Mangiare per la ricerca: identificare biomarcatori di aderenza alla dieta mediterranea

Mangiare per la ricerca: identificare biomarcatori di aderenza alla dieta mediterranea

Il Gruppo Orientamento Nutrizione Giovani (Gong) di Sapienza Università di Roma cerca volontari per un progetto. Lo scopo è semplice: sottoporsi a una dieta mediterranea di una settimana per identificare biomarcatori di aderenza alla dieta

La dieta mediterranea si basa su alimenti tipicamente consumati dalle popolazioni che si affacciano sul bacino dell’omonimo mare. È costituita in particolar modo da cereali, frutta, verdura, semi, olio di oliva e si consumano più raramente carni rosse e grassi animali. Si mangiano, anche se in minor misura, pesce, carne bianca, legumi, uova, latticini, vino rosso e dolci di varia natura. Un regime alimentare che è stato riconosciuto dall’Unesco come bene protetto e inserito nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità nel 2010.

Molti ricercatori hanno sviluppato diversi indici per valutare sia la qualità che l’aderenza alla dieta, ma tutti hanno evidenti limiti. Questi sono calcolati in base a questionari somministrati al paziente e, spesso, non rispecchiano le sue reali abitudini alimentari. C’è bisogno, dunque, di un indicatore che sia più preciso. Per questo motivo il Gruppo Orientamento Nutrizione Giovani (Gong) di Sapienza Università di Roma ha deciso di partecipare al progetto: “Identificazione di biomarcatori di aderenza alla Dieta Mediterranea in una popolazione universitaria di Sapienza (Gong) mediante analisi metabolomica Nmr”.

Un biomarcatore è un parametro biologico oggettivo che, grazie a studi di metabolomica, la scienza che studia le “impronte” chimiche lasciate da specifici processi cellulari, è in grado di misurare il livello di aderenza a diversi regimi alimentari, inclusa la dieta mediterranea. Nonostante l’esigenza sia chiara, una domanda sorge spontanea: perché dovrebbe essere così importante ricercare dei biomarcatori per identificare quanto la nostra dieta è fedele a quella mediterranea?

Molti studi confermano come la dieta mediterranea sia un modello alimentare salutare. Secondo un lavoro di Widmer, pubblicato su The American Journal of Medicine, ad esempio, la dieta mediterranea è in grado di diminuire il rischio di insorgenza di malattie croniche e degenerative come tumori, malattie cardiovascolari, obesità e molto altro. Aderire alla dieta mediterranea significa, quindi, diminuire il tasso di mortalità per queste malattie. A queste evidenze scientifiche positive, però, si accostano alcune considerazioni negative su quanto, in media, questa dieta viene rispettata.

Nonostante le numerose prove di evidenza dell’effetto positivo sulla salute, nel nostro paese sembra che si stia perdendo memoria e abitudine ad applicare nel quotidiano i dettami della dieta mediterranea”, afferma il team del Gong che conduce lo studio, “secondo le diverse indagini statistiche e l’applicazione dei diversi indici di aderenza alla dieta mediterranea, infatti, si assiste globalmente a un calo dell’aderenza a questo regime alimentare”. Questo sottolinea l’importanza dello studio che potrebbe fornire ulteriori strumenti per migliorare la nostra salute.

Offrirsi come “cavie” per aiutare la ricerca è possibile. I partecipanti, previa sottoscrizione del consenso informato, dovranno solo rispettare alcuni prerequisiti utili allo studio: avere una età compresa fra i 18 e 30 anni, essere italiani di etnia caucasica che non seguono abitualmente il modello alimentare mediterraneo e avere un indice di massa corporea fra i 18,5 e i 29,9 Kg/m2. Per ulteriori informazioni è possibile scrivere una mail a gong-sapienza@uniroma1.it.