infodemia

I vaccini sono l’unica arma per uscire dalla pandemia, parola del Nobel Houghton

A pochi giorni dall’assegnazione del Nobel per la medicina, il virologo britannico si è espresso sui vaccini anti-covid, l’unica soluzione per liberarci dalla pandemia. E forse anche dall’infodemia

Per Michael Houghton, premio Nobel per la Medicina 2020, il vaccino è l’unica arma in grado di liberarci dal virus. E per questo sarà necessario finanziare adeguatamente la ricerca, anche in previsione di future pandemie. A tal proposito ha affermato: “Mi stupisco, da virologo, del perché non tutti, subito, abbiano capito l’importanza della protezione, anche solo con una mascherina. Ci saranno altre pandemie. Dobbiamo essere pronti per la prossima pandemia, che potrebbe essere pericolosa come quella del Covid-19″.

Una riflessione che sarà bene tenere a mente nel mare magnum di dichiarazioni accumulate in questo anno. A tal proposito, si è tornati a parlare di “infodemia”. Ma facciamo un salto indietro. Correva l’anno 2003 quando David J. Rothkopf, politologo e giornalista americano, coniò il termine “infodemia”. Lo utilizzò in un articolo sul Washington Post per descrivere il dilagare di una “informazione epidemica” in concomitanza con l’epidemia da SARS, scoppiata in Cina nel novembre 2002.

In epoca pre-social, era infatti già evidente quanto fosse difficile fare informazione in occasione di un evento eccezionale con conseguenze importanti sulla salute pubblica. Il web, unito agli altri media, forniva una quantità abnorme di notizie, a volte prive di fondamento. A distanza di quasi venti anni, la pandemia da Covid-19 ha riportato all’attenzione di un pubblico sempre più ampio il problema dell’infodemia. Citando Rothkopf, si può ancora affermare che “se l’informazione è la malattia, la conoscenza è la cura”. Ma come accedere alla conoscenza? Di chi fidarsi?

In autunno, l’avvento dei vaccini, ottenuti e messi in commercio in tempi record, ha dato avvio ad un’altra fase delicata per chi si occupa di informazione e comunicazione. Da mesi si parla quotidianamente di vaccini in termini di sicurezza, efficacia nel contenere l’epidemia, equilibri geopolitici ed aspetti economico-finanziari. Solo poche settimane fa, la sospensione del vaccino Astrazeneca ha creato un grande caos mediatico su scala mondiale.

Tuttavia, in questa mole di notizie e opinioni, è possibile rintracciare contributi degni di nota sul ruolo dei vaccini. Tra questi c’è senza dubbio quanto dichiarato dal virologo britannico premio Nobel per la Medicina 2020, insieme a Harvey J. Alter e Charles M. Rice. In autunno Houghton, premiato per le ricerche sul virus che causa l’epatite C e le relative cure, si è infatti espresso sui vaccini anti-covid, sottolineando alcune perplessità tuttora valide. Entusiasta per la rapida formulazione e distribuzione del vaccino, ha da subito evidenziato la necessità di comprendere quale sarà la loro efficacia nel tempo. La rapida realizzazione non ha infatti consentito di fare alcune importanti valutazioni. In merito agli interrogativi sul vaccino, ha spiegato che i ricercatori “hanno seguito solo per due mesi le persone che hanno ricevuto il vaccino” sottolineando la necessità di “monitorarle a lungo per capire se la protezione sarà duratura.”

Secondo il nostro Istituto Superiore della Sanità, i test finora effettuati hanno dimostrato che la protezione sembra durare alcuni mesi. Serviranno tuttavia periodi di osservazione più lunghi per capire se sarà necessario ripetere la vaccinazione annualmente. Sarà inoltre importante monitorarne l’efficacia sulle varianti del virus che destano maggiore preoccupazione. Sono ancora tanti i quesiti relativi alla pandemia. Ma, insieme a Houghton, possiamo avere un’unica, grande certezza: i vaccini.

Immagine in evidenza: Google Creative Commons