Sir John Cornforth: l’importanza del dubbio

Sir John Cornforth: l’importanza del dubbio

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John Warcup Cornforth (Credits: MLA style: “John Cornforth – Facts”. Nobelprize.org.

La sordità non gli ha impedito di diventare un grande scienziato, e di cercare sempre la verità

Cornforth è sempre stato un uomo riflessivo e oltre ad aver contribuito col suo lavoro al progresso della chimica, ha sempre sottolineato l’importanza del ruolo degli scienziati nella società. In una lezione descrisse il suo «dilemma della verità»: «Considerare virtuosa la fede oltre la ragione è stato molto dannoso per la specie umana e, come sempre, la maggior parte del danno è stata fatta dalle persone che sono più convinte di avere ragione. Al contrario, la disciplina della scienza ha generato un “rapporto speciale” con la verità».
John Warcup Cornforth (7 settembre 1917 – 8 dicembre 2013) soffriva di otosclerosi progressiva, che lo rese completamente sordo all’età di vent’anni. Tuttavia la gradualità della malattia gli permise di seguire ugualmente gli studi liceali con profitto nella sua nativa Sidney. Un insegnante del liceo gli suggerì poi di scegliere il corso di studi in chimica, una carriera in cui il suo handicap non sarebbe stato una barriera insormontabile.
Cornforth studiava molto da solo, leggeva e praticava esperimenti in un laboratorio che si era costruito nella lavanderia di casa. Era un tipo caparbio: poiché buona parte della letteratura sulla chimica era scritta in tedesco, imparò da solo quella lingua. Era affascinato dai fenomeni naturali e dalle leggi che li governano e, come ha detto in un’intervista nel 2002, era dispiaciuto per le persone che «guardano un fiore e non capiscono niente di quello che gli sta accadendo».
A sedici anni entrò all’Università di Sidney e, sebbene non fosse in grado di sentire tutte le lezioni, si esercitò continuamente in laboratorio. Fu allora che gli altri studenti lo soprannominarono «Kappa», per la lettera con cui contrassegnava la sua vetreria.
Fu proprio all’Università di Sidney che grazie a un simpatico incidente conobbe la sua futura moglie, Rita Harradence, studentessa di chimica come lui: Rita aveva rotto un complicato strumento. Avendo saputo che «Kappa» era capace di soffiare il vetro, gli chiese di ripararlo. Si sposarono nel 1941 e Cornforth le fu sempre grato: oltre a essere un grande aiuto per comunicare col mondo, fu anche una validissima collaboratrice.

"Kappa" e Rita Harradence (Foto University of Sidney)

“Kappa” e Rita Harradence (Foto University of Sidney)

Dopo la laurea in chimica nel 1937 vinse insieme a Rita una borsa di studio della Royal Commission. I due si trasferirono a Oxford dove Cornforth completò nel 1941 il suo dottorato in chimica organica sulla sintesi degli steroli, molecole che hanno un importante ruolo nella fisiologia di animali e vegetali. Insieme a Robert Robinson, futuro Nobel nel 1947 per la chimica, e Howard Florey, futuro Nobel per la medicina nel 1945, cominciò lo studio sulla struttura della penicillina. L’antibiotico era divenuto estremamente importante per combattere le infezioni di militari e civili, e Cornforth contribuì allo sforzo internazionale partecipando alla stesura de La chimica della penicillina (Princeton University Press, 1949).
Rimase ad Oxford fino al 1946 e dopo la guerra entrò nello staff del Medical Research Council di Londra, lavorando al National Institute. In quegli anni Cornforth tornò allo studio della sintesi degli steroli (composti organici lipidici, fra cui il colesterolo, presenti in tutti gli organismi viventi), e nel 1951 fu in grado di completare, simultaneamente allo statunitense Robert Woodward (Nobel per la chimica nel 1965), la prima sintesi totale di alcuni ormoni.
Al National Institute Cornforth collaborò col biochimico ungherese George Popjàk. Unendo le loro competenze i due studiarono per quasi vent’anni, sia assieme che indipendentemente, le reazioni che portano alla biosintesi del colesterolo, degradandone completamente la struttura e usando substrati contenenti traccianti radioattivi per identificare la disposizione delle molecole di cui il sistema è costituito.
Nel 1962 entrambi lasciarono il Medical Research Council e diventarono co-direttori del laboratorio di chimica enzimologica della Shell, espressamente voluto dal banchiere Lord Victor Rothschild. Lì studiarono gli aspetti tridimensionali delle reazioni chimiche, sostituendo alcuni atomi con altri marcati radioattivamente. Nel 1968 Popjak si trasferì negli USA, mentre Cornforth rimase al Medical Research Council fino al 1975, quando assunse il ruolo professore alla Royal Society Research presso l’Università del Sussex. Nello stesso anno arrivò anche il Nobel per la Chimica, spartito equamente con il chimico organico bosniaco Vladimir Prelog, per gli studi sulla disposizione spaziale degli atomi e le reazioni fra le molecole.
A Cornforth piaceva comunicare attraverso la scrittura. Ha pubblicato centinaia di articoli invece di dare lezioni. Nel suo universo, le parole avevano sostituito i suoni: non poteva sentire la musica, ma diceva: «La poesia è la mia musica!» e avrebbe potuto citare migliaia di versi. Rispetto al progresso scientifico, si considerava a suo modo un esploratore, e paragonando se stesso a James Cook, ha detto: «La verità è raramente la luce improvvisa che mostra un nuovo mondo; più spesso, la verità è la pietra non segnata sulle carte geografiche che affonda la nave nel buio».

Cornforth riceve il premio Nobel dal re Carl XVI Gustav (Foto AP)

Cornforth riceve il premio Nobel dal re Carl XVI Gustav (Foto AP)

Più di tutto, infatti, «Kappa» è stato un convinto assertore della cultura del dubbio come base di partenza per le ricerche. Nel 1992 in occasione del 75° anniversario della fondazione dell’Istituto chimico australiano ha espresso la sua idea sugli scienziati: «Essi devono dubitare di tutto, sono le uniche persone che prosperano sull’essere scettici. La scienza è l’arte del probabile e il business degli scienziati non è credere, ma sperimentare, controllare e sfidare le teorie, anche le proprie». Mettere alla prova le conoscenze, insomma, è l’unico modo per acquisirne di nuove.
E a proposito del progredire del sapere, un giorno rivolgendosi a una platea di studenti, ha affermato: «Quando io e Rita stavamo imparando la chimica, non era molto difficile, non c’era poi così tanto da sapere. Ora mi dispiace per voi gente, perché c’è davvero molto da sapere». E questo, naturalmente, anche grazie alle sue ricerche.

 

Credits immagine di copertina: Ken Matts