Il premio Abel finalmente donna

Il premio Abel finalmente donna

di Claudia Malvenuto

Nel 2019 ho ottenuto un fondo di ricerca nel programma Pure Mathematics in Norway, presso il Department of Mathematical Sciences of the Norwegian University of Science and Technology NTNU a Trondheim, per collaborare un mese nel campo dell’algebra e combinatoria con Kurusch Ebrahimi-Fard. Durante la visita ho impartito una serie di lezioni, “Algebraic Combinatorics and Combinatorial Hopf Algebras“, e partecipato al workshop Non-commutative Stochastic Analysis”. Si è trattato di un’esperienza formativa, entusiasmante e ricca dal punto di vista matematico. 

Qui però vorrei raccontarvi la mia esperienza delle celebrazioni del premio Abel, concesso annualmente per lavori di eccezionale rilievo in matematica, a Oslo. Il premio è nato per celebrare i 200 anni dalla nascita del matematico norvegese Niels Henrik Abel (1802) e onorarne la grandezza. Qualcuno di voi forse sa che il premio Nobel non esiste in matematica (evito di citare i pettegolezzi che additano le ragioni per cui il signor Nobel non volle un premio per la matematica…): il premio Abel colma quel divario. Il primo vincitore: Jean-Pierre Serre, nel 2003. Come assegnataria del Grant Norvegese, ho avuto l’onore di essere inclusa tra gli invitati alle celebrazioni ufficiali del Premio, nel maggio dello scorso anno. 

Si è trattato di un anno speciale per il premio, anzi… unico! Dalla sua creazione 18 anni fa, il premio è stato conferito per la prima volta a una donna, la professoressa Karen Keskulla Uhlenbeck, rendendo l’esperienza ricca di significati per me, come membro del Comitato Pari Opportunità dell’Unione Matematica Italiana. Come donne, sappiamo bene le difficoltà che contornano una carriera scientifica femminile. Troppo spesso però ci si rende conto di tali difficoltà ben dopo gli inizi della carriera. Quando si è giovani dottorande, ai primi passi di un contratto di ricerca o di post-doc, non è facile ammettere gli stereotipi, il senso di esclusione che accompagna le ricercatrici in ambito scientifico. 

Oslo era addobbata a festa: i pannelli dell’Abel Prize decoravano i lati del viale Kristian IV Gate, che conduce al Royal Palace; le fiancate degli autobus recavano il logo del premio, come a dire “non si creda che la matematica sia relegata ai matematici!”, affermando l’importanza della matematica nella società riconosciuta dall’Abel Prize.

Nel 1908 fu commissionato a Gustav Vigeland, geniale scultore norvegese, un monumento alla memoria di Abel, nel parco di fronte al castello. Il 20 maggio 2019, all’apertura delle cerimonie, dopo un discorso di Robbert Dijkgraaf, direttore del prestigioso Institute of Advanced Studies di Princeton, la destinataria del premio ha deposto una corona alla base del monumento.

Poco dopo ci siamo recati alla Abel Dinner, riservata ai matematici su invito, negli splendidi edifici della Norwegian Academy of Science and Letters, con vista sul porto. Che piacere conversare con la vincitrice del premio Karen Keskulla e con altri illustri colleghi membri dell’Abel Committee: Hans Munthe-Kaas, Irene Fonseca, Gil Kalai, Sun-Yung Alice Chang, e Francois Labourie. Con Olav Laudal, professore emerito dell’Università di Oslo, ho parlato delle deformazioni delle algebre di Lie, e su comuni colleghi di Sapienza. Alla cena è seguito un brindisi in onore della “Abel Laureate”. L’atmosfera era suggestiva, tra emeriti dell’Academy of Science and Letters e prominenti matematici e matematiche.

Il 21 maggio 2020 in Aula Magna: cerimonia di conferimento del premio. 

