La vita e la sfida di Hans Adolf Krebs

La vita e la sfida di Hans Adolf Krebs

 

Un padre scettico e un maestro diffidente, la fuga dal nazismo di Hitler e il rifiuto di Nature: la perseveranza di un uomo e la sua passione per la ricerca

krebs ciclo

I passaggi del “ciclo di Krebs”

Studiare a Oxford negli anni Cinquanta doveva essere davvero eccitante. Soprattutto per chi aveva le idee chiare e voleva intraprendere una carriera da biochimico. La reputazione dell’Università, del resto, era cresciuta a dismisura da quando, nel 1954, era stato nominato Direttore del Dipartimento e professore di Biochimica Hans Adolf Krebs.

Il medico ricercatore (Hildesheim, 25 agosto 1900 – Oxford, 22 novembre 1981) aveva appena ricevuto il Nobel per aver identificato un passaggio chiave per la comprensione della «respirazione cellulare», il processo metabolico attraverso cui i nutrienti vengono trasformati in energia. All’inizio degli anni Trenta, molti composti intermedi della degradazione ossidativa degli alimenti erano già stati identificati dagli scienziati, ma apparivano ancora come tessere scomposte, prive di collegamenti fra loro. Krebs era riuscito a risolvere il puzzle incastrando quei «pezzi» in un ciclo di reazioni consecutive: il «ciclo dell’acido citrico», il secondo dei tre passaggi coinvolti nella trasformazione del glucosio in energia. Una scoperta essenziale per la comprensione del metabolismo intermedio.

krebs lett

La lettera di rifiuto dall’editore di Nature

Non tutti, però, la pensarono così. «Quando i dati raccolti a supporto del ciclo sembravano sufficienti, pensando che il lavoro potesse essere di interesse generale, il 10 giugno del 1937 inviai una lettera all’editore di Nature. Il documento mi venne rimandato indietro cinque giorni più tardi, accompagnato da una lettera di rifiuto. Era la prima volta, dopo aver pubblicato più di cinquanta articoli, che ricevevo un rifiuto», così annotava Krebs sul suo diario. Più tardi la rivista si sarebbe mangiata le mani per non aver compreso la portata della scoperta per la quale lo scienziato, nel 1953, ricevette il Nobel per la medicina. Il premio venne condiviso con Fritz Lipmann che, individuando nel suo laboratorio il «coenzima A», aggiunse l’ultimo tassello mancante per chiudere definitivamente il cerchio.

L’interesse di Krebs per l’investigazione scientifica risaliva agli anni universitari ma allora, scoraggiato dal padre che non la considerava una professione sicura, aveva relegato questa attività al tempo libero. Hans era infatti un ragazzo timido e insicuro, ansioso di conformarsi alle aspettative dei genitori e in particolare del padre, scettico sulle sue capacità intellettive. Nel 1923, per seguire le sue orme, si era laureato in medicina con il massimo dei voti e aveva deciso di trasferirsi a Berlino per dedicarsi alla pratica clinica. E proprio a Berlino si era poi verificato quel colpo di fortuna che Krebs considerò sempre la chiave dei suoi successi futuri.

krebs lab

Krebs al lavoro nei laboratori dell’università di Sheffield (1953)

Era il 1926 e l’amico Bruno Mendel era stato ospite a cena da Albert Einstein. In quell’occasione era venuto a sapere che Otto Warburg, il più affermato biochimico tedesco, aveva bisogno di un assistente di ricerca. Mendel aveva fatto subito il nome di Krebs e fu così che lo scienziato venne assunto come apprendista presso il laboratorio di biologia del Kaiser Wilhelm Institute. Warburg era uno scienziato esigente e autoritario, completamente devoto al suo lavoro, facilmente adirabile ma di singolare integrità morale. Krebs ne fu allo stesso tempo intimidito e ispirato.

I quattro anni trascorsi al Kaiser Wilhem Institute furono molto fruttuosi. Krebs pubblicò sedici articoli e imparò molte tecniche che in seguito si sarebbero rivelate utili per i suoi lavori indipendenti. In un improbabile momento di autostima, propose a Warburg di utilizzarle per investigare i meccanismi del metabolismo intermedio, un tema che lo stuzzicava sin dai tempi dell’università. Ben poco infatti era noto dei processi coinvolti nella trasformazione degli alimenti in energia e identificare le tappe dell’intero processo sarebbe stato un successo assicurato. Ma Krebs, come più tardi ricordò nella sua autobiografia, dovette accantonare l’idea: «Il lavoro di ricerca nel laboratorio di Warburg era finalizzato a seguire i suoi interessi. Voleva che ognuno si occupasse delle sue questioni e garantiva una certa indipendenza solo se i lavori erano affini al suo campo di ricerca».

Nel 1930, il contratto da assistente terminò e Warburg gli suggerì freddamente di dedicarsi alla pratica medica perché, secondo lui, come ricercatore non aveva prospettive. «Giunsi alla conclusione che il mio talento era piuttosto mediocre e fu solo il mio vivo interesse a spingermi a cercare un lavoro che mi desse l’opportunità di continuare a fare ricerca».

Solo e scoraggiato, insicuro sulle sue capacità ma ancora appassionato, Krebs si trasferì a Friburgo dove ebbe modo di continuare l’attività di laboratorio. Qui decise di dedicarsi a un problema, fonte di dubbio per la maggior parte dei biochimici, che in meno di un anno risolse brillantemente con l’identificazione del «ciclo dell’ornitina» insieme allo studente Kurt Henseleit. Nel suo diario non mancò di ricordare come «la scoperta venne immediatamente riconosciuta come un importante risultato dalla comunità scientifica». Krebs vide crescere la sua reputazione e guadagnò, finalmente, quella sicurezza che non aveva mai avuto.

Ma nel 1933, con la nomina di Hilter a cancelliere della Germania, i Nazisti consolidarono il loro potere e Krebs, di origine ebrea, fu dimesso dal suo incarico. Quando anche questa ennesima porta sembrava chiuderglisi alle spalle, la Rockefeller Foundation si offrì di finanziare le sue ricerche. Emigrò in Inghilterra, dove venne calorosamente accolto ed ebbe modo, così, di continuare gli studi sul metabolismo intermedio presso l’Università di Cambridge. La sua posizione si consolidò e fu il primo scienziato tedesco emigrato in terra inglese a ricevere un regolare lavoro accademico.

Si sposò con Margaret Fielhous, una donna che ben si adattò al suo stile disciplinato e di uomo interamente assorbito dal lavoro. Persino il viaggio di nozze in Nord America fu un tour di incontri professionali e Margaret dovette intrattenersi in estenuanti chiacchierate con i colleghi del marito.
Dopo il Nobel, si trasferì a Oxford dove la sua figura divenne il centro di una fitta comunità di collaboratori di talento, studenti e colleghi. A differenza di Warburg, dette l’opportunità, alle persone creative, di esercitare appieno la loro immaginazione: lui era lì per aiutarli a raggiungere la loro indipendenza.

Credits immagine di copertina: “Structure of animal cell” by RoyroydebOwn work. Licensed under CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons.