Cimitero Nobel

Là dove riposano i Nobel

Visita al cimitero di Gottinga, la città universitaria tedesca per eccellenza. E agli illustri personaggi che vi sono sepolti

Non sono molti i tedeschi che ritengono la Bassa Sassonia uno degli angoli più belli di Germania. Il cielo è spesso grigio e un vento rancoroso soffia quasi senza tregua. Tuttavia, di una cosa la Bassa Sassonia può vantarsi al punto da guardare il resto del paese con aria di superiorità. Ai confini meridionali del Land sorgono, infatti, la città di Gottinga e la sua prestigiosa università, da tre secoli casa dell’eccellenza accademica tedesca. Un centro culturale con pochi rivali, al punto che ben quarantaquattro tra professori, studenti e collaboratori dell’ateno sono stati insigniti del premio Nobel. Affetto stretto, quindi, quello tra i Nobel e Gottinga. E che per alcuni di essi, i cui resti riposano nel cimitero della città, continua tutt’oggi, a decenni dalla loro scomparsa.

L’università di Gottinga fu fondata nel 1737, distinguendosi da subito per la sua libertà accademica e vivacità intellettuale. La lista di alunni celebri è fittissima, con personalità del calibro di Metternich, von Humboldt, Schopenhauer, Heine, Koch e Bismarck. Qui i fratelli Grimm, professori presso l’ateneo, redassero il primo dizionario di tedesco della storia. La facoltà dalla tradizione più forte è quella di giurisprudenza, ma anche nel campo delle scienze naturali l’università ha offerto contributi fondamentali. Non sorprende, quindi, l’elevato numero di scienziati che, nel corso dei secoli, si sono trasferiti a Gottinga per condurre le loro ricerche. E che, in alcuni casi, vi sono rimasti anche dopo la fine dei loro giorni.

Conscia del prestigio raggiunto grazie ai tanti intellettuali che l’hanno frequentata, la città di Gottinga custodisce i resti di molti di loro nel cimitero cittadino, a pochi chilometri dal centro. E tra questi fioccano i premi Nobel.

Lapide di Max Born, premio Nobel per la fisica per i suoi contributi allo sviluppo della meccanica quantistica. Credits: via scienceblogs.de

Lungo i sentieri del cimitero si incontrano le tombe di ben otto premiati a Stoccolma. Tre sono per la fisica: si tratta di Max Born e Max Planck, due dei massimi sviluppatori della meccanica quantistica, e Max von Laue, scopritore della diffrazione dei raggi X da parte dei cristalli. A far loro compagnia ci pensano cinque Nobel per la chimica: Otto Hahn, scopritore della fissione dell’uranio e del torio, Walther Nernst, autore di importanti contributi alla termodinamica, Otto Wallach, insignito per le sue ricerche sui composti aliciclici, Adolf Windaus, che investigò le proprietà degli steroli, e Richard Zsigmondy, studioso dei colloidi.

Il cimitero di Gottinga non è, ovviamente, un’esclusiva dei premi Nobel. Circa quarantamila “comuni mortali” condividono con loro i trentasei ettari della struttura. Anche se, come accennato, non tutti i mortali lì sepolti sono poi così comuni. Capita, infatti, di incontrare le lapidi di personalità come David Hilbert, uno dei più influenti matematici del suo tempo, Wilhelm Weber, autore di fondamentali studi nel campo del magnetismo, o Karl Schwarzschild, che, mentre combatteva sul fronte orientale durante la prima guerra mondiale, trovò il tempo per diventare il primo a descrivere gli effetti sullo spaziotempo dovuti a un buco nero.

Gottinga si adopera molto per celebrare la memoria dei Nobel che riposano nel suo cimitero. Nel 2006, in occasione dei centoventicinque anni dall’inaugurazione della struttura, la città ha eretto un monumento in loro onore. L’opera ha la forma di un eptadecagono, ossia un poligono di diciassette lati. La scelta dell’inusuale figura fu dettata da una ragione particolare. Il primo a sviluppare il metodo per disegnare un eptadecagono con riga e compasso fu, all’età di diciannove anni, Karl Friedrich Gauss, forse il più grande matematico di tutti i tempi. E, anche lui, uno dei giganti che, con la sua scienza, si è indissolubilmente legato alla piccola cittadina ai confini meridionali della Bassa Sassonia.

Già, Gauss. Pure lui ha trovato sepoltura a Gottinga. Ma non, come si potrebbe pensare, nel cimitero cittadino, insieme ai premi Nobel, bensì in un altro, a circa quattro chilometri di distanza. Strano? No, dato che morì una trentina d’anni prima dell’inaugurazione del cimitero cittadino. Poi si sa, tra fisici e matematici spesso non corre buon sangue. E a volte preferiscono guardarsi a distanza. Anche da morti.

Immagine in evidenza: via scienceblogs.de