Caro figlio ti scrivo: le lettere familiari dei Nobel

Caro figlio ti scrivo: le lettere familiari dei Nobel

Da Crick a Einstein, molti Nobel intrattenevano un rapporto epistolare con i propri figli

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Descrizione del meccanismo alla base della replicazione del DNA, definito da Crick come “meccanismo di copia basilare per cui da vita nasce vita” Credits: National Geographic

Molte delle lettere che i Nobel hanno scritto ai figli sono state rese pubbliche, altre invece sono state vendute a privati, a volte per un sacco di soldi. Come la lettera che Francis Crick scrisse al figlio Michael nel 1953, che nel 2013 è stata venduta per sei milioni di dollari. Nella lettera, il Nobel per la medicina del 1962 spiega al figlio quella che lui definisce la “scoperta più importante”, condivisa con Jim Watson: la struttura a doppia elica del DNA e l’identificazione del meccanismo di base della sua replicazione.

Ma i Nobel ai figli non parlano soltanto delle proprie scoperte scientifiche. Sono frequenti anche lettere in cui danno consigli sull’amore o sulla vita.

Nel 1958 John Steinbeck, che sarà insignito del Nobel per la letteratura nel 1962, risponde a una lettera del figlio Thomas cercando di aiutarlo a risolvere i suoi problemi di cuore, consigliandogli di assecondare l’amore che prova per la sua amata, Susan. Nella lettera, Steinbeck definisce l’amore come “la miglior cosa che ti possa capitare”.

Interessante è una lettera di Einstein del 1915 al giovanissimo figlio Hans Albert. Einstein invita il figlio a seguire le proprie passioni, e aggiunge: “È questo il modo più efficace di imparare: quando si fa una cosa con tale appagamento che non ci si rende conto del tempo che passa”.

Non mancano anche lettere più allegre come quelle di Theodore Roosevelt ai cinque figli, pubblicate nel volume Theodore Roosevelt’s letters to his children. Queste rivelano il lato tenero e gioviale del Nobel per la pace del 1906, in contrasto con l’immagine pubblica di Roosevelt austero, serio e rigoroso. Significativa è una lettera al più giovane dei suoi figli, Quentin: ricorrendo a figure onomatopeiche e a disegni di suo pugno, Roosevelt racconta al figlio di un buffo incontro con un coniglio e una tartaruga. Forse la stessa penna che ha collaborato alla stesura del trattato di Portsmouth, l’accordo che ha messo fine agli scontri tra Russia e Giappone agli inizi del 1900, si è anche dedicata con tanto amore a disegni così dolci.

Ma se attraverso le lettere private si possono scoprire aspetti inediti del carattere di una persona, Nobel compresi, occhio alle bufale. Una delle più eclatanti è del 2014: girava online una presunta lettera di Einstein alla figlia Lieserl, successivamente rivelatasi falsa. Anche perché da quel poco che gli storici sono riusciti a ricostruire, è molto probabile che la bambina sia morta da piccola, e che Einstein non l’abbia nemmeno conosciuta.

Credits immagine in evidenza: Theodore Roosevelt’s letters to his children