Perché ci piace fare musica insieme

Perché ci piace fare musica insieme

I neuroscienziati evidenziano le funzioni cerebrali che contribuiscono alla connessione sociale attraverso la musica

La musica accompagna la nostra vita fin dalla nascita e fornisce un senso di conforto e connessione sociale. Durante la pandemia da Covid-19, il distanziamento fisico ha portato le persone a soddisfare i propri bisogni sociali attraverso la condivisione di brani musicali. Ci sono state persone che cantavano canzoni all’unisono da un balcone all’altro, canti di gruppo su piattaforme o concerti in salotto di artisti del calibro di Yo-Yo Ma, Chris Martin e Norah Jones.

Una ricerca pubblicata recentemente su American Psychologist  fornisce una spiegazione neuroscientifica di ciò che accade nel nostro cervello durante la riproduzione di musica. Il modello, proposto dai neuroscienziati sociali della Bar-Ilan University e dell’Università di Chicago, è unico perché si concentra su ciò che accade nel cervello quando le persone fanno musica insieme piuttosto che quando ascoltano musica individualmente.

Il gruppo di ricerca, analizzando gli ultimi progressi nel campo delle neuroscienze sociali e della musica, ha messo in evidenza funzioni e meccanismi chiave del cervello che contribuiscono alla connessione sociale attraverso la musica.

Tra i diversi candidati neurobiologici utili a comprendere il modello proposto, l’ossitocina riveste un ruolo fondamentale. Per il suo isolamento e la sua sintesi, Vincent du Vigneaud vinse il premio Nobel per la chimica nel 1955. L’ossitocina è un ormone prodotto dall’ipotalamo, una parte del cervello che controlla diverse funzioni, tra cui quelle emotive e fino a pochi anni fa era noto solo per il suo ruolo durante il travaglio e l’allattamento. Studi più recenti hanno dimostrato che l’ossitocina riveste una funzione centrale anche nei comportamenti sociali, fra cui il legame di coppia, l’attività sessuale, la fiducia e l’attaccamento genitore-bambino. L’ossitocina, poi, sembra particolarmente rilevante quando gli individui sono sincronizzati tra loro, viene rilasciata durante l’ascolto della musica e aumenta quando si partecipa a diverse forme di canto di gruppo.

In questo studio infatti viene evidenziato come essa sia secreta mentre le persone cantano insieme, anche quando il canto è improvvisato. Le sessioni di canto di gruppo potrebbero quindi attivare l’ossitocina e le vie dopaminergiche del cervello che producono un senso di legame sociale e di conforto, anche se i partecipanti sono fisicamente isolati l’uno dall’altro.

Questa ricerca fornisce le basi per un nuovo campo di indagine, definito “neuroscienza sociale della musica”. Secondo gli autori, infatti, la musica potrebbe svolgere un ruolo importante per migliorare i legami sociali in tutto il mondo, in particolare nelle culture in conflitto. La musica è uno strumento potente che può unire gli individui, promuovere l’empatia e la comunicazione e sanare le divisioni sociali. Una migliore comprensione scientifica di come la musica instauri connessioni sociali da cervello a cervello aiuterebbe a evidenziare che la musica non è un semplice intrattenimento, bensì una caratteristica fondamentale dell’esistenza umana con importanti implicazioni sociali.

Immagine in evidenza: Pixabay.com