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Linus Pauling, due Nobel in una vita

Linus Pauling, uno dei chimici più importanti del secolo scorso, fu considerato un pericoloso pacifista durante la Seconda Guerra Mondiale

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Ritratto di Linus Pauling di Kristin Eyfells (olio su tela)

La reputazione scientifica di Linus Pauling raggiunse l’apice nei primi anni Cinquanta, quando le sue teorie sui legami chimici e la struttura molecolare lo resero uno degli scienziati più influenti del ventesimo secolo. Tuttavia, dopo essere stato insignito del premio Nobel per la chimica nel 1954, Pauling scelse un’altra strada. Fin da bambino era curioso e determinato. Nato a Portland (Oregon, U.S.) nel 1901, a undici anni cominciò a interessarsi di insetti, come racconta in una lunga intervista rilasciata alla Academy of Achievement. Presto passò però alle rocce e ai minerali e, a soli tredici anni, scoprì la chimica. Nessuno in famiglia lo incoraggiò: aveva perso il padre a nove anni e sua madre, dovendo pensare a mantenere la famiglia, non lo spronava certo a proseguire gli studi. I colti e benestanti zii di Lloyd Jefress, che fu suo amico per tutta la vita, capirono però che quel ragazzino poteva e doveva continuare, perciò lo convinsero a iscriversi all’università statale dell’Oregon che portò a termine, lavorando nel frattempo per mantenersi.
Laureatosi in chimica industriale, continuò i suoi studi conseguendo il dottorato in chimica e in fisica matematica nel 1925. Due anni prima aveva sposato Ava Helen, una donna mite che si dedicò alla crescita dei loro quattro figli e restò sempre al suo fianco, permettendogli di fare ricerca, ma allo stesso tempo condividendo sempre con lui l’impegno per la difesa dei diritti civili e per la pace. Lavorò per diversi anni in Europa dove conobbe e imparò la tecnica della diffrazione a raggi X e la meccanica quantistica applicata alla comprensione della struttura atomica. Nel 1939 Albert Einstein scrisse una lettera, firmata da molti scienziati tra i quali Pauling, al Presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt, tentando di mettere in guardia il governo americano sulla pericolosità delle armi nucleari. Ma il presidente riunì nel deserto di Los Alamos (Nuovo Messico, U.S.) un gruppo di fisici di fama internazionale, molti dei quali ebrei in fuga dall’Europa e dal regime nazifascista, per lavorare al progetto Manhattan, un programma intrapreso proprio per la realizzazione di bombe a fissione. A capo del gruppo venne nominato Robert Oppenheimer e la prima bomba, chiamata «Trinity», venne fatta esplodere nel deserto di Alamogordo, duecento km a sud di Los Alamos, nell’estate del 1945.

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Linus Pauling con un modello dei legami chimici

Fu in questo importante momento storico e politico che Pauling, rifiutandosi di progettare armi atomiche, cambiò completamente la sua vita, iniziando a seguire il socialismo, il pacifismo e le campagne per la difesa dei diritti umani e rifiutandosi di aderire al progetto Manhattan.
Nel 1952, a causa delle sue convinzioni politiche, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti gli negò il passaporto impedendogli di recarsi a Londra per una conferenza, con la seguente motivazione: «Non sarebbe nei migliori interessi del paese». Lo scienziato scrisse allora al Presidente Eisenhower e dichiarò, sotto giuramento: «Sono un leale cittadino americano, non sono mai stato giudicato colpevole di un atto criminale o di un’azione contro la patria». Ma non bastò né questo, né la lettera che lo stesso Einstein scrisse al Dipartimento di Stato rivendicando il diritto che lo scienziato aveva di viaggiare. Soltanto nel 1954, quando a Pauling fu assegnato il premio Nobel per la chimica, gli fu concesso un passaporto per la Svezia.

L’anno successivo, assieme ad altri cinquantadue premi Nobel, Pauling firmò la Dichiarazione di Mainau chiedendo la sospensione delle esplosioni nucleari nell’atmosfera. Con Barry Commoner, leader della contestazione ecologica, redasse poi un appello per mettere in guardia contro i pericoli della ricaduta radioattiva delle esplosioni nucleari nell’atmosfera. Partecipò a moltissime manifestazioni e pubblicò, nel 1957, il libro No more war, per diffondere una coscienza critica sulle armi nucleari e sul fatto che avrebbero potuto mettere in pericolo la sopravvivenza dell’umanità.
Il suo impegno fu finalmente premiato nel 1963, quando le tre potenze nucleari Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito firmarono il trattato che vietava le esplosioni nucleari nell’atmosfera, il cosiddetto Limited Test Ban Treaty. Il giorno in cui il trattato entrò in vigore, il 10 ottobre 1963, fu annunciato che a Pauling era stato assegnato il premio Nobel per la pace.

Pauling è stato l’unico scienziato a ottenere due Nobel in due campi diversi e non in condivisione con altri. In America questo secondo premio suscitò proteste negli ambienti «filonucleari» e conservatori. Pauling continuò senza scoraggiarsi e fondò un proprio centro di ricerca: il Linus Pauling Institute. Qui iniziò studi sulla chimica delle funzioni cerebrali e sulle malattie mentali, sull’effetto di forti dosi di vitamina C sia sul raffreddore sia su alcuni tipi di tumori.
Questi studi lo portarono a elaborare la teoria della «medicina ortomolecolare», secondo cui la ricetta per un sano stile di vita e per il trattamento di molte malattie dipende dalle variazioni della concentrazione di sostanze già presenti nel nostro corpo. «Ortomolecolare» significa infatti letteralmente «la giusta dose» o «la giusta molecola». Nonostante l’indiscutibile peso scientifico di Pauling, questa teoria non è però stata ben accolta dagli ambienti accademici e istituzionali, anzi è stata criticata e trattata spesso come pseudoscienza.
Negli anni della maturità, lo scienziato testardo ed eclettico che per tutta la vita aveva seguito una sua traiettoria ispirata soprattutto dal rispetto nei confronti dell’umanità, sostenne la sua teoria ortomolecolare con convinzione e determinazione.
Morto nel 1994, ha disposto che la sua biblioteca fosse lasciata all’università statale dell’Oregon, il luogo dove tutto era cominciato.

Immagine in evidenza: Linus Pauling durante una manifestazione del movimento pacifista