Savoir faire

Savoir faire

Un lavoro che nasce dalla passione e il rispetto dei codici. Il cerimoniale, a supporto della segreteria della Rettrice, si occupa della realizzazione e dell’organizzazione degli eventi nella Sapienza, fatto da persone che amano quello che loro definiscono “mestiere”. Siamo andati alla scoperta di che cos’è il cerimoniale e cosa vuol dire farne parte.

Intervista a Donatella Carini e Francesca Pariti

di Mattia La Torre e Diego Parini

Dietro la realizzazione di tutti gli eventi della Sapienza c’è una squadra di persone che formano il Cerimoniale che fa da supporto alle attività della segreteria della Magnifica Rettrice. Gli eventi necessitano di organizzazione, ma il motore che muove tutto è la passione delle persone che lavorano al cerimoniale: Comasia Lupo, Mirella Marotti, Francesco Nanni, Francesca Pariti, la responsabile Donatella Carini e il grande supporto della Magnifica Rettrice. Ma che cos’è il cerimoniale? “Il cerimoniale è un insieme di regole e di forme che devono essere seguite”, nella definizione dataci da Donatella Carini. Non essendo un ufficio obbligatorio gran parte delle università italiane non hanno un cerimoniale vero e proprio. Nelle università in cui il cerimoniale non è presente, questo lavoro viene svolto direttamente dalla segreteria del Rettore oppure dal settore eventi. Nella Sapienza si svolgono circa duecento eventi all’anno, tra i quali grandi eventi istituzionali come l’inaugurazione dell’anno accademico “il nostro evento più importante”, come afferma Carini, oppure la consegna delle lauree o dei dottorati honoris causa, o ancora le firme degli accordi, su come un testo deve essere redatto per poi essere firmato. Tutto questo è opera del Cerimoniale, anche se la collaborazione con le persone e il personale della Sapienza è fondamentale. Infatti, per organizzare un evento il cerimonialista deve mettersi in contatto con le diverse componenti della Sapienza, uno tra tutti è l’AGE (Area Gestione Edilizia), il quale ha la gestione dell’Aula Magna. Quindi per realizzare un evento in Aula Magna è imprescindibile collaborare con AGE per avere a disposizione: l’aria condizionata o il riscaldamento, il tecnico, l’economato per il trasporto e il facchinaggio, la sicurezza, i contatti con il commissariato per informarli della presenza di autorità, e via dicendo. Una creazione, “il fiore all’occhiello di questo ufficio”, così è stato definito da Carini, promotrice dell’iniziativa, incredibilmente funzionale è il sistema di prenotazione dell’Aula Magna. Con questo sistema automatizzato è stato reso più semplice prenotare un posto ad un evento, con l’indicazione precisa per la sicurezza di chi parteciperà. Il cerimoniale è un insieme di regole. Come il decreto per l’ordine delle precedenze, istituito dal Presidente Ciampi nel 2006, dove ogni carica ha la sua importanza e il suo ordine di precedenza; la regola della destra, “una regola universale”, spiega Carini, “in qualsiasi luogo del mondo la persona più importante sta al centro, quella che viene immediatamente dopo per importanza sta alla sua destra, alla sinistra la numero tre”. Se ci pensate questa regola la osservate anche nelle bandiere, qui alla Sapienza: al centro l’Italia, a destra l’Europa, e a sinistra la Sapienza. Le regole. Senza le regole non esisterebbe il cerimoniale. “Il cerimoniale non è un lavoro, il cerimoniale è un mestiere”.

Donatella Carini, Responsabile del settore eventi celebrativi e culturali della Sapienza Università di Roma

Dottoressa Pariti, qual è la sua formazione e come è arrivata a lavorare al cerimoniale della Sapienza?

Io sono laureata in lettere classiche, ho conseguito la laurea triennale a Lecce presso l’Università del Salento e poi ho deciso per la magistrale di iscrivermi alla Sapienza Università di Roma. Attualmente sto frequentando il primo master in Italia in cerimoniale, galateo ed eventi istituzionali, organizzato dalla Sapienza, da ANCEP e dall’ Accademia Italiana Buone Maniere Galateo e Costume. Ho iniziato a lavorare al cerimoniale con uno stage post-lauream, grazie alla Sapienza, proponendomi per lavorare al settore eventi celebrativi e culturali, la cui responsabile era appunto la dottoressa Donatella Carini, il mio mentore da quando ho iniziato ad approcciarmi agli eventi. Il cerimoniale, o comunque l’organizzazione di eventi, è stata sempre la mia aspirazione; grazie alla Sapienza e alla dottoressa Carini ho potuto realizzare e applicare i miei sogni alla realtà. Ho sempre desiderato entrare dentro il cuore degli eventi, assistere al backstage e tutto quello che c’è prima, vivere l’emozione dell’evento, perché ogni evento ha una sua emozione, una sua adrenalina, una sua storia.

