Hans Spemann, un capello e un uovo di tritone

Hans Spemann, un capello e un uovo di tritone

Hans Spemann non ebbe un diavolo per capello tra le mani, bensì quello della figlia neonata con il quale partirono una serie di esperimenti che dimostrarono il fenomeno dell’induzione embrionale. Per questo, il biologo tedesco vinse il premio Nobel per la medicina nel 1935

Nel 1903 iniziò uno dei programmi di ricerca più importanti dell’embriologia sperimentale del secolo scorso. Furono un capello di neonato e un uovo di tritone a portare Hans Spemann, biologo tedesco, alla scoperta di un processo chiamato induzione embrionale per cui parti dell’embrione erano in grado di dirigere lo sviluppo di gruppi di cellule nei tessuti e negli organi in cui avveniva il trapianto.

Subito dopo la fecondazione dell’uovo, Spemann utilizzò un capello della figlia neonata come laccio da stringere intorno allo zigote nel piano della prima divisione di segmentazione. Praticò una leggera strozzatura in modo che tutte le divisioni nucleari avvenissero solo da un lato della costrizione. Capitava spesso, però, che un nucleo passasse attraverso la strozzatura, dirigendosi verso la porzione vuota dell’uovo. A quel punto, dopo aver notato l’inizio del processo di segmentazione anche nell’altra metà, il biologo tedesco strinse il laccio fino a separare le due porzioni. Il risultato? Due larve gemelle, una leggermente più vecchia rispetto all’altra. Da questi esperimenti, Spemann concluse che i blastomeri (cellule embrionali) fossero capaci di dare origine a un intero organismo.

Eseguendo lo stesso esperimento, perpendicolarmente, il risultato fu totalmente diverso: una larva normale e un ammasso di cellule ventrali. Nel 1924, grazie all’aiuto fondamentale di Hilde Proescholdt, ci fu una svolta: Spemann scoprì l’esistenza di una regione embrionale che, se trapiantata in una parte non ancora differenziata di un secondo embrione, era in grado di indurne l’organizzazione. Proprio per l’effetto del “centro organizzatore” è stato insignito del premio Nobel per la medicina nel 1935.

Hans Spemann. Foto: nobelprize.org

Hans Spemann diventò una figura importante nel campo dell’embriologia e venne definito il padre della clonazione in quanto fu il primo a sviluppare l’idea del trasferimento di nucleo di una cellula somatica (Scnt, somatic cell nuclear transfer) in una cellula uovo privata del proprio nucleo. Data la scarsità dei mezzi all’epoca, quella di Spemann rimase solo un’idea, un sogno. Diciassette anni dopo, però, il genetista John B. Gurdon riuscì a concretizzare quell’intuizione apparentemente astratta, grazie anche ai due biologi Robert Briggs e Thomas Joseph King, effettuando esperimenti su anfibi. Nel 1996, i primi passi mossi da Hans Spemann hanno portato alla nascita del primo mammifero clonato con successo: la pecora Dolly.

Nato a Stoccarda nel 1869, Hans Spemann fu il figlio maggiore di Wilhelm Spemann, editore tedesco, e Lisinka Hoffman. Dopo aver studiato presso la Eberhard-Ludwig Schule nella città natia, lavorò per un anno presso la società editrice del padre e, successivamente, dopo il servizio militare, trovò lavoro come libraio ad Amburgo. Quel mondo, però, non gli apparteneva affatto e nel 1891 si iscrisse a medicina all’università di Heidelberg dove venne fortemente influenzato da Carl Gegenbaur, professore e anatomista tedesco.

Qualche anno dopo, la volontà di diventare un medico scemò sempre di più soprattutto dopo l’incontro con il biologo Gustav Wolff, che aveva iniziato esperimenti sullo sviluppo embriologico dei tritoni riguardanti la rigenerazione degli occhi. Spemann, quindi, decise di spostarsi all’università di Würzburg dove si laureò nel 1895 in scienze naturali per poi rimanere come docente di zoologia fino al 1908. Durante il periodo d’insegnamento universitario e di ricerca nei laboratori, raccolse e descrisse tutti i suoi studi nel libro Embryonic Development and Induction, pubblicato nel 1938, per poi spegnersi a Friburgo il 9 settembre 1941.

Immagine in evidenza: Wikimedia commons