Migrazioni corpi frontiere spazi

Migrazioni corpi frontiere spazi

con Vittorio Lingiardi

di Sofia Gaudioso

In occasione dei corsi della SSAS, la Scuola di studi avanzati della Sapienza, il 2 marzo abbiamo partecipato alla lectio di Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, professore e senior research fellow della SSAS dal titolo: “Le radici e le ali: migrazioni, metamorfosi, identità”. 

“Migrazioni, metamorfosi e identità. Queste tre parole abitano il presente e affondano nel cuore della storia”. Così Vittorio Lingiardi introduce il tema della lezione: le migrazioni. Questo è infatti un termine che si addice agli obiettivi della Scuola superiore di studi avanzati della Sapienza e alla sua volontà di creare occasioni di scambio, dialogo e formazione interdisciplinare. Nel titolo della sua lectio magistralis c’è anche la metafora delle radici e delle ali. “Le radici – dice Lingiardi – rappresentano il passato e la memoria. Le ali invece sono un simbolo del futuro e della trasformazione.” Trovare un equilibrio tra queste due dimensioni apparentemente incompatibili è però necessario alla costruzione dell’identità. 

Nei dibattiti pubblici il termine migrazione è solitamente riferito ai movimenti di individui e di popoli e quindi a parole come immigrato, emigrato, migranti. “Sono parole – dice Lingiardi – che conducono a narrazioni, individuali e collettive, che la politica difficilmente riesce a incontrare soprattutto quando si lascia incantare cortocircuiti disumanizzanti o dall’illusione di un’identità forte, vincente”. Proprio questo senso di identità forte, del tipo “prima gli italiani”, ci allontana da quel principio di convivenza su cui l’Europa si fonda. La scena politica di oggi sembra incapace di trovare l’equilibrio tra le radici e le ali, un equilibrio che è anche psicologico tra la nostalgia e la trasformazione. Questa incapacità è il sintomo di una società che ha paura dell’altro e del cambiamento.

Migrazione è un termine che include però anche altri significati e che porta a riflessioni profonde. 

“Le migrazioni non sono solo viaggi difficili e dolorosi, sono anche scambi vitali, coraggiosi e  fecondi di cultura”.Questo significa che i linguaggi, le idee, le parole stesse, sono da considerarsi fenomeni migratori. “Le culture – continua infatti Lingiardi – sono sempre figlie di migrazioni: di esperienze, parole e idee”. 

Tra i temi che la  parola “migrazioni” porta con sé c’è anche quello dei corpi: il mistero e l’attualità delle “migrazioni di genere”. “Corpi in transito – afferma Lingiardi – che oggi chiamiamo Afab, assigned female at birth, e Amab, assigned male at birth; corpi fisici e psichici che vogliono migrare verso altre destinazioni di genere. A volte per raggiungerle in una piena identificazione binaria, male to female o female to male, altre per sperimentare transiti meno polarizzati”. 

La non coincidenza tra il sesso, che è un dato biologico e anatomico, e il genere, che è un dato culturale, chiede la metamorfosi. “Ogni metamorfosi contiene un’aspirazione e una malinconia: la felicità per essere ‘diventati’ sé stessi, la malinconia come lavoro della memoria e della perdita”. 

Il tema di come ci definiamo rispetto all’anatomia riguarda tutte e tutti, e oggi è in continua crescita. 

“Lo studio di tutto ciò che riguarda le migrazioni implica la consapevolezza che, in un modo o nell’altro, siamo tutti figli di migrazioni”, conclude Vittorio Lingiardi. 

Vittorio Lingiardi, psichiatra, psicoanalista e professore ordinario di Psicologia dinamica presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza università di Roma, e Senior Research Fellow della Scuola Superiore di Studi Avanzati Sapienza (SSAS)