se non è cromo è tripsi

se non è cromo è tripsi

A Parigi ragazze e ragazzi portano elegantissim* le tinte smorte. Rosa che poi sono beige, grigi, tanti grigi, bianco e nero. Ma un nero e un bianco che non si vedano. Che si confondano con il ferro battuto dei balconi. Tutto si confonde con i cieli. Ci può essere anche qualche elemento rock-punk, ma non luccica. Con la primavera appaiono le righe, gli azzurri, e macchie di rosso. Non quello italiano, una gradazione con una punta di arancio. A Napoli sono beige e blu. Pronti a prendere il mare. A Roma beige e neri. Incerti su cosa sia l’eleganza. Se ci vuole di più o di meno. Se si deve fare come al sud o come al nord. Se si deve vestire a destra o a sinistra, se alternativi o governativi. A Milano, per certi versi aspirano al nero come a Parigi, con la triennale, gli architetti e le architette. Nelle metropoli tutte ci sono anche gli scozzesi di passaggio in kilt, gli americani con le sneakers, e gruppi misti di stranieri, stabili o instabili, che fanno i colori ampi delle città. 

Nella scienza i colori sono strumenti di studio. Un’analisi visiva differenziata e indiretta che ci guida nelle scoperte. Anche una moda, ma non solo. Per esempio. Tutti abbiamo negli occhi le immagini dei cromosomi, unità fondamentali nelle scienze della vita, ospiti del nostro codice genetico, determinanti, in salute e in malattia. Ecco. Le vecchie immagini dei cromosomi, seppur di grande suggestione, erano in bianco e nero. Ora sono tinte di giallo, di rosso, di blu, di verde, per capire l’organizzazione di DNA e cromosomi. Le alterazioni tollerabili o intollerabili. Gli scambi e le deformazioni. I fenomeni macroscopici come la cromotripsi, una frammentazione estrema del cromosoma osservata nelle cellule tumorali. 

A prescindere dalla specie, dalla situazione, dal contesto, i cromosomi si mostrano multicolor. Come quelle bandiere che a Parigi, a Roma, a Milano, a Napoli, raccontano l’arcobaleno dei generi.