Neanderthal

Il Dipartimento di Biologia ambientale di Sapienza e la scoperta dell’Homo Nesher Ramla

I ricercatori dell’ateneo romano hanno contribuito agli studi sui resti fossili di ominide rinvenuti sul sito israeliano di Nesher Ramla. Si tratta di un ritrovamento che potrebbe riscrivere la storia evolutiva dell’uomo

Un team internazionale di archeologi ha analizzato, per circa un decennio, alcuni frammenti di ominide emersi in una cava di calcare nel centro di Israele. Fino a giungere, qualche settimana fa, ad una sorprendente conclusione: si tratta di un umano di età arcaica imparentato probabilmente con i Neanderthal.

L’Homo Nesher Ramla, come è stato battezzato dal nome del sito della scoperta, visse tra 140 mila e 120 mila anni fa. La scoperta è pubblicata in due studi coordinati dalle università di Tel Aviv e Hebrew di Gerusalemme, con il contributo di ricercatori italiani del Dipartimento di Biologia ambientale della Sapienza e del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze. La rivista Science ha dedicato all’Homo Nesher Ramla un ampio articolo e la copertina del nuovo numero.

Ma perché questa scoperta è così importante?

Si è sempre pensato che la culla dei Neanderthal, la specie umana estinta che conosciamo meglio, fosse l’Europa. E che solo 70 mila anni fa si fossero estesi verso l’Asia.

Lo studio dei fossili di Nesher Ramla – porzioni del cranio, una mandibola e alcuni denti appartenenti a due individui – rivela che le cose potrebbero essere andate diversamente.

Israel Hershkovitz della Tel Aviv University, primo autore del paper, spiega:“Prima di queste scoperte, la maggior parte dei ricercatori credeva che i Neanderthal fossero una storia europea, con piccoli gruppi di i Neanderthal forzati a migrare verso sud per scappare dai ghiacciai in espansione, con alcuni che arrivarono nelle terre di Israele circa 70 mila anni fa. I fossili di Nesher Ramla ci portano a rivedere questa teoria, suggerendo che gli antenati dei Neanderthal europei vivevano nel Levante già 400 mila anni fa e migrarono ripetutamente verso ovest in Europa e verso est in Asia. Di fatto, le nostre scoperte implicano che i famosi Neanderthal dell’Europa occidentale sono solo dei resti di una popolazione più grandi che visse qui nel Levante e non viceversa”.

Analisi qualitative e quantitative dei fossili di Nesher Ramla mostrano una combinazione unica di caratteristiche neandertaliane e tratti più arcaici. Si tratta dunque di una fase di passaggio per l’evoluzione umana, una transizione da forme di Homo arcaiche verso le forme più moderne (Sapiens o i Neanderthal).

Le popolazioni umane del Pleistocene Medio sono andate incontro a fenomeni evolutivi “a mosaico”. L’elemento cruciale di questo ritrovamento è in particolare la datazione, circa 140 mila anni fa, in quella che viene definita la fine del Pleistocene medio“. Così Giorgio Manzi, paleoantropologo della Sapienza, che parla di un vero e proprio “blend evolutivo” di 200 mila anni fa.

Lo studio degli artefatti, rinvenuti accanto ai fossili, indica una certa similitudine con il modo di lavorare le pietre di Homo sapiens. Ad ulteriore sostegno di un’interazione di queste popolazioni del Pleistocene Medio con i nostri antenati.

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