Charles Townes: un Nobel per la fisica che ha visto Dio nell'Universo

Charles Townes: un Nobel per la fisica che ha visto Dio nell’Universo

A un mese dalla morte di Charles Townes, Nobel per la fisica e premio Templeton per la spiritualità, si riaccende il dibattito su scienza e fede

“Le mie intuizioni non le devo a Dio, ma a Darwin”. Il biologo neodarwiniano Richard Dawkins ha così commentato il pensiero di Charles Townes a un mese dalla sua morte, avvenuta il 27 gennaio scorso. Uomo di fede e premio Nobel per la fisica nel 1964 grazie alla scoperta del laser, Townes paragonava le proprie intuizioni scientifiche a rivelazioni religiose.

“Credo fermamente nell’esistenza di Dio, basandomi sull’intuizione, sulle osservazioni, sulla logica, e anche sulla conoscenza scientifica” aveva scritto Townes in A letter to the compiler T. Dimitrov. Dunque scienza e fede insieme. Il suo non era il Dio lontano e indifferente di Einstein e dei deisti, ma l’Uomo incarnatosi 2000 anni fa: “Come una persona religiosa, sento fortemente la presenza e le azioni di un Essere al di là di me stesso, eppure sempre personale e vicino” aveva spiegato a «Newsweek». Nel 2005 Townes è stato insignito del premio Templeton, chiamato anche il “Nobel per la religione” perché conferito per meriti nella ricerca sulla spiritualità. Durante la cerimonia di premiazione a Buckingam Palace, Townes aveva dichiarato che “lo sviluppo concreto della scienza fu possibile grazie alla religione monoteista” e che “lo stesso concetto di un Universo governato in modo ordinato da un Dio era un presupposto per lo sviluppo delle leggi scientifiche”. È stato anche autore di un saggio, La convergenza tra scienza e religione, pubblicato su «IBM Journal Think» e sul «Mit Alumni Journal».

Scienziati come Bernard d’Espagnat, anch’egli vincitore del Templeton e collega di Townes, sono pronti a portare avanti la sua sfida. Ma c’è chi ha interpretato il pensiero di Townes, e di chiunque tenti di conciliare scienza e fede oggi, come un attacco al darwinismo. È il caso di Richard Dawkins, biologo esponente del “nuovo ateismo”, che è intervenuto sulla questione a un mese dalla scomparsa di Townes, anticipando tutti. In un’intervista a “la Repubblica” (domenica 22 febbraio), a circa un mese dalla morte del Nobel, ha annunciato: “le fate non esistono. E neanche Dio. Come studioso la bellezza del mondo mi commuove. Mi sembra perverso educare i bambini a delle falsità, quando la vita è così bella”. E ha aggiunto: “è stato Darwin a salvarmi”. Altro che illuminazione divina. Townes è morto, ma rimane vivo il dibattito tra scienza e fede.

Credits immagine di copertina: Wikimedia Commons