Così la pandemia influenza la capacità di leggere le emozioni

Così la pandemia influenza la capacità di leggere le emozioni

Uno studio, condotto con la partecipazione del Dipartimento di Psicologia di Sapienza, ha mostrato una maggiore difficoltà nel riconoscere le emozioni sui volti coperti dalle mascherine

Nei primi mesi del 2020, durante la prima ondata della pandemia da Covid-19, le mascherine chirurgiche sono passate dall’essere una rarità da medici e infermieri a oggetto comune e fondamentale per la vita di tutti i giorni; ma è possibile che coprendo il volto possano influenzare la comunicazione non verbale? “Di norma, siamo piuttosto bravi ad associare un’emozione a una determinata espressione del volto. Ma quando questo è mascherato, facciamo molta più fatica”, commenta Marco Marini, dottorando del Dipartimento di Psicologia e primo autore di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Reports proprio su questo tema. In particolare, il team di Marini ha condotto un esperimento, svolto interamente online durante la primavera 2020, che ha coinvolto 122 soggetti, ai quali è stato chiesto di individuare le espressioni e giudicare il grado di affidabilità di alcuni volti mostrati in fotografia. I volontari sono stati divisi in tre gruppi: il primo ha visto fotografie di volti scoperti, il secondo, invece, volti con mascherine, il terzo infine ha osservato volti con delle particolari mascherine che presentavano una finestra trasparente sulla bocca.

“Come prevedibile, i soggetti che vedono volti mascherati compiono molti più errori nel riconoscere le emozioni che questi esprimono”, spiega Alessandro Ansani, altro dottorando del Dipartimento di Psicologia, “confermando l’importanza della regione orofacciale nella decodifica delle emozioni”. “Inoltre”, aggiunge Fabio Paglieri, professore associato e ricercatore dello stesso dipartimento, “quelle stesse facce che senza maschera sono reputate inaffidabili ci incutono, quando mascherate, molta meno diffidenza”. Il risultato più interessante, però, è stato quello osservato nel terzo gruppo, che non ha riportato alcuna modifica della percezione delle emozioni, mentre l’impressione di inaffidabilità, cioè quanto siamo inclini a fidarci o meno di una persona a primo impatto, è solo parzialmente attutita. In una seconda fase dell’esperimento, i ricercatori hanno mostrato diverse facce prive di mascherina a tutti i partecipanti, chiedendo loro di indicare se le avessero già incontrate durante la fase precedente. In questo caso, il gruppo delle mascherine trasparenti non ha mostrato differenze rilevanti rispetto al gruppo delle mascherine tradizionali. Se è vero che le mascherine resteranno oggetto di utilizzo comune ancora per molto, allora forse è il caso di domandarsi se valga la pena di utilizzare più mascherine trasparenti, almeno nei contesti dove la comunicazione non verbale gioca un ruolo importante. Che siano i primi passi verso un nuovo concetto di normalità? Ce lo dirà solo il tempo. 

Immagine in evidenza: vperemen.com