prima guerra mondiale. La città è in quel periodo molto prospera dal punto di vista culturale, poiché ospita celebri artisti e intellettuali, ma al tempo stesso è la capitale di un sistema politico oppressivo – nel 1938 viene annessa alla Germania nazista – e una città profondamente antisemita. Lo stesso Kandel descrive le violenze seguite all’annessione come il dipinto di un incubo fatto da Hieronymus Bosch. Egli ricorda con estrema lucidità le rappresaglie naziste della Notte dei Cristalli, avvenute quando aveva appena compiuto nove anni. Come ha raccontato nella sua biografia, ritiene che quelle vicende abbiano avuto una forte influenza nel determinare il suo interesse futuro per la mente, in particolare la sua curiosità per l’imprevedibilità della motivazione e la persistenza della memoria.

In seguito a questi avvenimenti, i suoi genitori decidono di mettersi in salvo e tutta la famiglia emigra in America.

Dopo i primi anni in una scuola ebraica di New York, vince una borsa di studio ad Harvard, per dedicarsi a studi di carattere storico, finché una compagna di corso non gli trasmette la passione per la psicanalisi. Si iscrive alla Medical School della New York University per diventare psicanalista, ma nel contempo si interessa alle basi biologiche della medicina. Per approfondire la biologia della mente, trascorre un periodo presso la Columbia University, dove collabora con Harry Grundfest, uno dei più attivi neurobiologi di New York. Nello stesso periodo, conosce Denise Bystryn, una ragazza francese, anche lei figlia di ebrei sfuggiti al nazismo, che diventerà in seguito sua moglie. Kandel ricorda con affettuosa ironia: «Suo padre le aveva consigliato di sposare un intellettuale povero, con l’ambizione di eccellere negli studi!».

Nel laboratorio di Grundfest si occupa di fisiologia della corteccia cerebrale insieme a Dominick Purpura, un ricercatore talmente brillante e divertente, che Kandel lo definisce il Woody Allen della neurobiologia. Insieme studiano le proprietà elettriche dei dendriti, stimolando piccole aree della corteccia cerebrale ed analizzando le risposte evocate. Ambirebbero a ottenere delle registrazioni intracellulari di neuroni corticali, un obiettivo di difficile realizzazione in quel momento. Fin quando Kandel viene a conoscenza del lavoro di Stephen Kuffler con i neuroni isolati di invertebrato: comincia a intuire allora che questi hanno molte caratteristiche in comune con quelli degli animali superiori.

Kandel approda al laboratorio di elettrofisiologia del National Institute of Health, diretto da Wade Marshall, con l’idea di dedicarsi ai meccanismi cellulari della memoria. Insieme al suo giovane collaboratore Alden Spencer realizza che le basi biologiche dell’apprendimento e della memoria devono fondarsi non tanto sulle proprietà dei singoli neuroni, quanto sui collegamenti tra i neuroni stessi. Kandel è in cerca di un nuovo sistema modello, e la svolta è in un approccio riduzionista alla biologia dell’apprendimento e della memoria. Lo scopo è quello di studiare l’apprendimento in un sistema controllato da un piccolo numero di cellule nervose grandi e di facile accessibilità.

Kandel ritiene infatti che i meccanismi della memoria siano filogeneticamente conservati, e che un’analisi cellulare dell’apprendimento in un animale semplice potrebbe rivelare meccanismi universali comuni anche ad organismi complessi. La scelta cade quindi su Aplysia, la lumaca gigante di mare, il cui sistema nervoso è costituito da poche, grandi cellule. Kandel si trasferisce a Parigi, come studente post-doc nel laboratorio di Ladislav Tauc, uno dei pochi al mondo che utilizza questo mollusco in laboratorio.

Una lumaca di mare del genere Aplysia (da WoRMS, www.marinespecies.org)

L’idea è di utilizzare i protocolli di stimolazione usati nei modelli classici dell’apprendimento semplice da Ivan Pavlov, in esperimenti realizzati con un ganglio di Aplysia isolato. Così, Kandel riesce a paragonare il comportamento dell’animale con quello che avviene nelle giunzioni fra le sue cellule nervose, le cosiddette sinapsi.

Alla New York University Medical School, il gruppo di ricerca creato da Kandel si dedica all’analisi dei comportamenti elementari del mollusco. Questi studi hanno permesso di dimostrare che, sebbene le connessioni anatomiche tra neuroni si sviluppino in base a un piano definito, la forza ed efficacia delle sinapsi non è totalmente determinata durante lo sviluppo, e può essere alterata dall’esperienza.

Dopo una vita spesa nello studio della mente, nel 2000 viene insignito del Premio Nobel per la Medicina, insieme ad Arvid Carlsson e Paul Greengard.