Il lago di Ocrida come esempio di resilienza delle foreste

Il lago di Ocrida come esempio di resilienza delle foreste

Una ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences ha scoperto come il lago di Ocrida sia un’area di rifugio per le piante e gli alberi durante fasi climatiche sfavorevoli

di Jacopo De Luca

Può un lago insegnarci a conservare meglio la biodiversità facendo fronte al cambiamento climatico? La risposta a questa domanda la offre un gruppo di scienziati del Dipartimento di Biologia ambientale di Sapienza che ha studiato per molto tempo il lago di Ocrida: questa è la sua storia.

Il team di scienziati ha pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences una ricerca sulle numerose specie di piante che, nel corso di 1,36 milioni di anni, hanno trovato rifugio nei pressi del lago di Ocrida, un grande bacino d’acqua dolce situato al confine tra Albania e Macedonia del Nord. Questo lago sembrerebbe essere il più antico registro di reperti fossili lacustri d’Europa e ha rivelato numerosi dettagli su come le piante cerchino rifugio durante le fasi climatiche avverse. Prima di conoscere i risultati della scoperta, però, bisogna capire le caratteristiche di un lago che ha ospitato una ricchezza di biodiversità così abbondante.

Il lago di Ocrida è uno dei maggiori laghi della penisola balcanica ed è considerato uno dei più antichi della Terra. La sua origine risale a più di un milione di anni, il che ne fa il lago più antico d’Europa. Oltre all’incredibile ricchezza botanica, il lago ospita numerose specie di animali. Non a caso è il lago con il maggior numero di specie endemiche del mondo e proprio per questo è particolarmente interessato da azioni di conservazione. Per questo suo interesse naturalistico, è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1979.

Lo studio appena pubblicato ha ricostruito la storia della vegetazione sulla base dell’analisi dei pollini fossili raccolti sul fondo del lago, per rivelare così i cambiamenti nella composizione della vegetazione durante i cicli glaciali e interglaciali. Queste le scoperte degli autori: innanzitutto vi fu una prima fase in cui il lago vide una composizione significativamente ricca di specie di alberi relitti e poche specie erbacee; successivamente, circa 1,2 milioni di anni fa, invece, vi crebbero diverse piante erbacee in risposta ai cambiamenti nell’umidità e temperatura. Le variazioni successive nella ricchezza degli alberi sono state in gran parte determinate dall’ampiezza e dalla durata dei cicli di glaciali e interglaciali.

Lo studio del cambiamento della vegetazione in relazione alle modificazioni ambientali dovute ai periodi glaciali e interglaciali è stato fondamentale per arrivare a una conclusione: il bacino lacustre dell’Ocrida ha avuto una composizione floristica anomala per le condizioni glaciali e interglaciali in cui si trovava. In questi periodi era possibile trovare molte piante che erano scomparse da altre parti per via del clima poco favorevole. Questo dimostra che il bacino idrografico del Lago di Ocrida ha funzionato come un rifugio per le specie di alberi termofili e temperati che non avrebbero potuto sopravvivere altrove.

Studi simili sono fondamentali per l’impiego di nuove tecniche di conservazione. La conservazione e il ripristino delle foreste sono strumenti importanti per contrastare le minacce causate dalla frammentazione degli habitat e dal cambiamento climatico. Le foreste relitte, come quelle che è possibile trovare nei pressi del lago, possono essere conservate solo se comprendiamo la loro composizione e i passati cambiamenti climatici che hanno vissuto.

Immagine in evidenza: Liridon, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons