The_interpretation_of_radium_and_the_structure_of_the_atom_(1922)

Frederick Soddy, il chimico che parlava di civiltà scientifica

La storia di Frederick Soddy, scienziato di principi forti e opinioni ostinate, amichevole con gli studenti e spinoso con i colleghi

Ma ciò che è peccato per il moralista e il crimine per il giurista così per l’uomo scientifico è l’ignoranza”. Probabilmente, nel 1898, appena laureato in chimica all’università di Oxford, Frederick Soddy, figlio di un commerciante londinese di mais, non sapeva che tipo di scienziato sarebbe stato. Lo aveva capito quando pronunciò queste parole nel 1922, nel discorso di ringraziamento per il premio Nobel ottenuto l’anno precedente, “per il suo contributo alla conoscenza della chimica delle sostanze radioattive, e per i suoi studi sulle origini e la natura degli isotopi”.

Frederick Soddy, Nobel Prize in Chemistry (1921). Wikimedia Commons

Classe 1877, Soddy aveva voluto diventare scienziato fin da giovane, anche grazie al suggerimento di continuare gli studi in chimica del suo insegnante di scienze a scuola; così, in Canada, cominciava il nuovo secolo e la sua vita con Sir Ernest Rutherford. Insieme hanno spiegato la disintegrazione atomica, una “trasmutazione” (termine mutuato dal gergo dell’alchimia medievale) di elementi radioattivi in nuovi elementi. Rientrato a Londra con Sir William Ramsay, otteneva la prima prova sperimentale che dal decadimento radioattivo del radio si generava elio.

Dal 1904 al 1914 insegnò e fece ricerca all’università di Glasgow come docente di chimica e radioattività, scoprendo la legge dello spostamento radioattivo (1911) e presentando in una lettera a Nature del 4 dicembre 1913 i cosiddetti isotopi, atomi di uno stesso elemento chimico con diverso numero di massa. Il nome sembra gli sia stato suggerito, durante un party, da Margaret Todd, sua lontana cugina, medico, scrittrice e suffragetta, la quale riteneva fondamentale un nome greco per ogni nuova scoperta (ἴσος, stesso, e τόπος, posto).

Plaque to Frederick Soddy. © Copyright Anne Burgess and licensed for reuse under this Creative Commons Licence.

Intanto, nel 1908, aveva conosciuto e sposato Winifred Beilby. Soddy considerava il loro matrimonio il suo miglior successo: lei si era appassionata al suo lavoro e lo aiutava nelle ricerche con gli isotopi, e lui la appoggiava nelle sue campagne per i diritti delle donne. Non hanno avuto figli ed è rimasto vedovo nel 1936; talmente provato dalla perdita, abbandonava la vita universitaria, nello stesso anno.

Tra il 1914 e il 1919 aveva passato un breve periodo all’università di Aberdeen, per poi trasferirsi a Oxford dal 1919. Qui aveva lasciato la chimica e cominciato a occuparsi dei rapporti tra scienza e società. Soddy aveva compreso l’importanza dell’energia nucleare e le possibili conseguenze di un suo uso sconsiderato, tanto da ritenerla “una benedizione quanto una maledizione” per la società. Spinto da un profondo senso morale, era convinto che gli scienziati non potessero ritenersi innocenti per l’uso che si faceva del loro lavoro, ma che dovessero indicarne lo scopo. E purtroppo le due guerre mondiali e lo scoppio della bomba atomica rafforzarono queste sue idee.

By Johann Dréo
Wikimedia Commons.

Riteneva, inoltre, che la scienza dovesse essere affiancata da una buona economia. Quindi aveva cominciato a studiarla e aveva chiamato in causa la termodinamica, paragonando l’economia a una macchina che non può generare ricchezza infinita, che ha bisogno di energia dall’esterno e che, ritenendo limitate le risorse della Terra, sarebbe andata incontro a dei limiti. Ne ha scritto, proponendo soluzioni all’epoca giudicate inattuabili; alcune, oggi, sono pratica convenzionale. Era diventato impopolare nella comunità scientifica e tra gli economisti e soffrì fino alla sua morte di questa poca considerazione; ora lo si riconosce come un precursore dell’analisi dei problemi ambientali, un pioniere dell’economia ecologica e della teoria dello sviluppo sostenibile.

Fritz Paneth, chimico britannico di origine austriaca, disse che “era dotato in molti modi, forse in troppi modi” e i riconoscimenti ricevuti lo provano: membro della Royal Society dal 1910 e delle Accademie di scienze russa, svedese e italiana, nel 1951 ha ricevuto la medaglia Albert e nel 1981, la Svezia lo ha onorato con un francobollo insieme ad Albert Einstein e Anatole France (Nobel nel suo stesso anno per fisica e letteratura).

Alla sua morte, nel 1956, dispose che i suoi averi servissero per istituire un fondo fiduciario e ancora oggi i Frederick Soddy Awards forniscono finanziamenti per studi sulla vita sociale, economica e culturale di una regione, ovunque nel mondo. Sua eredità, oltre gli studi di chimica ed economia, è il messaggio sull’importanza di un approccio trasversale al reale poiché è nella “terra di confine” tra ambiti diversi, che si trova il terreno per “fruttuose scoperte”.

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