sierologia

Emil Adolf von Behring: il “lupo mannaro” padre della sierologia

Behring fu il primo vincitore del premio Nobel per la medicina, nel 1901, per la scoperta del siero antidifterico e antitetanico. Leggendo le sue memorie una domanda sorge spontanea: quale fu il percorso che portò un luminare della batteriologia da vincitore di un premio Nobel a paziente di Sigmund Freud? 

I primi anni di studio e lavoro di Emil Adolf von Behring (Hansdorf, 1854 – Marburgo, 1917) mostrano chiaramente due aspetti chiave della sua vita: una dedizione cieca al lavoro e un forte stacanovismo. Si distinse immediatamente per aver approfondito l’azione disinfettante dello iodoformio e, poco tempo dopo, iniziò a lavorare per l’istituto Robert Koch a Berlino. Questo è ancora oggi uno dei più importanti istituti per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive, così nominato in onore del fondatore, nonché padre della batteriologia moderna, del quale proprio Behring fu assistente.

Era il 1890 quando Behring e il collega Shibasaburo Kitasato annunciarono che l’immunità verso la difterite e il tetano era da ricercarsi nel siero, derivato dal sangue, estratto da un organismo infettato con le tossine di questi due patogeni. L’anno successivo il siero antidifterite fu utilizzato per la prima volta su due bambini affetti dalla malattia nella clinica universitaria di chirurgia di Ernst von Bergmann. Nel 1894 Behring, già professore straordinario all’università di medicina di Halle-Wittenberg, tenne la prima conferenza sulla sieroterapia al congresso dei naturalisti di Vienna che lo consacrò padre della nascente sierologia.

L’idea di base della sieroterapia consisteva nel combattere le malattie infettive tramite antitossine. Queste, secondo la concezione dell’epoca, erano antidoti che il corpo stesso produceva come parte della reazione di difesa. In sostanza Behring scoprì l’immunizzazione passiva utilizzata come terapia in caso di infezione, a differenza di quell’attiva che ha il compito di prevenirla. Oggi sappiamo che nel siero estratto sono presenti una grande quantità di anticorpi secreti durante l’infezione dai linfociti B. Gli anticorpi sono proteine che riconoscono alcuni metaboliti prodotti dal patogeno infettante e si legano a esso disattivandolo o segnalandolo ad altre cellule del sistema immunitario.

Shibasaburo Kitasato immunità verso la difterite e il tetano
StaR Stoccolmaaroma
Shibasaburo Kitasato Credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Kitasato_Shibasaburo.jpg

Secondo il Weekly epidemiological record del gennaio del 2006, prima del 1980 si contavano più di un milione di casi di difterite all’anno e prima dell’introduzione del vaccino il patogeno infettava un soggetto su dieci, principalmente bambini. Ciò che incuteva più timore era il tasso di mortalità. Una ricerca di Atkinson e collaboratori del 2007 riporta un tasso di mortalità che oscilla dal 20% al 30%, se la malattia non viene trattata, e del 50%, nel caso di epidemie, a causa del sovraccarico delle infrastrutture ospedaliere. Fino al 1895 la difterite era la seconda malattia con tasso di mortalità più elevata. Con l’inizio della produzione del siero antidifterico e antitetanico la mortalità si abbassò drasticamente. Fu particolarmente efficace durante la Prima guerra mondiale, salvando centinaia di soldati che contraevano facilmente il tetano strisciando nelle trincee sporche. La stampa dell’epoca descrisse Behring come “il salvatore dei bambini” e “il salvatore dei soldati“.

Soffriva di una grave depressione, che si poteva leggere direttamente dal suo viso“, scrisse Sigmund Freud nelle sue memorie, menzionando Behring come “il lupo mannaro”. Era buona pratica di Freud non menzionare direttamente il nome dei suoi pazienti ma oltre questo non sappiamo perché lo abbia chiamato così. Il perché fosse caduto in depressione, invece, fu Behring stesso a dirlo. Lo stress derivante dal lavoro estenuante era soverchiante e, dall’autunno del 1907 all’estate del 1910, fu sottoposto a cure mediche dall’internista Rudolf von Hößlin nel suo sanatorio a Monaco dove “sperava di trovare relax dal lavoro stressante“.

Immagine in evidenza: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/52/Emil_von_Behring_sitzend.jpg