Pauli

Wolfgang Pauli, dal principio di esclusione all’unione fra materia e psiche

Geniale e irriverente, Wolfgang Pauli è stato una delle menti più influenti del Novecento contribuendo in maniera determinante alla definizione delle più avanzate teorie della fisica moderna e alla ricerca di una via di contatto fra mente e materia

Nella prima metà del Novecento il mondo ha assistito alle più grandi rivoluzioni della fisica dai tempi di Newton. Einstein con la teoria della relatività e Bohr con la meccanica quantistica hanno infatti cancellato in pochi decenni non solo le certezze create dal determinismo della teoria di Newton, ma anche le verità filosofiche dell’illuminismo tedesco. In ambedue le rivoluzioni della fisica, Wolfgang Pauli ha avuto un ruolo centrale

Nato nel 1900 a Vienna da una famiglia di origine ebraica, Wolfgang Ernst Pauli mostra una particolare predisposizione per gli studi scientifici. Dopo il liceo si trasferisce a Monaco e inizia la carriera di fisico sotto l’ala protettrice di Arnold Sommerfeld. La sua fama di fisico cresce rapidamente e nel 1924, come docente all’Università di Amburgo, enuncia il Principio di esclusione che gli fruttò il Nobel nel 1945. Questo Principio stabilisce in particolare che due elettroni di un atomo non possono occupare simultaneamente lo stesso stato quantico.

Wolfgang Pauli, Werner Heisenberg ed Enrico Fermi al lago di Como durante la Conferenza Internazionale di Fisica del 1927

Nel 1930 giunge ad un’altra tappa fondamentale della sua carriera. Pauli propone l’esistenza di una particella priva di massa e di carica per salvare il principio di conservazione dell’energia nel decadimento radioattivo. Questa particella sarà poi chiamata da Enrico Fermi neutrino e darà vita a un settore della fisica fondamentale per lo studio del cosmo e delle sue dinamiche.

Introdotto alla filosofia, come alla fisica, dal padrino Ernst Mach, Pauli è in quegli anni sostenitore del positivismo e in particolare della versione logicista introdotta da Moritz SchlickTuttavia gli risulta sin da subito chiaro che le rivoluzioni scientifiche a cui egli aveva contribuito, connesse con quelle filosofiche già in atto da un secolo, portavano alla necessità di una revisione concettuale della visione che l’uomo ha della realtà ben più ampia.

Sarà nella psicanalisi che Pauli, chiamato non a caso “la coscienza della fisica” dai colleghi, troverà la strada per cercare di superare la contrapposizione fra materia e psiche.

Da sinistra in basso: Sigmund Freud, Stanley Hall, Carl Gustav Jung. In alto da sinistra: Abraham Brill, Ernest Jones, Sandor Ferenczi

L’occasione che portò Pauli a contatto con la psicanalisi fu l’incontro con Carl Gustav Jung. Questo incontro affonda le sue radici in un profondo malessere interiore iniziato nel 1927 con il suicidio della tanto amata madre. Caduto in una forte depressione e nella dipendenza dall’alcool, nel gennaio 1932 viene spinto dal padre ad incontrare Jung. Quello fu l’inizio di un rapporto che durò fino a poco prima la morte di Pauli.

Al di là delle sedute psicanalitiche però, Jung e Pauli condividono un profondo interesse per le idee di Immanuel Kant. Dalle discussioni di filosofia si passa a quelle di fisica e di psicanalisi. Le analogie fra la “nuova” fisica e la psicanalisi divennero presto chiare a entrambi. Pauli scriveva per esempio che la complementarietà in fisica presenta una profonda analogia con la dualità fra “coscienza” e “inconscio” in psicologia, in quanto ogni “osservazione” di contenuti inconsci comporta una ripercussione essenzialmente indeterminabile sulla coscienza. Jung viceversa riteneva che nella fisica si potesse trovare una spiegazione al suo concetto di sincronicità, che aveva nella acausalità di due eventi il proprio nucleo. Le idee scaturite dalla loro collaborazione pluriennale si concretizzarono successivamente in due libri pubblicati a breve distanza l’uno dall’altro e che ad oggi rappresentano uno dei migliori esempi di contaminazione fra psicologia e fisica.

Al di là della rivoluzione concettuale da essi avviata, l’insegnamento di maggior valore derivante dalla collaborazione di queste due grandi menti è il tentativo di superare le barriere delle singole discipline in una ricerca transdisciplinare. I prossimi decenni saranno per l’appunto gli anni in cui la transdisciplinarietà diverrà una necessità metodologica per il raggiungimento di verità concettuali complesse.