Dal suolo una speranza contro l’antibioticoresistenza

Dal suolo una speranza contro l’antibioticoresistenza

Sono sempre più numerosi i batteri patogeni resistenti ai nostri farmaci, ma grazie a una nuova tecnica gli «eredi» del Nobel Alexander Fleming hanno prodotto un nuovo antibiotico “resistente alle resistenze”
di Antonio Muroni Giulia Alice Fornaro

«L’antibioticoresistenza è pericolosa come il terrorismo»: così Dame Sally DaviesChief Medical Officer inglese, lo scorso dicembre durante la conferenza sulla resistenza agli antibiotici tenutasi a Roma. Ma pochi giorni dopo, a gennaio 2015, ecco l’arma per un “contro-attacco”: un antibiotico resistente alle resistenze, la cui scoperta è stata pubblicata su Nature.
«L’era post-antibiotica, nella quale infezioni comuni e lievi ferite possono diventare mortali, ormai è lontana dall’essere considerata una fantasia apocalittica ed è diventata una reale possibilità del ventunesimo secolo» ha affermato già lo scorso 30 aprile Keiji Fukuda, vicedirettore per la Sicurezza Sanitaria del WHO, all’apertura del Rapporto Globale 2014 sulla resistenza antimicrobica (AMR).
In effetti, troppo spesso giudichiamo “banale” la cura antibiotica e, a causa dell’abuso da parte degli operatori sanitari (spesso su domanda dei pazienti), della vendita senza prescrizione medica in molti paesi e di un cattivo uso in zootecnia, abbiamo visto diminuire la sua efficacia.
Dunque, a soli settanta anni dalla scoperta della penicillina, considerata una delle più importanti di tutti i tempi e che valse il Nobel ad Alexander Fleming, Ernst Chain e Howard Florey, gli antibiotici sembrerebbero un’arma spuntata.

E invece la speranza giunge dal Massachussetts e più precisamente dalla Novo Biotic Pharmaceutics che, in collaborazione con le Università di Bonn e di Northeastern, ha ottenuto un nuovo antibiotico da Elephtheria terrae. Si tratta della teixobactina che è risultata efficace e insensibile alle resistenze di Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae in topi infettati dai ricercatori.
Mentre la maggior parte degli antibiotici attuali funziona inibendo la sintesi proteica codificata da geni che mutano rapidamente, la teixobactina attacca i lipidi della parete cellulare, sintetizzati da precursori organici preesistenti. Questo rende molto più lento lo sviluppo di resistenze.
La scoperta è stata possibile grazie a un dispositivo chiamato iChip, che ha permesso di coltivare direttamente nel terreno, dove abitualmente si trovano, 10.000 ceppi di batteri dalle forti potenzialità antibiotiche, altrimenti impossibili da far crescere con le tecniche classiche.
Uno a zero per i successori di Fleming, dunque, i quali comunque rimangono cauti sottolineando che il nuovo antibiotico non è attivo contro batteri Gram-negativi e che la strada per arrivare all’uso clinico di questa sostanza è ancora lunga.