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Morto Ei-ichi Negishi, premio Nobel per la chimica

Da giovane studente a brillante ricercatore. Questa la storia di Negishi, lo scienziato della rivoluzionaria sintesi organica

L’università Purdue, dello stato americano dell’Indiana, ha comunicato, il 6 giugno, la notizia della morte di Ei-Chi Negishi, premio Nobel per la Chimica nel 2010. Lo stimato scienziato giapponese è noto per aver scoperto la reazione chimica chiamata “accoppiamento di Negishi”, che utilizza il palladio come catalizzatore per la sintesi organica. Ha condiviso, per questo lavoro, il premio Nobel per la chimica nel 2010 con il ricercatore statunitense Richard Heck, dell’università del Delaware, e con il giapponese Akira Suzuki, della Hokkaido University. La scoperta dei tre scienziati, definita dagli stessi “grande arte in provetta”, costituisce uno degli strumenti più sofisticati della chimica e ha permesso la produzione di nuovi farmaci, tra cui il naprossene, e della tecnologia Oled che ha migliorato notevolmente gli schermi di computer e televisioni, e molto altro. 

Negishi nasce il 14 luglio 1935 a Changchun, città della Manciuria, allora possedimento nipponico, e inizia ad Harbin la scuola elementare, che poi termina in Corea, a Seoul. Poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale si trasferisce con la famiglia a Rinkan, una piccola zona boscosa a sud-ovest del centro di Tokyo, considerata dallo scienziato la sua vera prima “città natale”. Qui vivono principalmente di allevamento e agricoltura, ma Negishi afferma di ricordare con piacere gli anni dell’infanzia così trascorsi. Nonostante la sua brillante carriera scolastica, non ha poche difficoltà ad accedere alla Shonan High School, scuola superiore di élite della sua prefettura. Avendo un anno in meno rispetto ai suoi compagni, Negishi soffre l’alto livello di competizione dell’istituto, finché non decide di perseguire il sogno di entrare all’università di Tokyo e di diventare un vero studente modello.
Raggiunto il primo posto, tra più di 400 studenti, nella graduatoria scolastica, Negishi supera l’esame di ammissione all’età di 17 anni, diventando uno degli iscritti più giovani. 

I primi due anni al campus di Komaba non si dedica molto alle materie scientifiche ma piuttosto alla psicologia e alla lingua tedesca, e coltiva un grande interesse per la musica classica occidentale.  Dirige infatti un piccolo gruppo di cori che si esibisce a casa di Tsuguo Suzuki, suo insegnante di musica della scuola media, di cui sposerà la figlia Sumire, con cui rimane per tutta la vita.
Per il secondo biennio di università frequenta il dipartimento di chimica applicata con specializzazione in chimica industriale, ma è un periodo tutt’altro che sereno per lo scienziato.
Nel luglio del 1955 viene infatti ricoverato per gravi problemi gastrointestinali e, dovendo saltare la maggior parte degli esami, è costretto a ripetere il terzo anno di università.
Durante quell’anno fa domanda per una borsa di studio, che poi ottiene con successo dopo aver preso la laurea in chimica organica sintetica, alla Teijin, una delle principali aziende di polimeri sintetici, dove lavora come chimico dei laboratori di ricerca di Iwakuni. Nello stesso laboratorio inizia a seguire un corso di conversazione con un tutor madrelingua inglese, per acquisire una buona grammatica e un buon lessico colloquiale.
Dopo aver sostenuto un brillante esame, scritto e orale, viene scelto dalla commissione Fulbright per una borsa di studio per prendere il dottorato di ricerca negli Stati Uniti. Negishi si trasferisce quindi in America, nel 1960, per frequentare l’università della Pennsylvania. 

Lo scienziato inizia qui a coltivare il sogno di vincere un Nobel, potendo affiancare diversi vincitori durante il loro lavoro. Prima del 1960 il Giappone ne aveva prodotto solo uno, H. Yukawa, premio Nobel per la fisica nel 1949.
Negishi afferma di essere stato piuttosto goffo all’inizio del suo percorso in laboratorio, e questo lo ha portato a mettere in discussione molti aspetti della sintesi organica.
Da qui l’inizio del lavoro che gli ha portato il tanto ambito premio, lavoro che lo scienziato ha spesso paragonato a un gioco con i lego, che “possono essere messi insieme per creare oggetti di qualsiasi forma, dimensione o colore”. 

Nel 1979 si trasferisce in Indiana e diventa titolare della cattedra di chimica dell’università di Purdue, posto che mantiene fino al 1999, ma per il quale viene ancora oggi ricordato.

Il mondo ha perso un uomo alto e adorabile, qualcuno che ha fatto la differenza nella vita delle persone come scienziato e come essere umano”, ha osservato infatti il presidente di Purdue Mitch Daniels. “Siamo rattristati dalla sua scomparsa, ma grati per le sue scoperte, che hanno cambiato il mondo”. 

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