I gruppi sanguigni e Karl Landsteiner, una questione di chimica

I gruppi sanguigni e Karl Landsteiner, una questione di chimica

Ritenuto un «genio melanconico» dai colleghi, Karl Landsteiner intuì che la causa del fallimento di alcune trasfusioni di sangue era da ricercare in ambito biochimico anziché clinico e che i tipi di sangue non differivano solo in base alla specie

Karl_Landsteiner

A, B, AB, 0. Di che gruppo sanguigno sei? Se oggi sappiamo che si tratta di una domanda fondamentale in sala operatoria o su un’ambulanza, è grazie a Karl Landsteiner, che individuò i quattro fondamentali gruppi sanguigni ricercando il perché alcune trasfusioni di sangue salvavano la vita, mentre altre si dimostravano fatali.

Il medico austriaco scoprì infatti che i tipi di sangue umano si distinguevano nella capacità del siero di agglutinare (cioè riunire in ammassi sedimentati, grumi) i globuli rossi e che proprio questa reazione di agglutinazione era alla base degli insuccessi nei tentativi di trasfusione del passato.

Lo scienziato nacque a Vienna nel 1868. Frequentò l’Università di Vienna caratterizzandosi fin dall’inizio per il suo impegno per lo studio. Nel 1891, a 23 anni, conseguì la laurea in medicina. Landsteiner, convinto fin da studente che la soluzione al suo interrogativo non era di competenza della medicina, cominciò a lavorare in laboratorio e intraprese gli studi in chimica organica.

Lavorò anche in altri laboratori famosi in Europa, come quelli di Emil Fischer (Premio Nobel per la chimica nel 1902), di Eugen von Bamberg a Monaco e di Arthur Hantzsch e Roland Scholl a Zurigo. Durante questi anni cominciò a interessarsi all’immunologia pubblicando il suo primo articolo su batteriologia e sierologia, che gli aprì la strada ai successivi studi e scoperte sul sangue.

Nel 1900 scrisse un lavoro sull’agglutinazione del sangue: la reazione immunologica tra antigene e anticorpo, che si verifica quando il sangue di due umani viene a contatto. Ossia il fenomeno per cui anticorpi specifici presenti nel sangue si dirigono contro gli antigeni di membrana delle cellule: quelle con la stessa carica elettrica si respingono vicendevolmente mentre l’anticorpo, neutralizzando tali cariche, favorisce la formazione di ammassi cellulari, agendo come un “ponte” tra due elementi cellulari.

All’epoca si pensava che questo fenomeno fosse una malattia: contrariamente a questa convinzione, Landsteiner spiegò che si trattava invece di una normale reazione dovuta alle caratteristiche specifiche e individuali del sangue umano. È da questo principio di incompatibilità tra i diversi tipi di sangue che prese spunto lo studio che gli sarebbe poi valso il Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina, vinto nel 1930. Identificò i tre gruppi sanguigni A, B e C (poi chiamato 0), ai quali i suoi collaboratori Alfred von Decastello e Adriano Sturli aggiunsero poi il gruppo AB.

Sulla base di questi studi si riuscirono a salvare molte vite durante la Prima Guerra Mondiale, quando le trasfusioni ebbero una diffusione enorme.

trasfusione

Prima strumentazione progettata per le trasfusioni: una siringa aspirante e premente per trasfusioni dirette da braccio a braccio nella quale il sangue non veniva in contatto con l’aria.

Alla direzione del Dipartimento di Patologia all’Ospedale Wilhelmina di Vienna, dal 1908 al 1920, continuò i suoi studi sierologici e immunologici, pubblicando più di cento articoli. In questi anni, per la prima volta svolse un lavoro sull’identificazione degli antigeni, che stimolando la risposta immunitaria nell’organismo producono gli anticorpi.

Landsteiner offrì ulteriori contributi alla medicina, come quello della scoperta dell’agente eziologico della poliomielite e gli quelli sulla sifilide, ma quando nel 1922 si trasferì a New York e lavorò all’Istituto di ricerche mediche Rockefeller il sangue tornò al centro dei suoi interessi. Infatti, in collaborazione con il collega Alexander Wiener, nel 1940, individuò il fattore sanguigno Rh (da Rhesus, il nome della scimmia in cui questo fattore fu notato per la prima volta e in seguito riscontrato anche nel sangue umano), che permise di spiegare l’origine della malattia emolitica del neonato (o eritroblastosi fetale).

Landsteiner si ritirò dal suo incarico presso l’Istituto Rockefeller nel 1939, ma continuò la sua attività di ricerca fino al 1943, quando morì a seguito di un attacco di cuore proprio sul banco del suo laboratorio. Alla sua morte, tutto il mondo riconobbe la perdita dell’illustre scienziato mentre a causa del suo passato ebraico, nella nativa Austria e in Germania, gli furono riconosciuti onori soltanto nel 1947, dopo la fine della Seconda guerra mondiale e la sconfitta del nazismo.