La scienza libera secondo Kurt Wuthrich

La scienza libera secondo Kurt Wuthrich

Lo scienziato svizzero, Nobel per la Chimica nel 2002, ha parlato di cosa rende affascinante il lavoro dello scienziato e di come si può migliorare la qualità della ricerca che, in Svizzera, è minacciata dai nazionalismi e dalle chiusure all’emigrazione

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Kurt Wuthrich, biofisico e Nobel per la Chimica

«Leggi più liberali sull’immigrazione sono necessarie per migliorare la qualità della ricerca». Sono parole di Kurt Wuthrich, pronunciate in occasione di una visita nel marzo scorso all’IIT-Madras. L’India è un paese fortemente in via di sviluppo soprattutto nel settore scientifico e oggi sempre più ricercatori indiani lavorano in università e in centri di ricerca sia in Europa che negli USA. Durante la lezione inaugurale al “Premio Nobel Lecture Series”, ha voluto parlare ai giovani studenti indiani dell’importanza della scienza per la società e di come migliorare la qualità della ricerca.

Il biofisico svizzero ha portato come esempio la sua università, il Politecnico federale di Zurigo, dove l’80% dei ricercatori è straniero e in molti provengono dall’India. Ha sottolineato che è proprio questa “miscela” di cervelli a rendere florida e innovativa la ricerca. «Avere così tanti colleghi di origine straniera contribuisce a mantenere un livello di insegnamento molto elevato. Sarei riuscito ad avere il premio Nobel senza gli stimoli e la concorrenza di tutti questi colleghi?» si è chiesto lo scienziato. Un esempio di condivisione e confronto nella ricerca sono i consolati scientifici elvetici, cioè gli swissnex, che rivestono un’importanza notevole in molti paesi, mettendo in connessione la Svizzera e il mondo nella scienza, nell’arte e nell’innovazione. Nel 2012 ne è stato aperto uno a Bangalore, centro scientifico d’eccellenza in India.

«Quasi quattro Nobel per milione di abitanti in Svizzera sono la dimostrazione di un sistema scientifico che funziona» aggiunge lo scienziato. Dalla conferenza di Wuthrich emerge però anche una grande preoccupazione per un’incombente minaccia al sistema di scambio culturale-scientifico elvetico. Infatti le recenti votazioni di febbraio hanno messo in forte dubbio la libera circolazione delle persone in Svizzera, dove il partito conservatore e xenofobo di Christoph Blocher è uscito vincitore nel referendum per bloccare i lavoratori immigrati e frontalieri. La legge punta a rigettare la circolazione delle persone in vigore con la Ue e a reintrodurre le quote di ingresso per i lavoratori stranieri.

Così la Svizzera, da esempio di integrazione e collaborazione internazionale, ora potrebbe subire conseguenze pesanti da parte dell’Unione Europea, che ha già sospeso i programmi di scambio culturale Erasmus e i finanziamenti Horizon 2020 verso il paese elvetico. Il pensiero dello scienziato è chiaro: condivisione e confronto sono essenziali se si vuole un risultato di qualità. «Nella scienza non sai mai se stai facendo bene. Ci vogliono molti anni per essere sicuri che si stia facendo un buon lavoro, e soprattutto nella ricerca si è sottoposti alla valutazione da parte degli altri scienziati. Altrimenti non puoi ottenere risultati»