La comunicazione

della scienza

intervista a Silvia Bencivelli

di Jacopo De Luca

Ad un anno dalla scomparsa di Rossella Panarese e Pietro Greco, StaR li ricorda attraverso le parole di Silvia Bencivelli, giornalista scientifica e docente del Master “La Scienza nella Pratica Giornalistica”

Rossella Panarese e Pietro Greco sono stati due pilastri della comunicazione scientifica italiana venuti a mancare a pochi mesi di distanza l’una dall’altro; due figure la cui eredità culturale è, a un anno di distanza dalla loro scomparsa, ancora viva e attuale.       

La voce di Rossella Panarese, più nota ai più in quanto autrice, curatrice e conduttrice per Radio Rai 3, si lega fortemente a un programma mattutino, Radio 3 Scienza, nel quale ogni giorno si discute di temi scientifici, approfondimenti culturali e di attualità. Nelle sue parole, Rossella mostrava sicurezza, senza nascondere però quanto fosse importante mettersi sempre in discussione per poter fare al meglio il proprio lavoro, come lei stessa affermava durante le sue lezioni al Master “La Scienza nella Pratica Giornalistica” della Sapienza: “Tutte le mattine ci poniamo questo problema: come fare a raccontare? perché la radio è narrazione e oralità. Come porre le domande giuste? perché la scienza ci insegna questo. E a rivolgerci proprio a chi ci sta seguendo?” 

Il cittadino deve imparare che esistono anche delle incertezze nella scienza che in questo periodo sembrano eccezionali, ma che in futuro diventeranno la norma.

Rossella Panarese

La scomparsa di Rossella Panarese e Pietro Greco ha lasciato un vuoto nei luoghi che hanno frequentato, ma i colleghi sono eredi ancora oggi dei loro insegnamenti. Silvia Bencivelli, giornalista scientifica, commenta così a proposito di ciò che ha significato per lei passare dall’essere allieva a collega di entrambi: 

“Pietro e Rossella sono stati miei maestri, soprattutto all’inizio della nostra conoscenza. Noi ora li ricordiamo insieme, e certamente erano amici e si stimavano molto, ma non erano così simili tra loro. Avevano fatto percorsi diversi e avevano impostazioni diverse. Certo che nel loro lavoro c’era la stessa idea di fondo: il racconto della scienza all’interno della società. La scienza per quello che costruisce nel nostro mondo, per quello che ci richiede di discutere pubblicamente, per l’impatto che ha, sia a livello personale che a livello collettivo”.

Il lavoro intellettuale di Rossella Panarese era inarrestabile: aveva firmato la voce “Comunicazione scientifica” per la Treccani e già nelle prime fasi di comparsa del COVID-19 aveva individuato quali sarebbero stati i temi caldi per i comunicatori scientifici.

“Perché viviamo un momento di profonda sfiducia nella scienza quando è proprio questo il periodo storico più importante in cui dovremmo ascoltare chi di scienza se ne intende?” Così Rossella risponde in una lezione sempre tenuta al Master “La Scienza nella Pratica Giornalistica”: “Il cittadino deve imparare che esistono anche delle incertezze nella scienza che in questo periodo sembrano eccezionali, ma che in futuro diventeranno la norma”.

Rossella Panarese, tuttavia, non era solo conosciuta come conduttrice radiofonica. Molti studenti l’hanno chiamata professoressa Panarese in diversi ambiti accademici. È soprattutto nei confronti dei futuri giornalisti e comunicatori scientifici che il lascito di Rossella è più evidente. Dal 1993 ha fatto parte del corpo docente del Master in comunicazione della scienza della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e, dal 2010, per il Master “La Scienza nella Pratica Giornalistica” della Sapienza. Nei diversi corsi e seminari che ha tenuto, soprattutto nell’ultimo periodo, ha sempre sottolineato il ruolo dei comunicatori scientifici in una società profondamente toccata dalla pandemia: “La scienza se non ha un supporto sociale non riesce a lavorare. Ha bisogno di noi, ha bisogno dell’approvazione e delle scelte politiche. Dobbiamo essere così bravi da comprendere questo aspetto che è parte del nostro ruolo di comunicatori”.

