Mather

John C. Mather, “un pesce grosso in un laghetto”

La storia di un piccolo bambino che sognava di diventare un grande scienziato. E ci è riuscito alla perfezione

L’interesse per la scienza di John Cromwell Mather, premio Nobel per la Fisica nel 2006 (con George F. Smooth) “per la scoperta delle anisotropie del corpo nero presenti nella radiazione cosmica di fondo, è iniziato molto presto. Il suo primo ricordo scolastico risale a sei anni: riempiendo un’intera pagina di numeri si rese conto che non sarebbe mai arrivato al più grande numero possibile, intuendo il concetto di “infinito”. In quegli anni Marte passò molto vicino alla Terra e gli fu regalato un telescopio con il quale il piccolo John sperava di vedere i canali del pianeta rosso. Ma Marte era troppo piccolo anche con il telescopio. Alle elementari leggeva libri di scienze mentre gli altri ragazzi facevano sport, metteva da parte la paghetta per comprare kit per costruire radio, prendeva in prestito libri di ottica per fabbricarsi un telescopio rifrattore. Si riteneva fortunato di poter frequentare i campi di studio estivi: per dieci settimane poteva infatti imparare le basi di matematica, fisica, meccanica quantistica, relatività, ottica, fisica nucleare e cosmologia. Insomma, a soli sedici anni era convinto che avrebbe avuto un grande futuro: le vittorie al Concorso Nazionale di Matematica (in cui si classificò settimo) e al Concorso Statale di Fisica (in cui arrivò primo) lo fecero sentire già un piccolo grande scienziato, tanto che i genitori dovettero ricordargli che era solo “un pesce grosso in un laghetto” e che non poteva sapere cosa sarebbe successo nel mondo reale.

Mappa della temperatura dello spettro di radiazioni dello sfondo cosmico a microonde determinato con il satellite COBE durante i primi due anni di misurazioni (1990-1992)
Wikimedia Commons

Dopo il diploma (con lode) al College arrivò il momento di confrontarsi col mondo reale, per l’appunto: dalla Virginia si spostò in California per andare all’Università di Berkeley, sognando di diventare un fisico teorico. Ma quando gli venne proposto di lavorare sul Fondo Cosmico a Microonde, costruendo uno spettrometro per il lontano infrarosso, accettò. E fu per lui un “battesimo di fuoco”: per la prima volta dovette confrontarsi con concetti di ingegneria meccanica, criogenia ed elettronica, dimostrando più abilità nella progettazione che nella pratica manuale. La strumentazione, infatti, non funzionò mai, lasciandogli addosso una terribile sensazione. Ma scrisse comunque la tesi e, nel gennaio del 1974, si trasferì a New York dove iniziò a lavorare al Gottard Institute for Space Studies (della Nasa) con Patrick Thaddeus.

La sua carriera prese una nuova svolta quando la Nasa, un anno dopo, mise un annuncio nel quale ricercava scienziati per missioni satellitari. Fu così che, sotto sollecitazione di Thaddeus, si unì ad un gruppo di eccellenti scienziati con i quali sottopose un progetto, pur consapevole che le probabilità di successo non sarebbero state molte: nessuno di loro aveva, infatti, esperienza in missioni spaziali e alla Nasa arrivarono più di 150 progetti. Ma, inaspettatamente, l’agenzia governativa notò il loro lavoro ed era già in atto una negoziazione per costruire un Satellite Astronomico ad Infrarosso. E nell’autunno del 1976 Nancy Boggess, Program Scientist del quartier generale della Nasa per l’astronomia a infrarossi, decise definitivamente di portare avanti il progetto del gruppo di Mather unendo però il loro team a quello dell’Università di Berkeley (di cui faceva parte Smoot) e del California Institute of Technology. Iniziò così il progetto COBE, satellite progettato per essere lanciato nello spazio per misurare lo spetto della radiazione cosmica di fondo a microonde. Il 18 novembre 1989, dopo tredici anni di intenso lavoro, il COBE venne lanciato nell’orbita terrestre con grande successo: misurando e mappando con grandissima precisione la luce più antica dell’universo (lo sfondo cosmico a microonde, appunto) dimostrò che lo spettro delle radiazioni concorda esattamente con le previsioni basate sulla teoria del Big Bang. La mappa registrata, formata da macchie calde e fredde all’interno di tale sfondo, permette oggi agli scienziati di intravedere le radici della struttura cosmica, rivoluzionando la comprensione del cosmo iniziale. Il team scientifico del COBE, composto da più di 1600 professionisti, e rappresentato da Mather e Smooth, “ha trovato il modo di costruire ciò che non era mai stato costruito prima, per scoprire ciò che non era mi stato conosciuto prima”, ricevendo il Premio Nobel per la Fisica nel 2006.