L’iperprotezione che soffoca l’infanzia

L’iperprotezione che soffoca l’infanzia

Il Premio Nobel Arthur McDonald interviene al dibattito sul tema dell’iperprotezione in famiglia e a scuola alla Queen’s University. La novità? I relatori hanno 13 anni

Arthur McDonald, premio Nobel per la fisica 2015, lo scorso marzo ha partecipato a una conferenza alla Queens University, in Canada. Durante la conferenza è stato proiettato un video documentario sul tema “Iperprotezione e sicurezza dai rischi”, realizzato da una commissione giovanile della Child Health 2.0, organizzazione canadese che si occupa di salute nell’età infantile e adolescenziale. Il messaggio emerso dal video ha colpito il cuore di McDonald: «lasciateci giocare, lasciateci essere bambini».

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La Child Health 2.0 è finanziata dall’Istituto di Sanità Canadese e ha il sostegno di famiglie, ricercatori e altre istituzioni governative. Insieme si occupano dei problemi legati alla salute di bambini e ragazzi dal punto di vista medico, psicologico e sociale. Questa associazione, in collaborazione con i ricercatori della Queen’s University, nel novembre 2014 ha dato vita a una commissione composta in larga misura da studenti della scuola primaria e secondaria, insegnanti, ricercatori e professionisti, con l’obiettivo di discutere il tema dell’iperprotezione in famiglia e a scuola.

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Il video che riassume i risultati di un anno di lavoro è quello presentato alla conferenza di Kingston, lo scorso marzo, durante la decima edizione della Inquiry@Queen’s Undergraduate Research Conference dedicata a giovani neolaureati.La proiezione ha ottenuto un ampio consenso, e McDonald, complimentandosi per l’ottima ricerca sviluppata dai ragazzi e dalla qualità del video, ha voluto ascoltare direttamente le loro ragioni: «Noi abbiamo parlato di iperprotezione e di rischi perché i nostri genitori e gli insegnanti possono essere terribilmente iperprotettivi con le regole che ci impongono» ha spiegato Lily, 13 anni. «Vogliamo dire stop a questa iperprotezione», ha aggiunto Adam, 13 anni, ricordando che nel cortile della sua scuola non ci sono più giochi e palloni, tolti per impedire ai bambini di farsi male. Emozionatissimi per aver condiviso le loro idee con lo scienziato, Lily e Adam sono stati i portavoce del gruppo di lavoro e le loro parole diffuse dai media locali hanno acceso l’interesse di un vasto pubblico e superato i confini nazionali.

C’è ora da chiedersi quale sia la condizione dei nostri ragazzi. Secondo quanto riportato dal pedagogista Daniele Novara in un suo articolo recente, sarebbe critica: «Negli anni in Italia è cresciuta una vera e propria ossessione per la sicurezza nelle scuole a scapito del movimento e del gioco». Questo avviene malgrado numerosi studi dimostrino forti correlazioni tra esercizio fisico e miglioramento della performance scolastica.

giochiopenNumerose ricerche, come quella recentemente pubblicata nella rivista Pediatrics, mostrano che attività fisiche moderate, come andare a scuola a piedi, migliorano il benessere fisico e psicologico di bambini e ragazzi. Ma quando si tratta di muoversi, proprio nelle attività quotidiane come il percorso verso e di ritorno da scuola, i bambini italiani sono poco autonomi. Lo ha mostrato un progetto internazionale sulla mobilità dei bambini e dei ragazzi, promosso dal Policy Studies Institute di Londra, che ha coinvolto quindici paesi, tra cui l’Italia. L’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, che per questo progetto ha rappresentato la nostra nazione, riporta nel rapporto finale che solo il 7% dei bambini italiani che frequentano la scuola primaria è autonomo nello spostamento nell’andare e tornare da scuola, mentre per i bambini inglesi e tedeschi questa percentuale è intorno al 40%. Il divario con gli altri paesi rimane ampio anche per i ragazzi delle medie inferiori: il 34% degli italiani, contro il 68% dei tedeschi e il 78% degli inglesi. «Ne è emersa una condizione di vera dipendenza dai genitori» sostiene Antonella Prisco, tra i ricercatori che hanno partecipato allo studio. «La mobilità autonoma è un aspetto importante della vita dei bambini, sia dal punto di vista psicologico che fisico, la possibilità di muoversi in autonomia da parte dei bambini permette loro di acquisire maggiore sicurezza, autostima e capacità di interagire». Situazione che non sembra possa migliorare anche a causa della grande trasformazione dell’ambiente urbano, operato in gran parte delle città italiane, che non curante delle necessità dei piccoli cittadini ha reso la mobilità pedonale insostenibile e insicura.

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