Bologna

Festival della Scienza Medica: Stoccolma a… Bologna

A “Bologna Medicina” riflettori puntati su quattro Nobel

Eric Kandel, Aaron Ciechanover, Bruce Beutler, Tim Hunt: quattro premi Nobel per la medicina hanno incontrato il pubblico italiano al Festival della Scienza Medica 2016, svoltosi a Bologna dal 19 al 22 maggio. Seduti in platea anche gli studenti del Master SGP La Scienza nella Pratica Giornalistica dell’Università di Roma Sapienza.

Le lectio magistralis dei quattro Nobel hanno attratto migliaia di persone in un entusiasmante excursus attraverso le loro più grandi conquiste scientifiche, dai meccanismi cellulari, molecolari e genetici alla base della memoria recente e passata e della proliferazione cellulare agli studi per lo sviluppo della medicina personalizzata, fino alle scoperte sulle linee di difesa del nostro sistema immunitario. E durante e a margine delle letture, i premiati di Stoccolma hanno anche concesso alla stampa considerazioni su alcuni grandi temi di attualità legati alla scienza.

Bologna, 19/05/2016. FESTIVAL DELLA SCIENZA MEDICA. SALONE DEL PODESTÀ. Cerimonia inaugurale e saluto delle autorità, seguita da Lettura di un Nobel: Arte, mente e cervello dalla Grande Vienna ai nostri giorni. Eric Kandel. Introduce e coordina: Fabio Roversi Monaco. Foto Paolo Righi/Meridiana Immagini

Bologna, FESTIVAL DELLA SCIENZA MEDICA.
SALONE DEL PODESTÀ.
Cerimonia inaugurale e saluto delle autorità, seguita da Lettura di un Nobel: Arte, mente e cervello dalla Grande Vienna ai nostri giorni. Eric Kandel. Credits: Paolo Righi/Meridiana Immagini

Eric Kandel – “In tanti anni di esperienza ho lavorato con molti italiani, studenti con una preparazione scientifica davvero straordinaria, nella fisica, nella biologia. Malgrado la formazione davvero ottima, al loro rientro in Italia questi scienziati hanno avuto notevoli difficoltà nel trovare lavoro”. Così Eric Richard Kandel, premio Nobel per la medicina nel 2000, a margine della sua lettura pubblica Arte, mente e cervello dalla Grande Vienna ai nostri giorni che ha inaugurato il Festival bolognese. “In loro e in voi ritrovo un grande entusiasmo, ed è importante che ci sia questo slancio verso la scienza. Per me è davvero un onore essere qui e parlare a tanti giovani. Perché la scienza è fondamentale e bisogna che tutti comprendano che essa è qualcosa di comprensibile, qualcosa di godibile. Che è correlata all’arte, alla musica ed è parte integrante della nostra vita”. E ha aggiunto: “Prevedo enormi progressi nel futuro delle neuroscienze, poiché si dispone di una comprensione di alcuni meccanismi mai avuta prima, e sulla base di questo, saremo in grado di individuare terapie mirate tali da dar luogo, nei prossimi cento anni, all’età dell’oro delle neuroscienze”.

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Lettura di un Nobel: Arte, mente e cervello dalla Grande Vienna ai nostri giorni. Eric Kandel. Credits: Paolo Righi/Meridiana Immagini

Aaron Ciechanover – “La medicina del futuro sarà sempre più quella del caso per caso“, ha affermato Aaron Ciechanover, premio Nobel per la chimica nel 2004, nel corso della sessione La rivoluzione della medicina personalizzata: cureremo le malattie, ma a quale prezzo?

“Non ci saranno più grandi malattie, ma molte malattie, ossia tanti tipi di cancro da trattare in modo assolutamente specifico. Siamo nell’era della medicina personalizzata”. E ha proseguito: “Eppure purtroppo non tutti i paesi riusciranno a dotarsi delle nuove terapie. Già oggi, infatti, la medicina è costosa e non è equa ovunque”. E, a proposito delle differenze fra regimi privati e regimi universalistici: “Penso che il sistema americano non vada bene, non garantendo la salute per tutti. Non conosco nel dettaglio il sistema di tutti i paesi europei, ma so che in generale i vostri sono più socialisti, più improntati ad aiutare tutti. Si investe forse meno, ma si raccoglie di più”. E ha concluso: “Ritengo che sicurezza, salute ed educazione debbano essere nella mani dei governi. Il governo deve curare, deve istruire, deve offrire sicurezza. Può appoggiarsi su risorse esterne, ma è tenuto a garantire questi servizi a tutti”.