Con l’accompagnamento musicale della “Abel Fanfare” hanno fatto il loro ingresso Karen Keskulla, il Re Harald V, i membri della commissione e le autorità. Musiche di Purcell hanno allietato il pubblico in sala. Hans Petter Graver, presidente dell’Accademia, ha tenuto il discorso di apertura; l’encomio della “Abel Committee”, pronunciato dal suo presidente Hans Munthe-Kaas della Bergen University, citava le ragioni del premio “for her pioneering achievements in geometric partial differential equations, gauge theory and integrable systems, and for the fundamental impact of her work on analysis, geometry and mathematical physics”. Karen Keskulla Uhlenbeck, dopo aver ricevuto il premio Abel direttamente dal Re, ha tenuto un breve ma intenso discorso, in cui ha sottolineato l’importanza del raggiungere l’uguaglianza di genere in campo accademico. Karen Keskulla è stata la seconda donna plenary speaker dell’International Congress of Mathematicians, nel 1990; la prima oratrice plenaria dell’ICM è stata la matematica Emmy Noether, nel 1928 e in seguito nel 1932: una statistica scioccante, che rivela alle donne che fanno ricerche in questo campo quanto esso sia dominato dagli uomini. Le cose stanno lentamente cambiando. 

La sera del 21 maggio, il Norwegian Government’s Abel Prize Banquet, nella magnifica sede del Castello Akershus. Attorno a una tavola sontuosamente apparecchiata, al suono della fanfara abbiamo accolto l’arrivo del Re di Norvegia e di Karen Keskulla. Il Presidente della International Mathematical Union, Carlos Kenig, e Iselin Nybø, Ministra delle Ricerca, hanno tenuto un discorso sulla Matematica in Norvegia. Durante la serata ho incontrato la professoressa Irene Fonseca, membro della Commissione del Premio Abel, Klas Markstrӧom, esperto in teoria dei grafi della  Umeӓ University, David Gabai, direttore del dipartimento di Matematica di Princeton, e Arild Stubhaug, uno dei promotori del Premio e autore di un’importante biografia di Abel “Niels Henrik Abel and his Times: Called Too Soon by Flames Afar”, tradotto in numerose lingue.

La mattina del 22 maggio ecco le Abel Prize Lectures, precedute da un commovente cortometraggio su Karen Keskulla Uhlenbeck. Voglio ricordare qui alcune delle sue frasi che mi son rimaste impresse:

* I’d never would have been able to have a job on the faculty without the women’s movements of the sixties: I took advantage of my luck.

*  I write my journals in different colors, just because I like colors. 

* I still like to do math.

La Lectio Magistralis di Karen Keskulla, “Glimpses into Calculus of Variations” è stata la parte più emozionante! Infine, Ionica Smeets, PhD in Matematica, giornalista scientifica molto nota (con la quale ho conversato su tematiche di parità di genere che ci vedono coinvolte nei nostri rispettivi paesi) ha intervistato Karen. La giornata è terminata con l’Abel Party, nelle eleganti sale della “Norwegian Academy”, in un’atmosfera rilassante tra tanti colleghi norvegesi e internazionali. 

Così ho chiuso il cerchio dopo la mia esperienza dell’Abel Prize a Oslo. Rientrando dal soggiorno di ricerca norvegese, ho partecipato all’evento “Un tributo a Maryam Mirzakhani”, organizzato dal Dipartimento di Matematica dell’Università Roma 2, nell’Accademia dei Lincei, per il progetto “May 12: Celebrating Women in Mathematics”, in memoria di un’altra grande matematica, Maryam Mirzakhani: la prima donna a raggiungere nel 2014 il più alto riconoscimento nella matematica, la Medaglia Fields, ma tristemente deceduta nel 2017. La professoressa Corinna Ulcigrai (University of Bristol e Universitӓt Zürich) ha tenuto una conferenza di grande interesse, con collegamenti anche a lavori di Karen Uhlenbeck. Corinna Ulcigrai ha sottolineato come la sua collega e amica Maryam Mirzakhani si confrontasse sempre con i problemi matematici più difficili, percorso mentale che Maryam esprimeva con la frase: “The determination of reach high”. Diffondiamo il suo messaggio tra le giovani matematiche, perché non autolimitino mai le proprie ambizioni.

Mi auguro che premi come quelli a Karen Keskulla Uhlenbeck e Maryam Mirzakhani siano seguiti da tanti altri premi per le donne, che siano una potente ispirazione per le ricercatrici in matematica. Spero che la loro esperienza comunichi alle giovani dottorande in matematica tanta autostima ed entusiasmo negli studi e nella carriera.

Immagine in evidenza: Particolare del murale realizzato da Elisa Caracciolo, in Via dei Sardi nel quartiere romano di San Lorenzo il 25 novembre 2012, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. ©Mattia La Torre