Scindere atomi, responsabilmente: la presa di coscienza di Otto Hahn

Scindere atomi, responsabilmente: la presa di coscienza di Otto Hahn

La reazione di un chimico immerso nella storia. Dal disinteresse all’impegno attivo, il percorso di coinvolgimento civile dello scienziato che scopri la fissione nucleare

«Eravamo giovani, felici e spensierati – forse politicamente troppo spensierati».Sono le parole usate da Lise Meitner, collaboratrice di Otto Hahn dal 1907 al 1937, per riassumere l’approccio dei due alla vita. E in effetti Otto spensierato lo era sempre stato. Nato nel 1879 a Francoforte in una famiglia agiata, studia chimica all’università di Marburgo dove, sebbene dedito alla goliardica vita di confraternita (confesserà che la domenica mattina lo si doveva tirare fuori da sotto a un tavolo), consegue il dottorato. Non è nemmeno interessato alla ricerca, ma cambia idea nel 1904, quando si trasferisce a Londra per studiare qualche mese alla University College sotto la supervisione di Sir William Ramsay, il quale al loro primo incontro è perentorio: «Tu lavorerai sulla radioattività». È un pugno di parole che segna l’avvio di una formidabile carriera scientifica, che lo porterà negli anni a scoprire numerosi elementi radioattivi e a sviluppare una nuova branca della chimica, la radiochimica.

Otto Hahn e Lise Meitner nel 1912 (Credits: Wikimedia Commons)

Ma se i successi accademici sono costanti, la leggerezza di spirito che lo contraddistingue è destinata a seguire un’evoluzione più burrascosa. A scalfirla per la prima volta ci pensa lo scoppio della Grande guerra. È il 1915, le trincee sono piene e per svuotarle si cominciano a usare i gas tossici. Otto è chiamato a svolgere attività di ricerca e di test sul campo di battaglia. Non ha scelta, ma compie il suo dovere senza porsi particolari scrupoli morali, anche dopo essere stato diretto testimone delle atroci sofferenze inflitte a una truppa russa attaccata col gas nel giugno del ’15. Quell’esperienza lo turba, ma non al punto da modificare la sua indifferenza rispetto alla politica, che gli farà dichiarare nel ’33 di non essere preoccupato dall’elezione di Adolf Hitler a cancelliere tedesco.

Il vero inizio della sua svolta interiore coincide con l’inasprirsi del regime nazista. La sua compagna di laboratorio Lise Meitner è ebrea ed è costretta a emigrare a seguito delle leggi razziali del ’38. L’episodio ha un grande impatto su Otto che con il peggiorare della situazione inizia ad assumere apertamente posizioni molto critiche verso il partito e a prodigarsi per proteggere i suoi colleghi vittime delle persecuzioni in atto. Di lui Albert Einstein dirà che fu «uno dei molto pochi che rimase retto e fece il meglio che poté in quegli anni disgraziati».

9 Agosto 1945: l’esplosione di Fat Man, la seconda bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti sul Giappone

Poi, la bomba. È il 6 agosto 1945 e gli americani sganciano Little Boy su Hiroshima. La deflagrazione è devastante come il senso di colpa che attanaglia Otto nell’apprendere la notizia: anche se non coinvolto in ricerche militari, era stato lui, sette anni prima, a scoprire il processo alla base del funzionamento della bomba atomica, la fissione nucleare. Ovvero la possibilità di scindere nuclei atomici molto pesanti, come quello dell’uranio, in nuclei più leggeri, e la conseguente emissione di un’enorme quantità di energia. Una scoperta che, ironicamente, vale a Hahn il conseguimento del premio Nobel per la chimica nello stesso anno.

Dopo la guerra, Otto è ormai un uomo diverso. Il suo prestigio internazionale e la sua riconosciuta integrità morale lo portano a fondare e dirigere la Società Max Planck, l’istituto da cui passa la ricostruzione del mondo scientifico della Germania Ovest. Contestualmente, Otto intraprende una costante attività di sensibilizzazione contro l’uso dell’energia nucleare per scopi militari. I suoi sforzi lo renderanno uno dei principali portavoce della responsabilità della scienza verso la società.

La Dichiarazione di Mainau del 1955, scritta insieme a Max Born e firmata da cinquantadue premi Nobel, è l’emblema del percorso di consapevolezza che ha accompagnato la sua vita di scienziato: «Con piacere abbiamo dedicato la nostra vita al servizio della scienza. Essa rappresenta, crediamo, una strada verso una vita più felice per le persone. Con orrore constatiamo che proprio la scienza sta dando all’uomo i mezzi per distruggere se stesso. […] Tutte le nazioni devono decidere di rinunciare alla violenza come ultima risorsa della politica. Se non sono preparate a farlo, cesseranno di esistere».

Credits immagine in evidenza: http://www.faz.net/aktuell/rhein-main/frankfurt/frankfurt-otto-hahns-nachlass-bleibt-hier-11124933.html