Lise Meitner, uno scheletro ingombrante nell’armadio del Nobel

Lise Meitner, uno scheletro ingombrante nell’armadio del Nobel

L’incredibile vicenda di Lise Meitner, la scienziata austriaca ripetutamente ignorata dal Nobel nonostante il suo contributo essenziale ai fondamenti della fisica nucleare

Un recente articolo apparso su National Geographic illustra i risultati di un’analisi statistica condotta sui dati provenienti dall’archivio della Fondazione Nobel relativi a 115 anni di storia del premio. Le sorprese non mancano. Prima fra tutte l’enorme divario tra uomini e donne nel numero di laureati (solo 48 donne su 801 premiati tra il 1901 e il 2016), dal quale emerge la vicenda unica di Lise Meitner, nominata 48 volte tra il 1924 e il 1965 e mai insignita del riconoscimento.

Nei 42 anni che passano tra la prima e l’ultima candidatura Lise Meitner venne proposta per 48 volte (29 per la fisica e 19 per la chimica) in 25 anni diversi senza mai vedersi assegnato il premio. E dire che non le mancavano certo gli sponsor “eccellenti”, tra cui Werner Heisenberg, Niels Bohr e, soprattutto, Max Planck, Nobel per la fisica nel 1918, che per ben sette volte nominò la scienziata austriaca, convinto del suo indiscutibile contributo allo sviluppo delle basi teoriche della fisica moderna.

Lise Meitner insieme a Otto Hahn in laboratorio (1913)

Lise Meitner nasce a Vienna nel 1878. Brillante studentessa già da bambina, può studiare solo privatamente perché a quel tempo nella capitale austriaca l’accesso all’università è precluso alle donne. Nel 1906 è la seconda donna ad ottenere il dottorato in fisica che le permette di iniziare a collaborare con Max Planck e, soprattutto, Otto Hahn all’Università di Berlino. Anche qui le donne hanno forti restrizioni all’accesso delle donne alla carriera scientifica e Meitner dovrà aspettare il 1913 per vedersi riconosciuto uno stipendio. In quel periodo lavora come assistente di Hahn alla ricerca di isotopi di vari elementi radioattivi, scoprendo tra l’altro il protoattinio.

Essendo ebrea, seppur convertita al protestantesimo, nel 1933 il regime nazista le ritira il permesso all’insegnamento conseguito nel decennio precedente e, a seguito dell’Anschluss (l’annessione dell’Austria alla Germania nazista), nel 1938 la scienziata è costretta a lasciare il suo laboratorio e rifugiarsi in Svezia dove continuerà le proprie ricerche presso l’Istituto Nobel fino al 1946. Verso la fine degli anni ’30, Meitner scrive alcuni fondamentali lavori che pongono le basi per lo sviluppo della fissione nucleare. Il nipote Otto Frisch, giovane fisico nucleare rifugiatosi a Copenaghen presso l’Istituto diretto da Niels Bohr, racconta che nell’inverno del 1938, mentre passeggiavano sulla neve nei boschi della Svezia meridionale, Lise Meitner si arrestò all’improvviso, si sedette su un tronco caduto a terra, estrasse la matita e calcolò l’energia liberata dalla fissione del nucleo di uranio bombardato da neutroni. L’articolo viene pubblicato sulla rivista Nature il febbraio successivo.

Lise Meitner (Archivi Max Planck Society)

Pacifista convinta, nel 1943 Lise Meitner rifiutò con sdegno la proposta di Robert Oppenheimer di aderire al progetto Manatthan e critica i colleghi che avevano partecipato all’analogo progetto tedesco. Tra questi Otto Hahn, peraltro anch’egli su posizioni antinaziste e pacifiste, al quale, in privato, rivolge un aspro rimprovero: “Avete lavorato tutti quanti per la Germania nazista, per placarvi la coscienza avete aiutato qua e là un perseguitato, ma avete lasciato che milioni di esseri umani fossero assassinati senza la minima protesta”.

Ritiratasi dalla ricerca scientifica nel 1954, Lise Meitner trascorre gli ultimi anni della sua vita a Cambridge coltivando ininterrottamente l’affettuoso rapporto epistolare con Otto Hahn fino alla morte, avvenuta nel 1968.

L’ingiustizia della mancata attribuzione del Nobel è stata in parte riparata con l’intitolazione alla scienziata austriaca di un nuovo elemento della tavola periodica, il meitnerio (Mt).  Ma anche questo riconoscimento rischiò di sfumare a causa di una controversia tra russi e statunitensi che, posticipò di quindici anni la ratifica ufficiale del nome, avvenuta solo nel 1997 con l’abbandono del nome provvisorio (unnilennio).