Fegato

Una nuova terapia contro il tumore al fegato

Una cura a base di microparticelle potrebbe rivoluzionare la terapia antitumorale e rivelarsi meno invasiva della chemioterapia

Una ricerca americana propone un nuovo sistema per trattare il tumore al fegato. Si tratta di una cura sperimentale che utilizza i trasportatori del colesterolo Ldl per trattare le cellule tumorali, senza intaccare quelle sane. In questo modo introduce anche un’alternativa a trattamenti invasivi, come la chemio. La nuova terapia è il frutto del lavoro di alcuni ricercatori dell’università UT Southwestern Medical Center di Dallas, pubblicato lo scorso 8 febbraio sulla rivista Gastroenterology.

Come tutte le cellule del nostro organismo, le cellule tumorali utilizzano le proteine di trasporto Ldl per introdurre all’interno della cellula il colesterolo, ma ne impiegano quantità maggiori rispetto a quelle sane soprattutto durante le fasi di crescita. Infatti il colesterolo serve soprattutto a stabilizzare le membrane e, quando poi si ha lo sviluppo e la diffusione delle metastasi, il tumore ne richiede ancora di più.
La presente osservazione è stata cruciale per il lavoro di Ian Corbin e il suo gruppo, che hanno pensato di poterla sfruttare per permettere l’ingresso del Dha o acido docosaesanoico. Questa molecola è contenuta nell’olio di pesce e nelle alghe e appartiene alla categoria degli acidi grassi Omega 3, finora conosciuti solo per il loro ruolo nella prevenzione di molte forme di tumori. Tuttavia la novità della ricerca è aver testato il loro potenziale ruolo curativo. Per la prima volta, infatti, i ricercatori hanno trattato un tumore in fase di crescita con gli Omega 3 e ne hanno constatato la riduzione della massa e la morte dell’ottanta per cento delle cellule tumorali.

Per consentire l’ingresso degli Omega 3 nella cellula, Corbin ha prodotto in laboratorio delle microparticelle formate da Ldl-Dha, dal diametro compreso indicativamente tra 2 e 200 nanometri, dette appunto nanoparticelle.
Al lavoro di sperimentazione hanno preso parte anche due premi Nobel: Micheal S. Brown e Joseph Goldstein, premiati nel 1985 per le loro scoperte sulla regolazione del metabolismo del colesterolo. In fase di sperimentazione, i due Nobel modificarono la molecola di colesterolo legata ai trasportatori Ldl per capire il funzionamento dei recettori che ne permettono l’ingresso nella cellula.
Corbin e la sua equipe hanno usato lo stesso metodo per creare le nanoparticelle Ldl-Dha e permettere così il trattamento diretto del tumore con gli acidi grassi Omega 3. Le nanoparticelle sono state poi sperimentate nei ratti con carcinoma epatocellulare, mediante iniezione nelle arterie che trasportano sangue al fegato.

Ian Corbin durante i suoi esperimenti Credits immagine: sciencedaily.com

Ian Corbin durante i suoi esperimenti
Credits immagine: sciencedaily.com

Il risultato dell’esperimento ha portato alla morte delle cellule epatiche tumorali. Infatti, i ratti trattati con nanoparticelle mostravano una riduzione delle cellule tumorali e una diminuzione dell’irrorazione della massa tumorale, rispetto ai ratti di controllo trattati solo con Ldl, che non trasportava il Dha.

Ian Corbin ha commentato i suoi esperimenti, gettando le basi per un futuro di alternative terapeutiche del cancro:
«Questa ricerca dimostra chiaramente il potenziale anticancro degli acidi grassi Omega tre e offre una via sicura per trattare le cellule epatiche tumorali e possibilmente altre cellule».