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La rivoluzione della medicina personalizzata: cureremo le malattie, ma a quale prezzo? Aaron Ciechanover. Credits: Paolo Righi/Meridiana Immagini

Tim Hunt – “So che oggi la direzione prediletta dalla clinica è quella di rallentare in tanti modi il cancro e cronicizzarlo a uno stato compatibile con un’accettabile qualità di vita, ma io sono della vecchia scuola: il cancro va eradicato”. Così il biochimico britannico e Nobel per la medicina nel 2001 nel corso della sessione Interruttori e chiavistelli: controllo e crescita delle cellule normali e patologiche. “Ogni organo è composto da cellule che muoiono e vengono sostituite continuamente. Il rinnovamento cellulare è il processo che ci consente di riparare danni e ripristinare la funzionalità dell’organismo, ma è anche lo stesso processo che, se dimentica le regole, può dare origine a un tumore. Eppure quando la proliferazione cellulare sfugge all’ordine, fortunatamente non sempre ci ammaliamo”, ha spiegato Hunt. “Siamo dotati di un sistema immunitario che, abile a riconoscere le cellule mutate, ordina loro di suicidarsi: la morte cellulare programmata – l’apoptosi – è un meccanismo che serve a salvarci. Quando, invece, qualcosa sfugge al controllo, le cellule possono organizzarsi in un tumore. Attraverso l’inibizione di particolari proteine, le cosiddette cicline, siamo stati in grado di raggiungere ottimi risultati nella regressione delle malattie oncologiche e dunque, sempre più confortato dai risultati clinici, ho iniziato a tracciare un percorso controcorrente e posso affermare che il cancro non va tenuto a bada ma eradicato. È a questo obiettivo che oggi la ricerca ora dovrebbe puntare”, ha concluso.

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Interruttori e chiavistelli: controllo e crescita delle cellule normali e patologiche. Tim Hunt. Credits: Paolo Righi/Meridiana Immagini

Bruce Beutler – “Occasioni come il Festival della Scienza medica, dove scienziati e medici incontrano un pubblico ben al di là di quello degli specialisti, sono molto importanti. E il coinvolgimento del pubblico è una priorità per me”. Così l’immunologo statunitense Bruce Beutler, premiato nel 2011 dall’accademia di Svezia, a margine della lettura La scoperta dei geni responsabili della immunità: la genetica al servizio della salute.

“La genetica ci rende quello che siamo e molto spesso le mutazioni ci rendono poco sani. Ma in ogni caso la genetica è determinante per la nostra qualità di vita. Abbiamo visto come sia stato possibile riuscire negli ultimi anni attraverso le mutazioni a individuare i cambiamenti anche a livello dello stato fisico. In futuro sarà sempre più facile e certamente più veloce determinare i ruoli dei tanti geni e approfondire la cosiddetta mutagenesi, che riserva ancora molti misteri a livello scientifico”. E ha aggiunto: “In prospettiva, una volta individuati, questi geni potranno essere rappresentati come componenti di un macchinario. Bisognerà poi stabilire come lavorano insieme e come funziona il sistema immunitario o ogni altro processo biologico”.

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La scoperta dei geni responsabili della immunità: la genetica al servizio della salute. Bruce Beutler. Foto Rosanna Flammia

 

Infine, in esclusiva agli studenti del Master SGP La Scienza nella Pratica Giornalistica dell’Università di Roma Sapienza, Beutler ha concesso una considerazione sul ruolo della comunicazione della scienza oggi: “Come ho detto, il coinvolgimento del pubblico è una priorità per me e per il mio team del Beutler Lab. Il ruolo dei comunicatori della scienza è oggi strategico e fondamentale la responsabilità di trasferire correttamente i messaggi della scienza. Ritengo dunque che la preparazione, l’etica e la correttezza di chi scrive siano essenziali”.

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La scoperta dei geni responsabili della immunità: la genetica al servizio della salute. Bruce Beutler. Credits: Foto Paolo Righi/Meridiana Immagini