IL PALCOSCENICO DEL MONDO

IL PALCOSCENICO DEL MONDO

di Michelina Basile

Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. La selezione coinvolgera’ una giuria di esperti e una popolare. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.

“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”

Così il noto drammaturgo e poeta Luigi Pirandello esprime la sua concezione sull’esistenza, contraddistinta da una pluralità inestimabile di pensieri e opinioni. Poiché la realtà non è oggettiva o conoscibile scientificamente, il giudizio di noi stessi varia da molti e soggettivi punti di vista. La paura di non essere accettati per ciò che si è ci porta, come dice Pirandello, a mascherarci. Da sempre l’essere umano è apparso restio a rivelarsi, attribuendo a se stesso identità diverse per adagiarsi, delle vite parallele che portano alla frantumazione e alla spersonificaizone di sé. Tutto questo avviene per delle convenzioni sociali, tendiamo a voler interpretare il ruolo perfetto nella società per soddisfare i nostri bisogni di appartenenza a qualcosa, ma con questa sorta di spettacolarizzazione la nostra individualità viene cancellata. 

Ciò che vediamo degli altri non è realtà, ma apparenza. Conosciamo dunque le persone non per ciò che sono effettivamente, ma per ciò che vogliono far emergere di sé e farci percepire. E ancora il loro rivelarsi può essere parziale o del tutto diverso dalla loro realtà.
A distanza di circa cento anni, le considerazioni di Pirandello sembrano essere più attuali che mai. Egli aveva colto in pieno il tipo di relazioni che si instaurano tra i singoli enti e la collettività; il mondo tutt’oggi è un palcoscenico in cui gli individui assumono diverse sfaccettature di sé attraverso delle maschere, che variano in corrispondenza di determinate esigenze. 

Il nostro rapporto con la società è perciò conflittuale e dominato da una falsità reciproca. Ma cos’è che porta l’uomo a cancellare la sua individualità per recitare un ruolo sul palcoscenico del mondo? La risposta sta nella paura di essere emarginato, non accettato o giudicato. Nell’uomo è presente la tendenza ad essere se stesso e a manifestare l’autenticità del suo io, ma allo stesso tempo l’individuo nutre il sentimento di stare in società e di relazionarsi e i suoi timori lo portano ad auto-attribuirsi svariate conformità. Queste due esigenze sono senza dubbio opposte e quindi inevitabilmente una esclude l’altra. Questa “recita del mondo” il più delle volte ci è imposta dalla società stessa, che ci costringere ad assumere una forma, una maschera, un’identità sociale, ma facendo ciò diventiamo metafora di noi stessi e arriviamo a negare e/o falsificare la nostra vita. La discordanza tra vita e forma è un altro dei temi prevalenti nella poetica di Pirandello. La vita è una ma le forme che ognuno di noi va ad assumere sono molteplici e l’incapacità di fissarci in una forma definita ci rende nessuno: ciò è spiegato nel romanzo di Pirandello “Uno, Nessuno e Centomila”. 

La domanda che sorge spontanea a questo punto è: “chi siamo davvero?” 

La vita è un flusso, un costante divenire che porta a svariati cambiamenti. Il disagio dell’uomo dunque non deriva soltanto dallo scontro con la società, ma anche dall’incessante cambiamento della sua personalità. L’uomo non riesce a far chiarezza dentro di sé e a definire la propria personalità proprio perché l’inconscio umano è  costantemente sottoposto a innovazioni che non solo ci differenziano dagli altri ma che ci portano anche a evolvere noi stessi.

Quando l’individuo prende coscienza della propria esistenza non autentica sorge in lui un sentimento di ribellione dettato dall’evasione; l’infelicità è invece la conseguenza per chi continua a vivere in un stato di irrealtà. 
Non è possibile conoscere a fondo e in modo risoluto se stessi e gli altri, il senso dell’esistenza risiede perciò nell’ammettere ed accettare che il mondo sia dominato dalle molteplicità. 

In ognuno di noi sarà sempre presente una scissione tra ciò che si è e ciò che la società ci costringe ad essere, ma l’importante è non nascondersi. Si è convinti che non mostrandosi non si perda nulla, e invece rischiamo di cancellare la nostra singolarità, ciò che ci rende speciali e irripetibili. Cercando di rimanere veri, puri e sinceri a noi stessi e agli altri, l’obiettivo da porsi è quello di riuscire a ribaltare la prospettiva e abbattere stereotipi ed etichette che ci inducono ad avere delle aspettative nei confronti degli altri, aspettative che se non soddisfatte fanno subentrare in noi la delusione. La diversità è una ricchezza che molto spesso non si sa sfruttare e il diverso non è l’unico strano in un mondo di sani, ma l’unico vero in un mondo di maschere!