Ritratto in seppia di Otto Loewi con l'attrezzatura sperimentale

Otto Loewi e il sogno che dimostrò come parlano i neuroni

Nel 1936 Otto Loewi vinse il premio Nobel per la medicina per aver dimostrato la natura chimica della trasmissione nervosa. Fu grazie a un’intuizione notturna che arrivò ai risultati decisivi per la sua scoperta. Questa è la sua storia

20 aprile 1920, Graz (Austria) – Nel cuore della notte Otto Loewi, professore di farmacologia all’università locale, si sveglia. Un sogno lo ha destato. Lo annota sul primo foglietto sottomano, ci penserà l’indomani. Il giorno dopo, quegli stessi appunti, parsi così limpidi mentre scriveva, si rivelano schizzi illeggibili. Ma la notte seguente Loewi si sveglia ancora, il sogno è tornato. Questa volta però si alza ed esce di casa: è diretto in laboratorio. Il sogno infatti raccontava di un esperimento i cui risultati gli varranno un Nobel per la medicina e la fisiologia.

Otto Loewi nacque a Francoforte nel 1873 e tutto avrebbe pensato tranne che vincere un Nobel in campo scientifico. Non che sia un pensiero comune a molti ma specialmente al giovane Loewi che mostrò fin da subito una marcata inclinazione verso gli studi umanistici. Peccato o per fortuna, tale inclinazione non venne appoggiata dalla famiglia che lo spinse verso la facoltà di medicina dell’università di Strasburgo. Qui Loewi trascorse i primi anni saltando sistematicamente le lezioni per frequentare corsi di arte e filosofia, tanto da passare a stento il suo primo esame. Solo al quarto anno l’entusiasmo si accese e si laureò con una tesi in farmacologia. Dopo una breve e frustrante esperienza in campo clinico, Loewi intraprese la strada della ricerca di base, nel laboratorio di farmacologia di Hans Meyer, dove si dedicò a progetti in ambito metabolico.

Nel 1902, il viaggio a Londra lo immerse nel mondo della neurofarmacologia.  Lì conobbe Henry Dale, con cui 34 anni dopo avrebbe condiviso il premio Nobel, e Thomas Elliot. Gli esperimenti di Elliot mettevano in discussione la teoria secondo cui la propagazione dell’impulso nervoso fosse esclusivamente di carattere elettrico. Loewi, da vivace pensatore ed eclettico conversatore che era, partecipò alle ipotesi di una possibile natura chimica della neurotrasmissione. Nessuno però riusciva a proporne una dimostrazione. Fu solo 17 anni dopo, in quella notte di primavera, che Loewi quasi accidentalmente ci riuscì.

Di ritorno da Londra, infatti, si dedicò ad altre ricerche, si trasferì a Vienna e nel 1908 divenne professore di farmacologia all’università di Graz. Fu durante questo periodo di insegnamento che fece la sua più brillante, inconscia, associazione, tra una tecnica abituale e una ipotesi antica. Di notte, in laboratorio, isolò due cuori di rana, lasciandone uno innervato. Collegò ciascun cuore, ancora palpitante, a una cannula riempita di soluzione salina e stimolò il nervo del primo cuore, causandone il rallentamento. Dopo pochi minuti, trasferì la soluzione salina del cuore innervato nella cannula del secondo e questo diminuì i battiti, come se il suo nervo vago, in quel momento assente, fosse stato stimolato. In questo modo Loewi dimostrò che i nervi trasmettono l’impulso nervoso agli organi effettori tramite sostanze che diffondo in soluzione.

Dimostrò la natura chimica del linguaggio nervoso.

Secondo Loewi il concepimento notturno dell’idea sperimentale sarebbe stato l’elemento chiave: “Se l’avessi considerato accuratamente di giorno, avrei senza dubbio scartato il tipo di esperimento che ho svolto”. Le possibilità di ottenere dei risultati concludenti erano infatti scarse; tuttavia, effettuare l’esperimento di notte, in un preciso momento del ciclo diurno della rana, probabilmente fu funzionale per la sua buona riuscita. Con il tempo isolò la sostanza che, diffondendo, aveva causato il rallentamento del cuore denervato, in seguito riconosciuta come l’acetilcolina studiata da Dale, ad oggi uno dei più importanti neurotrasmettitori nervosi. Nel 1936 i due amici vinsero il Nobel per la medicina.

Due anni dopo, si svegliò nel cuore della notte ancora una volta. Era però il 1938, la polizia nazista era entrata in casa e lo stava arrestando a causa delle sue origini ebraiche. Grazie alla comunità scientifica internazionale venne rilasciato e partì per Londra. Nel 1940 sbarcò negli Stati Uniti, dove riprese ad insegnare, a conversare e a interrogarsi fino alla fine dei suoi giorni (1961).

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