La didattica dopo il Covid

La didattica dopo il Covid

con Simone Pollo e Eleonora Di Piazza

1.         In base alla Sua esperienza degli ultimi mesi, ritiene che il maggiore utilizzo della tecnologia nell’ambito delle attività didattiche universitarie Le abbia procurato dei vantaggi e/o svantaggi? Se sì, potrebbe descriverceli brevemente?

Simone Pollo: Il grandissimo vantaggio è stato quello di aver garantito la continuità dell’attività didattica. Se non avessimo avuto questa tecnologia, avremmo dovuto interrompere tutto oppure rassegnarci a correre i rischi dovuti alla didattica in presenza. Di vantaggi, in questo momento, è difficile vederne altri: avendo fatto tutto in emergenza, ci siamo resi conto più degli svantaggi che dei vantaggi. 

Eleonora Di Piazza: Il vantaggio è stato sicuramente quello di poter continuare a seguire le lezioni e poter proseguire con il master anche in questa situazione di pandemia. Senza tecnologia, sarebbe stato sicuramente difficile (e non so se impossibile) farlo. Poi personalmente, avendo degli impegni lavorativi da portare a termine, oltre al master, sono riuscita a organizzarmi anche meglio per seguire tutte le lezioni. Lo svantaggio che ho riscontrato, invece, è stato quello di dover passare molte ore davanti a uno schermo, cosa che a lungo andare, nel corso della giornata, diventa pesante.

2.         Focalizzando ora sulla didattica a distanza, potrebbe indicarci un “pro” e un “contro” di questa modalità di insegnamento predisposta dalle università? 

Simone Pollo: Sicuramente il pro ha a che fare con una maggiore fruibilità delle attività didattiche: la possibilità di raggiungere una platea più ampia, di poter essere più flessibili rispetto alle esigenze soprattutto degli studenti, e di utilizzare una serie di risorse che nella didattica in presenza sono più complicate da utilizzare. Per quanto riguarda i contro, invece, l’elemento della dimensione “corporea” e “viva” dell’incontro relazionale in presenza penso che sia insostituibile. 

Eleonora Di Piazza: Un pro è sicuramente, come ho anticipato prima, quello di poter seguire le lezioni senza dover viaggiare, doversi spostare, prendere i mezzi che, nel mio caso, sarebbe stato imprescindibile per seguire le lezioni. Un contro, a parte le ore da dover passare davanti al pc, è che si perde in fatto di confronto e di contatto umano.

3.         Durante le lezioni telematiche, ha fatto fatica a mantenere alta la soglia dell’attenzione? Rispetto alle lezioni in presenza, crede che gli studenti si sentano più o meno coinvolti?

Simone Pollo: Bisogna capire se con la didattica a distanza i professori riescano effettivamente a capire quale sia la soglia dell’attenzione degli studenti. Con gli schermi oscurati è un po’ difficile capirlo. La mia percezione, da piccoli segni e piccoli dettagli, è che il livello di attenzione sia più basso e le distrazioni maggiori. Probabilmente perché si sta in un ambiente protetto, a casa propria, si hanno una serie di distrazioni contingenti, e poi non si è visti. 

Eleonora Di Piazza: Io personalmente non ho fatto particolare fatica a seguire: non ho notato tutta questa differenza. È probabile che, in generale, seguendo dal pc o comunque da remoto la soglia dell’attenzione si abbassi. Però penso anche che, se la lezione è abbastanza interattiva e se viene richiesta l’attenzione dello studente, questi partecipa senza problemi. Insomma, per come la vedo io, non c’è tutta questa difficoltà nel seguire a distanza. 

4.         Quali difficoltà ha incontrato nelle prove e/o negli esami a distanza? Li ha preferiti a quelli svolti nella modalità tradizionale?

Simone Pollo: La cosa buona degli esami a distanza è probabilmente una migliore organizzazione: è necessario fare dei calendari, creare delle regole abbastanza rigide riguardo i tempi di connessione e i tempi di durata degli esami. È una situazione quindi che vincola a una migliore organizzazione, a vantaggio degli studenti. La difficoltà, invece, ha a che fare con la natura del mezzo: può esserci l’audio disturbato, può cadere la linea e questo sfavorisce la concentrazione del candidato all’esame, e a volte anche del docente. Quindi c’è un piccolo rischio che la prova possa essere inficiata da elementi che non hanno nulla a che fare con il contenuto della valutazione. 

Eleonora Di Piazza: Le difficoltà principali che ho incontrato durante gli esami sono i problemi di connessione, quello penso sia anche scontato. Diciamo che non è il massimo quando la tua prova viene condizionata da un qualcosa che non dipende da te, come i problemi del Wi-Fi. A parte questo, ho preferito gli esami svolti in modalità telematica. Essendo io una persona ansiosa, con l’esame telematico sono riuscita a mantenere di più il distacco rispetto al contesto, quindi forse è stato un pochino più semplice, almeno per me.

5.         In un ipotetico futuro nuovo lockdown, quali aspetti cambierebbe nell’organizzazione della didattica a distanza universitaria?

Simone Pollo: Per quello che riguarda la mia esperienza personale, aumenterei ancora di più le lezioni in streaming rispetto a quelle registrate, per mantenere una maggiore continuità attraverso lo streaming. Credo che, però, se mai dovesse capitare un’eventualità del genere fra qualche tempo, andrebbe fatta una riflessione collettiva e sistemica sulle questioni della didattica a distanza. Quello che io ho osservato è che esaspera alcune differenze, soprattutto quelle che hanno a che fare con le appartenenze socioeconomiche: un conto è se hai un pc di ultima generazione, un conto se, come è capitato ad alcuni miei studenti, devi seguire dal bagno con il cellulare per non essere disturbato.  

Eleonora Di Piazza: Sicuramente avere le registrazioni delle lezioni video fin da subito potrebbe essere utile, o almeno in tempi più brevi. Per il resto, secondo me, è stato gestito tutto al meglio. Ovviamente io posso parlare per me e per il mio master, non sono al corrente di come fosse la situazione in corsi seguiti da molte persone.

Immagine in evidenza: Particolare del murale “Nobody Excluded” dell’artista Luogo Comune sito in Via dei Luceri nel quartiere romano di San Lorenzo. ©Mattia La Torre