Un'inarrestabile ricercatrice

Un’inarrestabile ricercatrice

Di Andrea Perfetto, III J, IIS “Di Vittorio – Lattanzio”, Roma

Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. Il vincitore verrà designato sulla base del numero di voti ricevuti e della valutazione da parte di una giuria di qualità. Le votazioni partiranno il 15 giugno 2020. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.

La storia ci insegna che i progressi nella scienza sono il frutto di grandi passioni e anche il risultato di strenui sacrifici. Un caso esemplare è rappresentato da Marie Curie, un’inarrestabile ricercatrice che ha dedicato tutta la sua esistenza alla ricerca, per il progresso dell’umanità.

Maria Salomea Skłodowska, primo nome di Marie Curie nacque a Varsavia nel 1867. Si trasferì in Francia e si sposò con Pierre Curie, nato a Parigi nel 1859. Marie Curie fu la prima donna a vincere 2 premi Nobel, uno per la fisica e uno per la chimica. Morì il 4 luglio 1934 a Sancellemoz (Francia).

Marie Curie era una fisica, ed insieme al marito Pierre e al cognato condusse diverse ricerche sia nel campo della fisica sia in quello della chimica. Questa scienziata vinse il primo premio Nobel per la fisica nel 1903 sui fenomeni radioattivi. In quello stesso anno fu attribuito il premio Nobel anche ad Antoine Henri Becquerel per la scoperta della radioattività. Marie Curie insieme a suo marito si dedicarono, in un laboratorio di fortuna e con strumenti rudimentali, agli studi nel campo della radioattività naturale, scoperta da Becquerel nei sali di uranio. I coniugi Curie notarono che alcuni campioni di pechblenda erano più radioattivi di quanto lo sarebbero stati se costituiti da uranio puro. Decisero così di esaminare tonnellate di pechblenda e nel luglio del 1898 riuscirono a isolare una piccola quantità di polvere nera avente attività pari a circa 400 volte quelle dell’uranio. In questa polvere c’era un nuovo elemento che venne chiamato polonio. Il radio venne scoperto mentre i Curie stavano studiando la pechblenda e ne rimossero l’uranio, scoprendo che il materiale restante era ancora radioattivo. Nel 1902 il radio fu isolato puro, nella sua forma metallica. Nel 1911 fu attribuito a Marie Curie un altro premio Nobel, questa volta per la chimica, per essere riuscita ad isolare il radio come metallo. Nello stesso anno Ernest Rutherford eseguì l’esperimento del foglio d’oro, nel quale dimostrò la validità del modello nucleare dell’atomo, e Antonius van den Broek propose l’idea che gli elementi siano disposti nella tavola periodica seguendo la carica nucleare positiva anziché secondo il peso atomico.

Grazie al lavoro di Marie Curie nel campo della radioattività, ora conosciamo molto meglio le radiazioni. Sappiamo che esistono sostanze radioattive sia naturali che artificiali. Il berillio e il polonio possono essere utilizzati per creare una sorgente di neutroni e vengono usati ad esempio per le armi nucleari. Il radio invece può essere usato per realizzare la vernice luminescente. Le sostanze radioattive possono essere impiegate per scopi bellici, medici e per produrre energia. Marie Curie è stata per tutta la sua esistenza un’inarrestabile ricercatrice che aveva dovuto abbandonare il suo Paese di origine perché in Polonia all’epoca era negata alle donne l’istruzione superiore. Nonostante ciò grazie alla sua passione per la ricerca, lei poté studiare e oggi viene ricordata come una tra i più grandi scienziati mai esistiti.

Credits immagine: Smithsonian Institution Archives