Ornella Juliana Piccinni - Magnetar. Credit: Casey Reed/Penn State University

Il mistero delle magnetar raccontato da Ornella Juliana Piccinni

Ornella Juliana Piccinni è la vincitrice del premio L’Oréal-Unesco “Per le Donne e la Scienza 2021”. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare il suo lavoro

Tra le sei vincitrici del prestigioso premio L’Oreal-Unesco, come vi avevamo raccontato, figura anche Ornella Juliana Piccinni, ricercatrice della sezione di Roma 1 dell’Infn all’Amaldi Research Center di Sapienza Università di Roma. Piccinni, in particolare, si è distinta per i suoi studi sulle magnetar, un tipo di stella di neutroni estremamente magnetizzata. L’abbiamo raggiunta per avere ulteriori delucidazioni sul suo lavoro.

Com’è stato ricevere un premio come questo? Te l’aspettavi?

Inizialmente, quando mi è arrivata la chiamata, con un numero sconosciuto, pensavo fosse la segreteria dell’università. In realtà si trattava proprio della commissione che mi stava comunicando il risultato del premio L’Oréal. Sono cascata dal pero anche perché quando ho fatto l’application non ero molto convinta. “Figurati se prendono me”, mi ripetevo.

Riusciresti a descrivere brevemente il tuo lavoro?

Faccio parte della collaborazione LIGO-VIRGO, con cui lavoro per ricercare onde gravitazionali. C’è stato un grande boom nel 2017 con la rilevazione del segnale gravitazionale che veniva dallo scontro di due buchi neri e poi, successivamente, da due stelle di neutroni. Recentemente, invece, da un sistema misto: una stella di neutroni e un buco nero. In particolare, mi occupo di un segnale diverso che non è stato ancora rilevato: quello emesso dalle stelle di neutroni singole. In coppia, come nel caso delle coalescenze, vi è un certo grado di simmetria nella distribuzione della massa di questa stella (una montagnetta di pochi centimetri sulla superficie) e che appunto, secondo il principio della relatività generale dovrebbe emettere un particolare segnale gravitazionale chiamato onda continua. In questo caso, invece, non supponiamo che ci sia necessariamente un’emissione elettromagnetica ma diciamo che questa stella potrebbe emettere una radiazione gravitazionale. Io analizzo i dati di questi interferometri per cercare questo segnale che è persistente ma anche molto piccolo rispetto a quello rilevato fino ad ora.

Il progetto su cui mi sono focalizzata riguarda una particolare stella di neutroni, molto magnetizzata, chiamata magnetar. Il segnale che verrebbe emesso da questa “baby stella” è un segnale leggermente diverso da quello che io normalmente studio (quello continuo) poiché dovrebbe avere una durata più corta rispetto a quella di una stella di neutroni che si è già stabilizzata. C’è un dibattito in corso proprio su questo tema in quanto non tutti accettano l’esistenza di questi oggetti.

Per quale motivo?

Perché i campi magnetici di questi oggetti dovrebbero essere estremamente alti: parliamo di stelle di neutroni che si sono formate o a seguito della fusione di due stelle di neutroni, oppure a seguito dello scoppio di una supernova. Un modo, quindi, per verificarne l’esistenza è tramite le onde gravitazionali. Ci sono state delle osservazioni anche nell’elettromagnetico di questi oggetti ma ancora non si sa con certezza. Come succede spesso nella scienza, nulla è certo.

Questo tuo studio va ad aggiungere un tassello all’astronomia multimessaggera che permette l’osservazione di uno stesso evento astrofisico attraverso più messaggeri.

Sì, esatto. Queste magnetar sono stelle che qualcuno ha detto di aver osservato ma all’effettivo non c’è questa certezza anche perché i dati che arrivano dai telescopi possono riportare a un altro tipo di stella. Queste stelle sono estremamente magnetizzate e ci si aspetta che ci sia una ricca emissione elettromagnetica. Nel momento in cui siamo in grado di rilevare un messaggio di questo tipo, grazie alle onde gravitazionali, si può fare un’allerta agli astronomi. Questo studio potrebbe essere una conferma della loro esistenza.

Credit photo: Ornella Juliana Piccinni

Oltre ad avere un importante peso in ambito scientifico, questo premio racchiude un messaggio sociale altrettanto importante, ovvero quello di abbattere le discriminazioni di genere.  Cosa ne pensi?

Io credo che il discorso sia molto ampio e vada oltre la dicotomia uomo-donna. Tra le persone che hanno difficoltà a emergere inserisco anche chi ha altri tipi di problemi che non sono necessariamente legati al genere: chi non ha un’identità sessuale ben definita o ben definibile, chi è portatore di handicap ma anche chi si ritrova, spesso, fuori dalla propria comfort zone. Io credo che finalmente si stia parlando di questi problemi ma la soluzione in sé è ancora molto lontana: bisognerebbe prima liberarci da una serie di stereotipi cui siamo esposti sin da piccoli.

È un problema culturale.

Sì, esattamente. Per farti un esempio: il diritto di voto delle donne è una questione molto recente, quando la storia dell’umanità era già avviata da un bel pezzo. I ruoli di “potere” sono sempre stati in mano agli uomini. Arrivare ad avere una posizione lavorativa importante è difficile da concepire dalla maggior parte delle persone. È un problema strettamente culturale. Nei bambini, per esempio, questi bias di genere non esistono.

Facendo un passo indietro: come ti sei avvicinata all’astronomia?

La passione per questa materia è nata grazie ai miei genitori. Erano soliti comprare libri per corrispondenza da un catalogo: tra questi, c’era un libro di Margherita Hack. Ai tempi delle scuole medie non sapevo chi fosse ma quel libro aveva delle immagini astronomiche bellissime. Ero molto brava in matematica e mi divertiva molto giocare con i numeri. In questo libro, oltre alle immagini, c’erano anche delle formule e questa cosa mi aveva stregato: immagini legate a dei numeri.

Di base, sono sempre stata una persona curiosa. Volevo sempre capire questi puntini bianchi e gialli nel cielo. Non mi sono mai fatta i fatti miei.

Ultima domanda: cosa diresti all’Ornella del primo anno di università?

Le direi di avere fede perché di tutto quello che ha seminato ne vedrà i frutti. Ci sono stati molti periodi, soprattutto durante il dottorato, in cui mi preoccupavo molto del futuro. Ma le direi di continuare a spingere e che verrà ripagata di tutti gli sforzi.

Immagine in evidenza: Magnetar – Artist’s depiction of a super dense and compact neutron star. [Credit: Casey Reed/Penn State University]