Una donna, scienziata e ‘’madre’’, mai riconosciuta, del DNA

Una donna, scienziata e ‘’madre’’, mai riconosciuta, del DNA

Di Ilaria Lepera, Noemi Funaro, Raffaele Pio Sicilia

Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. La selezione coinvolgera’ una giuria di esperti e una popolare. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.

Un noto ambiente universitario, un laboratorio, un’appassionata ricercatrice in un ambiente maschilista; una scoperta sensazionale, rivoluzionaria: una doppia elica individuata al microscopio.

E la sua indebita appropriazione.

Sono gli ingredienti della vicenda di Rosalind Elsie Franklin, storia di una colossale ingiustizia che vogliamo riportare alla memoria e alla conoscenza dei più, rivalutando l’operato di una donna e di una scienziata straordinaria, colpevolmente dimenticata dal mondo scientifico e privata dei doverosi riconoscimenti.

Rosalind Elsie Franklin è nata a Londra nel 1920 da una famiglia di banchieri di origine ebraica.

Contro il volere di suo padre, decide di dedicarsi allo studio delle scienze naturali.

Si iscrive alla Facoltà di chimica e fisica dell’Università di Cambridge dove si laurea e consegue il dottorato con ricerche inerenti le caratteristiche colloidali del carbone.

Alla fine del secondo conflitto mondiale si trasferisce a Parigi per specializzarsi nella tecnica della diffrazione ai raggi X, un metodo utilizzato anche per analizzare molecole di grandi dimensioni.

Il suo interesse si volge sempre più verso le molecole biologiche e studia, in particolare, la struttura del carbonio.

Per le sue competenze viene invitata da John Randall al King’s College di Londra, dov’erano iniziate le ricerche sul DNA, l’acido desossiribonucleico, la componente principale dei cromosomi e quindi dei geni.

Alla stessa ricerca lavorano contemporaneamente, all’Università di Cambridge, il biofisico Maurice Wilkins, il biologo James Watson e il biochimico Francis Crick.

L’esperienza acquisita permette a Rosalind di realizzare un particolare dispositivo per scattare fotografie ad alta definizione di singoli filamenti di DNA e di ottenere una serie di immagini per diffrazione dei raggi X.

Nello stesso anno, 1951, la scienziata definisce le due caratteristiche strutturali decisive della molecola del DNA: da un lato la forma a elica e dall’altro la forma B, un tipo di disposizione in cui due catene molecolari, formate da zuccheri e fosfati, sono rivolte verso l’esterno, mentre le basi nucleiche si trovano fra queste catene e dimostra, inoltre, che questa fase è distinta dalla forma A con la quale viene confusa.

Il modello della struttura del DNA elaborato da Crick e Watson, è in realtà un vero e proprio furto operato ai danni di Rosalind.

Watson, infatti, si impossessa in maniera fraudolenta dei dati delle immagini realizzate da Rosalind con i raggi X, provenienti dal laboratorio della scienziata, e su questi fonda, con il collega Crick, il celebre modello a doppia elica.

Quando i due scienziati pubblicano il loro risultato, Rosalind se ne rallegra, non immaginando che quel successo è basato proprio sulla sua prova sperimentale.

Negli articoli pubblicati da Crick e Watson sulla rivista ‘’Nature’’ non compare mai il riconoscimento dell’apporto dato alla ricerca dalla scienziata. La versione ‘’ufficiale’’ viene ripresa anche dagli Annali Scientifici per cui diviene opinione comune che il modello del DNA è stato elaborato senza l’utilizzo dei dati di Rosalind Franklin.

Poiché non si è mai sentita a proprio agio al King’s College, nella primavera del 1953 la scienziata si trasferisce al Birkbeck College di Londra, dove lavora su uno dei virus che causano la poliomielite.

Grazie al suo eccezionale metodo di preparazione e registrazione delle immagini fornisce la prova della particolare struttura a spirale di questo virus.

In collaborazione con alcuni scienziati degli USA e dell’Università di Tubinga dimostra che non si tratta di una particella compatta ma a forma di cilindro cavo.

Nel 1958 si ammala di tumore e muore, dopo aver lavorato fino all’ultimo alla spiegazione della struttura del virus.

Nel 1962 James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins ottengono il Premio Nobel per la Medicina grazie alla scoperta della struttura del DNA.

Anche se non hanno più nulla da temere, poiché il Nobel viene conferito solo a persone viventi, evitano di riconoscere, anche durante il loro discorso di ringraziamento, il decisivo contributo dato da Rosalind Franklin.

Il fatto che i suoi dati sono alla base del modello del DNA viene reso noto soltanto nel 1968, quando Watson pubblica il libro “La doppia elica”. Nello stesso lo scienziato descrive la storia della scoperta della struttura dell’acido nucleico e dipinge Rosalind in modo così sprezzante che diversi esponenti della comunità scientifica riconoscono la ‘mancanza delle più elementari regole dell’etica professionale. Il riconoscimento del lavoro della scienziata viene reclamato dalla ricercatrice Anne Sayre, sua amica, e dal movimento femminista. Si tratta di un’amara vicenda che testimonia certamente le continue ingiustizie e le discriminazioni che le donne subiscono in ogni ambito e in modo particolare nella carriera scientifica, ancora troppo maschilista e che le vede continuamente svantaggiate e sminuite nonostante le loro capacità. E’ vero che Rosalind Franklin non ottiene il successo che merita per la scoperta della struttura a doppia elica e del suo contributo al poliovirus, ma probabilmente le faremmo un altro torto se, come donna, scienziata e “madre” del DNA, non provassimo a riscattarla del furto subìto.