Coltelli

No, i coltelli fatti di feci umane non tagliano

I ricercatori del dipartimento di antropologia dell’Università del Kent e del dipartimento di archeologia del museo di storia naturale di Cleveland smentiscono una credenza popolare che lega gli inuit ai coltelli fatti di feci. È loro l’IgNobel 2020 per la categoria Scienza dei materiali

Se vi state domandando se dei coltelli in feci congelate possano sostituire quelli in acciaio inox per resistenza ed efficienza di taglio, la risposta è no. A scoprirlo sono stati due gruppi di studiosi americani, per nulla persuasi dalla leggenda inuit che ha per protagonisti un uomo e la sua intima invenzione.

Il racconto in questione è una storia di rivalsa prima ancora che di ingegneria, permeata nella letteratura accademica e nella cultura popolare, e riportata dallo scrittore Wade Davis nel suo Shadows in the Sun: Travels to Landscapes of Spirit and Desire (1998). Narra di un vecchio inuit che si era rifiutato di trasferirsi in un insediamento abitato, così, pur di fargli cambiare idea, i familiari gli avevano portato via tutti i suoi strumenti, costringendolo a resistere nella natura selvaggia nel pieno inverno artico. L’uomo non si è dato per vinto, così ha fabbricato un coltello con le sue stesse mani a partire dai suoi stessi escrementi congelati. Dopo aver affilato il nuovo arnese con la saliva, l’anziano inventore ha poi ucciso e scuoiato un cane, riuscendo così a sostentarsi.

Questa suggestiva storia è risultata però inverosimile ai ricercatori del dipartimento di antropologia dell’Università del Kent e del dipartimento di archeologia del museo di storia naturale di Cleveland, al punto da dedicarci uno studio sperimentale: un’indagine talmente bizzarra che è valsa loro il premio IgNobel 2020 per la categoria Scienza dei materiali.

Gli studiosi hanno prodotto e utilizzato i propri esemplari di “coltelli fecali” simulando le condizioni climatiche tipiche del polo Nord, e non solo. Il primo autore dello studio nonché donatore di feci Metin I. Eren ha seguito una dieta ricca in proteine e grassi per otto giorni, sempre allo scopo di ricreare fedelmente le condizioni in cui è stato prodotto il fantomatico arnese organico. Le feci sono state raccolte dal quarto giorno in poi, modellate in coltelli sia a mano sia con stampi in ceramica, e conservati a -20°C. I ricercatori si sono poi procurati pelle di maiale, muscoli e tendini che hanno conservato a bassissime temperature fino all’inizio degli esperimenti.

Nonostante il rigore scientifico però, il test non è andato a buon fine: “I nostri risultati suggeriscono che i coltelli fabbricati con feci umane congelate non sono funzionali” riporta lo studio. I coltelli si scioglievano rapidamente a contatto con fonti di calore come le mani, nonostante l’uso dei guanti, e il bordo si è fuso a contatto con i vari materiali da tagliare.

A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che non è stata usata la saliva per affilare i coltelli, come la ricetta originale prevede. Che sia questo l’ingrediente segreto che ha fatto fallire l’esperimento?

Chi lo sa. Di certo si può affermare che la narrativa sulla tecnica indigena e preistorica non difetta di fantasia.

Credits immagine: Unspash.com