Guido Oldani è autore del manifesto il realismo terminale

Perché candidare Guido Oldani al Premio Nobel?

Guido Oldani è l’autore del manifesto letterario “il realismo terminale” che critica in chiave ironica la civiltà globalizzata: varrà la candidatura al Premio Nobel?

Secondo numerosi letterati, artisti e poeti, il manifesto “Il Realismo terminale” è l’opera magna che dovrebbe consacrare Oldani nell’Olimpo degli autori che hanno cambiato la percezione dei fenomeni del nostro tempo, tanto da firmare una lettera congiunta per far considerare alla commissione dei Premi Nobel la possibilità di candidare Guido Oldani al Premio Nobel per la letteratura. Per comprendere come questo possa essere possibile è necessario fare una breve panoramica dei principali concetti contenuti nell’opera rispondendo alla domanda: chi è Guido Oldani?

Nato nel 1947 a Melegnano (Milano), Guido Oldani iniziò la sua carriera da scrittore in modo particolarmente anomalo per un poeta: pubblicando le sue ricerche sulla rivista scientifica Acta Anatomica. Insegnò tecnica della comunicazione al Politecnico di Milano per poi dedicarsi completamente alla scrittura in versi pubblicando su riviste come Alfabeta, un mensile stampato tra il 1979 e il 1988, e Paragone, nata nel 1950 e ancora attiva.

I temi che distinguono le opere di Oldani sono giù visibili dai primi lavori. Nel 1985 pubblica la sua raccolta “Stilnostro”, con prefazione di Giovanni Raboni, famoso poeta, critico letterario e giornalista degli anni ’30. Nel 2000 partecipa al convegno “Varcar frontiere”, a Losanna, in cui critica aspramente la poesia moderna, troppo staccata dagli attriti fra popoli e religioni, oggetti della sua poesia. Nel 2001 pubblica la raccolta “Sapone” nel numero 17 della rivista Karmen e collabora con quotidiani come Avvenire, La Stampa e Affari Italiani. Nel 2008 pubblica “Il cielo di lardo”, dove espone il suo pensiero critico su un fenomeno di mutazione antropologica: la migrazione di massa verso le metropoli già affollate. Nel 2010 esce “Il Realismo terminale”, che spiega la sua visione della poesia e del mondo e che rappresenta un manifesto al quale numerosi poeti si sono affiancati negli ultimi dieci anni.  

 “La Terra è in piena pandemia abitativa: il genere umano si sta ammassando in immense megalopoli, le “città continue” di calviniana memoria, contenitori post-umani, senza storia e senza volto”. Così inizia un estratto del documento intitolato “Manifesto breve del Realismo terminale”, tratto dall’omonimo romanzo, firmato da Guido Oldani stesso e dagli altri due capostipiti del movimento: Giuseppe Langella, professore universitario, poeta e critico letterario, ed Elena Salibra, docente di letteratura Italiana contemporanea all’Università di Pisa e studiosa della tradizione poetica italiana.

Punto fondamentale del movimento è introdurre una nuova modalità espressiva che conduca la poesia e le arti tutte a superare l’individualismo legato all’espressione dell’esperienze personali, per trattare temi di più ampio respiro comuni a tutta l’umanità. Si descrivono, dunque, panorami catastrofici dove le macchine governano l’uomo che perde tutti i punti di riferimento naturali e si ritrova a vagare in una foresta di cemento. L’oggetto, da utensile che esalta l’ingegno dell’uomo per la sua caratteristica di amplificare la capacità di manipolazione di questa “scimmia evoluta”, diventa un padrone che l’uomo serve ciecamente.

I temi trattati, però, non devono mancare di ironia. È così, infatti, che questo breve documento termina:

Ridiamo sull’orlo dell’abisso, non senza una residua speranza: che l’uomo, deriso, si ravveda. Vogliamo che, a forza di essere messo e tenuto a testa in giù, un po’ di sangue gli torni a irrorare il cervello. Perché la mente non sia solo una playstation”.

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