Qual è stato l’evento o la cerimonia che l’ha coinvolto maggiormente?

Ne posso ricordare due. Il primo è stato durante la mia esperienza di stage, quando Donatella mi ha dato l’opportunità di collaborare con il Cerimoniale per un evento del tutto eccezionale. In quell’occasione partecipai alla mia prima cerimonia alla presenza del Presidente della Repubblica, al tempo Giorgio Napolitano. Il mio primo approccio con il cerimoniale della presidenza della Repubblica è stato da semplice stagista, in silenzio scrupoloso, facevo quello che l’allora capo del cerimoniale mi richiedeva. Rimasi affascinata da tutta l’organizzazione, dalla presenza sincronica dei corazzieri al seguito del Presidente, dall’emozione quando la più alta carica dello Stato fa ingresso in aula. Invece, l’evento che mi è rimasto proprio nel cuore, per cui mi sono sentita assolutamente fortunata e privilegiata in quanto parte del Cerimoniale della Sapienza, è stato la consegna del premio Nobel a Giorgio Parisi. Quel giorno mi sono resa veramente conto dell’importanza di un ufficio del genere all’interno di una struttura come la Sapienza. In quel momento io, da operatrice, ho vissuto la storia. Nel mio piccolo, in qualche modo, l’ho scritta. Quella cerimonia rimarrà un unicum, un’esperienza assoluta e quasi sicuramente irripetibile: credo sia quasi impossibile che si verifichi nuovamente un evento fuori dalla sede ufficiale e tradizionale di consegna dei Premi Nobel. Sentire la fanfara, assistere alla premiazione, mi sono sentita orgogliosa di lavorare al cerimoniale.

La dottoressa Carini ci diceva che chi lavora al cerimoniale fa più un mestiere che un lavoro, si sente di abbracciare questa idea?    

Il cerimoniale è un mestiere che va scelto. Tutti i lavori hanno delle difficoltà, ma per il cerimoniale bisogna avere tanta passione, tanta costanza, la necessità di mettersi sempre in discussione e la necessità di confrontarsi con gli altri. Esistono dei codici da conoscere, che ci unificano a livello internazionale, tuttavia, bisogna avere tanta sensibilità, perché oltre ai codici e oltre alla legge, ogni cerimonia è a sé. Bisogna avere la costanza e la pazienza di ascoltare l’interlocutore che organizza, cercare di rendere al meglio in una cerimonia secondo i principi del cerimoniale, ma ovviamente anche secondo le esigenze delle persone con cui si sta collaborando.

Quali sono secondo lei gli elementi per la buona riuscita di un evento o di una cerimonia?

È importante entrare dentro la sensibilità dell’interlocutore, molto spesso sono docenti o persone esterne con cui collaboriamo. È fondamentale il lavoro di squadra, non è un lavoro che si può fare singolarmente, non è un lavoro che si fa per la gloria personale o per un riconoscimento personale, ma se si vince, si vince in squadra. Noi siamo in collaborazione costante, esiste una guida che è la nostra responsabile, ma tra noi colleghi, con Francesco, Mirella, Comasia cerchiamo sempre di avere un rapporto molto stretto a livello collaborativo. Durante la cerimonia, ognuno di noi deve sapere il da farsi rendendosi indipendente, pur rispettando il programma di squadra, per essere operativi al massimo il giorno dell’evento. Altri elementi fondamentali sono l’ascolto, la pazienza e il self control, perché il “brivido del cerimoniale” è l’imprevisto, che c’è sempre, in ogni cerimonia. In quel momento l’importante è mantenere il controllo e riuscire a pensare a una soluzione alternativa, che possa salvare la cerimonia, o evitare sbavature importanti.

Francesca Pariti, cerimoniale della Sapienza Università di Roma

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