Dal Sud Italia al Nord Europa, il precursore della moderna chirurgia

Dal Sud Italia al Nord Europa, il precursore della moderna chirurgia

Ego Brunus gente Calaber patria Longoburgensis                                                                          

di Ambra Scaglione, Francesco Greco

Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. La selezione coinvolgera’ una giuria di esperti e una popolare. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.

Bruno da Longobucco, calabrese dotto e intraprendente, fu uno dei più grandi medici chirurghi del Medioevo. Longobucco (Cs), ridente cittadina ai piedi dell’altopiano silano nella florida Calabria, diede i natali, nel lontano 1200 circa, ad un medico alchimista il cui nome corrisponde al nostro personaggio. Anche se poco conosciuto, gettò le basi della conoscenza della chirurgia moderna soprattutto attraverso i manuali “Chirurgia Magna” e “Chirurgia Parva o Minor” e tramite molti altri codici scritti in precedenza da Democède di Crotone e Filistione di Locri.

L’appartenenza a una famiglia benestante gli permise di intraprendere gli studi medici presso la scuola di Salerno dove, oltre che alle fondamentali nozioni mediche, approfondì lo studiò delle dottrine arabe, greche e latine. Qui conobbe e si confrontò con altri importanti chirurghi del tempo quali Guglielmo di Saliceto e Lanfranco da Milano.

Terminato il percorso degli studi, si trasferì a Padova, dove contribuì alla fondazione, nel 1222, dell’Università e ne diventò uno dei primi insegnanti in campo chirurgico. Il suo insegnamento si basava su un principio: “Il compito dei chirurghi è quello di operare in tre casi: congiungere le cose separate, separare quelle congiunte contro natura ed eliminare il superfluo”.

La sua opera maggiore è la Chirurgia Magna che contiene indicazioni mediche e deontologiche. Tali indicazioni, apprese durante il periodo universitario, appartengono alle dottrine arabe, altre, invece, sono state ideate dallo stesso Bruno. Quest’opera è stata un preciso riferimento e una guida per Guglielmo da Saliceto e Lanfranco da Milano.

All’inizio dell’opera Bruno fornisce una definizione di chirurgia e delinea le caratteristiche del chirurgo ideale. Delinea la chirurgia come la sorella minore della medicina, considerata una nobile arte per la quale occorrevano buone conoscenze dei classici latini e greci. La chirurgia, invece, era spesso affidata a “ignoranti praticoni” proprio perché si pensava fosse legata più alla pratica che alla teoria: è grazie a Bruno che le due scienze si avvicinano completandosi.

 Parlando poi del chirurgo ideale,  sottolineò che tale è colui che deve essere in grado di individuare le cause delle malattie per trovare una cura e, caratterialmente, non deve agire né in modo temerario e né audace, ma deve operare con intelligenza e attenzione, con scienza e coscienza.

Nel suo trattato analizza tipologie di intervento già in uso all’epoca e ne introduce di nuove. Per esempio parla del drenaggio dei liquidi attraverso l’aspirazione con una puntura; propone nuove tecniche di sutura con l’aiuto di fili di seta e cotone e afferma poi che in ogni ferita è necessario prima fermare l’emorragia e poi lasciarla asciugare per evitare la formazione di pus. In questo Bruno contraddice i migliori medici del tempo, come a esempio Galeno, il quale affermava che il pus non fosse dannoso e che quindi non andava eliminato.

Per quanto riguarda le tecniche di operazione, il chirurgo calabrese utilizzava metodi estremamente naturali “carpiti” dalla tradizione e dall’osservazione delle donne della sua terra natìa, ad esempio le piccole ferite venivano fasciate con bende imbevute di vino bollito che si sarebbe poi seccato sulla pelle. Si dedicò con successo anche nell’intervento alla cataratta, ancora oggi diffuso e delicato. Successivamente si disinfettava l’occhio con un misto di sale, cenere ed acqua.

Attribuì alle cellule cancerogene la forma di un cece o di una fava, che poi diventando sempre più grande si circondava di vene di colore scuro.

Oltre a questi interventi Bruno fornì anche suggerimenti per curare le ustioni, il mal di denti, il mal d’orecchie e le emorragie.

Ma l’importanza del ruolo svolto da Bruno da Longobucco nella storia della medicina è testimoniata soprattutto dalla grande quantità di copie prodotte del suo capolavoro e dalle tante richieste di traduzione nelle lingue allora definite volgari, quali l’italiano, il francese e il tedesco.

L’opera giunse anche in Inghilterra, a Oxford, dove, per ordine del Vescovo Reed, rimase a disposizione di tutti gli studenti di medicina affinchè potessero leggerla.

Completata l’opera principale, Bruno si dedicò alla scrittura della sua opera minore, la “Chirurgia Parva o Minor”. Realizzata su richiesta di Lazzaro da Padova, è un’opera inedita suddivisa in tre codici conservati nelle biblioteche di Foligno, Wien e Yale. Questo per indicare il carattere internazionale del nostro autore. Il testo consta di appena 23 capitoli ed è stato scritto nel 1253.

Nel prologo della Chirurgia Parva Bruno manifesta affetto e stima per il suo maestro Lazzaro da Padova, inserendo anche il suo sapere e quello di altri medici antichi, quali Galeno e Damasceno, convinto che il sapere scientifico si tramandasse attraverso l’antica sapienza. Anche di quest’opera sono state richieste traduzioni in lingua italiana, ebraica, olandese e francese che l’hanno portata a diffondersi in tutta Europa.

In memoria di questo personaggio così illustre, l’amministrazione comunale di Longobucco (Cs) ha istituito un riconoscimento che promuove la riscoperta della storia, della cultura dei propri luoghi e del valore dei suoi grandi uomini, nostri corregionali, ancora poco conosciuti. Con questo premio vengono valorizzate le eccellenze in campo medico, scientifico, sociale e culturale.

Bruno da Longobucco non ha mai ottenuto grandi riconoscimenti soprattutto a causa del periodo in cui è vissuto, il Medioevo, che non ha dato modo di onorare la sua bravura e tramandarla nel tempo. Il compito di questo saggio è quello di far conoscere questo grande precursore della chirurgia moderna, degno e valido candidato al premio Nobel per il fondamentale contributo apportato alla chirurgia medica.