Rossella Panarese e Pietro Greco concordavano su quello che la loro eredità avrebbe dovuto rappresentare, ovvero una pratica attiva da svolgere soprattutto nelle classi, in modo tale che a trarre il massimo giovamento possano essere le future generazioni. È proprio durante le lezioni con gli studenti che Pietro raccontava quale fosse la missione del comunicatore scientifico: “Secondo me noi abbiamo una grande missione: di assolvere e di far sì che la «società della conoscenza» diventi una «società democratica della conoscenza». Lo dobbiamo fare in modo tale che il nostro rapporto con il pubblico sia empatico e non assertivo”.

Pietro Greco è stato giornalista, divulgatore e storico della scienza, uno dei fari della comunicazione scientifica in Italia, tra i fondatori della Fondazione Idis-Città della scienza di Bagnoli, a Napoli, del giornale online Galileo e del Master in Comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste, dove è stato a lungo vicedirettore e condirettore. Ha seguito una strada parallela a quella di Rossella Panarese nell’insegnamento e alla conduzione di Radio 3 Scienza, e dal 2006 al 2008 è anche stato consigliere del Ministro dell’università e della ricerca, Fabio Mussi. Segni concreti del suo impegno si ritrovano nel suo rapporto con le istituzioni e la politica, proprio come affermò in un convegno del 2018 sull’importanza della scienza in ambito culturale ed economico al Palazzo delle Esposizioni, parole ancora oggi estremamente attuali: “Abbiamo un’Europa che ha una politica scientifica molto debole, con 27 luoghi in cui si fa politica della ricerca divergente. Tutti questi sono campanelli d’allarme e sta a tutti noi cercare di sentirli e agire. Se si pensa che la conoscenza sia costosa, pensate con l’ignoranza”.     

Noi abbiamo una grande missione: assolvere e far sì che la “scienza della conoscenza” diventi una “società democratica della conoscenza”.

Pietro Greco

Ed è proprio nei luoghi in cui la conoscenza viene trasmessa che è possibile osservare il lascito tangibile dell’esperienza di Pietro Greco. Quale è stato il suo contributo alla formazione professionale ed etica dei comunicatori della scienza?

“Con Pietro il rapporto è diventato diverso nel tempo” racconta Silvia Bencivelli, “lui è sempre stato un freelance, orgoglioso di fare molte cose, e per me è stato un maestro in questo. Mi ha mostrato la possibilità di combinare tanti modi diversi di parlare di scienza. In generale, rispetto alla nostra intera comunità, forse il suo lascito principale è quello di averci dato dignità. Dignità di mestiere. Per molti scienziati la comunicazione della scienza deve essere ancillare rispetto al loro mestiere: loro fanno scienza e noi ne parliamo. Darci dignità, soprattutto all’interno del mondo della scienza italiana, non era un compito semplice”. 

“I lasciti di Rossella e Pietro per noi sono stati enormi” continua Silvia Bencivelli. “Probabilmente il principale è un lascito di impronta filosofica, su cos’è il nostro mestiere e su come lo si esercita nella connessione di tre aspetti molto complicati: la società, il mondo della comunicazione e dei media, e il mondo della scienza. Poi ci sono tanti lasciti più piccoli, personali, su come hanno indirizzato molti di noi nei loro percorsi di vita e professionali”.

In merito agli insegnamenti lasciatici da Rossella Panarese, Silvia aggiunge: “Rossella ha anche avuto il merito di mostrarci delle possibilità di discussione che fossero mescolabili con l’intrattenimento. Il primo obiettivo di Rossella era fare buona radio e la riflessione su come si può fare buona radio parlando di scienza è una cosa che personalmente devo soprattutto a lei”.

L’eredità di questi due personaggi, dunque, è diretta e indiretta. Non è solo impressa nei luoghi che hanno frequentato, ma è soprattutto presente nelle persone con le quali sono venute a contatto. È un’eredità a disposizione di tutti che si fonda su un diritto fondamentale che la società deve imparare a riconoscere, come afferma Pietro Greco in una delle sue importanti lezioni: “Noi tutti abbiamo il diritto di conoscere le cose al meglio della scienza disponibile”.

Silvia Bencivelli, Medico, Giornalista scientifica, autrice e conduttrice radiotelevisiva

Jacopo De Luca, Biologo ambientale e studente del Master “La Scienza nella Pratica Giornalistica” della Sapienza Università di Roma