flessibilità

Ramakrishnan o della flessibilità

Venkatraman Ramakrishnan, Nobel per la chimica nel 2009, racconta la sua storia in un nuovo libro. Il trasferimento in America, gli studi in fisica e poi il passaggio alla biologia, fino alla scoperta del ribosoma. Una vita all’insegna della flessibilità

Venkatraman Ramakrishnan, meglio noto come Venki, ha scritto un libro tradotto in Italia da Adelphi, La macchina del gene. Lo scienziato di origini indiane, naturalizzato britannico, racconta la sua vita lungo un doppio registro, umano e scientifico.

In questo viaggio a ritroso ci parla della sua famiglia, degli anni vissuti con mille espedienti per sbarcare il lunario, degli insuccessi e delle vittorie. Un susseguirsi di strade chiuse che sembravano portare al fallimento e che lo hanno infine condotto al Nobel. Nel 2009 ha infatti ricevuto il prestigioso premio per le scoperte sul funzionamento del ribosoma, la minuscola «macchina» cellulare che trasforma l’informazione genetica in migliaia di proteine.

Ma come ha fatto Venki a guadagnarsi un posto nell’Olimpo della scienza?

Semplice:“Cambiando rotta e ricominciando sempre da capo”.

In un’intervista televisiva per la NDTV ha raccontato del suo switch dalla fisica alla biologia, sottolineando quanto sia importante la flessibilità, sia per gli individui che per le istituzioni. “Quando si è molto giovani è impossibile sapere con chiarezza cosa si desidera diventare. Per questo è una buona idea costruire sistemi flessibili che permettano il cambiamento”. Lo scienziato si è poi soffermato sul rapporto tra scienza e potere, sottolineando l’importanza del dissenso e della libertà di espressione. “Science is about questioning”: la scienza ha bisogno di porsi domande, senza paura.

Ma torniamo al ribosoma. Qual è la sua caratteristica principale? Lo spostamento: il ribosoma si muove in continuazione lungo l’mRNA per consentire la sintesi proteica. Allo stesso modo Venki Ramakrishnan si è mosso incessantemente nella sua vita, a partire dal trasferimento nel 1971 negli Stati Uniti, terra di mille opportunità percorsa in lungo e in largo per la sua attività di ricerca.

Una parte del libro è dedicata al premio Nobel che, nonostante le polemiche, continua a essere un premio prestigioso. Venki si sofferma sul problema del rapporto tra competizione e collaborazione. Se la collaborazione tra team di ricerca è importante, altrettanto lo è la competizione. Per Ramakrishnan la competizione stimola le persone a pensare e lavorare più duramente. E ricorda che, comunque, gli scienziati che competono usano i progressi e risultati degli altri per andare più avanti, finendo per collaborare al di là delle loro intenzioni.

Nella prefazione Jennifer Doudna, la signora del Crispr e premio Nobel per la chimica 2020, precisa che il racconto di Ramakrishnan è un’autobiografia e non un saggio storico imparziale. Leggerlo permette di ripassare alcune nozioni di chimica e biologia: un bagaglio di conoscenze minime insegnate a scuole ma spesso dimenticate.

Oggi Ramakrishnan continua la sua attività di ricerca con la curiosità, la caparbietà e la flessibilità di un ragazzo. Come ha recentemente dichiarato, “la ricerca scientifica è una maratona e non uno sprint”.

Immagine in evidenza: {pexels.com}