Sali dell'afnio, scoperto da George de Hevesy. ©Copyright Alexander Mahmoud, 2018 (https://www.nobelprize.org/pioneers-of-the-periodic-table/)

George de Hevesy, una storia di chimica e coraggio

Premio Nobel per la chimica nel 1949 per aver introdotto l’uso dei traccianti radioattivi nelle ricerche chimiche e biologiche, George de Hevesy è stato uno scienziato prolifico e il protagonista di una storia avvincente

Le truppe naziste avanzano verso il cuore della Danimarca, colpita in pieno dalla loro furia nell’aprile del 1940. George de Hevesy, chimico ungherese di origine ebraica, è nel suo laboratorio di Copenaghen e ha in mano due medaglie d’oro. Non sono due medaglie qualsiasi: sono il simbolo del premio Nobel e portano incisi i nomi dei fisici tedeschi Max von Laue e James Franck. Sono state spedite oltre i confini della Germania, sfidando le leggi del regime, per essere consegnate a Niels Bohr con un’unica raccomandazione: non devono finire in mano ai nazisti. Quei piccoli dischi aurei, 200 grammi ciascuno, potrebbero rappresentare un elemento sufficiente per una condanna a morte. Deve decidere cosa farne, e deve farlo in fretta. Distruggerle è impossibile, a causa della stabilità chimica dell’oro, e provare a nasconderle è troppo rischioso. Ha un’intuizione, coraggiosa e brillante: discioglierle e recuperarle in seguito. Prepara una miscela, tre parti di acido cloridrico e una di acido nitrico: acquaragia, un solvente in grado di rompere i legami dell’oro. In poco tempo quelle preziose medaglie diventano nient’altro che un anonimo liquido ambrato contenuto in una boccetta, facile da nascondere tra le tante presenti sugli scaffali del suo laboratorio.

Copenaghen non è più un luogo sicuro per lui e nel 1943 si vede costretto a cercare rifugio a Stoccolma, in Svezia. Due anni più tardi, con la guerra ormai alle spalle, tornerà nel suo laboratorio, troverà il contenitore intatto e il prezioso contenuto ancora al proprio posto. Il suo stratagemma ha funzionato e le due medaglie saranno forgiate di nuovo, utilizzando l’oro originale,recuperato mediante precipitazione dalla stessa mano capace di occultarlo anni prima per poi essere spedito all’Accademia svedese di Stoccolma.Verranno riconsegnate a Max von Laue e James Franck nel 1952.

llustrazione di Benjamin Arthur (www.npr.org)
llustrazione di Benjamin Arthur (www.npr.org)

Intuito, fiducia nelle proprie capacità e dedizione al lavoro hanno permesso a George de Hevesy di essere un chimico stimato e geniale. Nato nel 1885, dopo aver studiato a Budapest e a Berlino consegue il dottorato a Friburgo nel 1908. Inizia a lavorare come assistente all’università di Zurigo ed è tra i pochi che hanno l’opportunità di ascoltare la prima conferenza di Albert Einstein, appena nominato professore. Nel 1910 è assistente di Fritz Haber, a Karlsruhe, e riesce a osservare da vicino i primi esperimenti sulla sintesi dell’ammoniaca.Dopo aver svolto le sue prime ricerche sul comportamento chimico dei sali fusi, inizia a interessarsi alla radiochimica nei laboratori di Ernest Rutherford, a Manchester. A Vienna, dove si trasferisce nel 1913, cominciano a prendere forma i suoi importanti studi sui traccianti radioattivi, gli stessi che gli permetteranno di essere, anni dopo, il primo scienziato a utilizzare un isotopo radioattivo per descrivere un processo biologico. Dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, è arruolato nell’esercito austro-ungarico come supervisore tecnico nelle fabbriche di rame. È il 1920 quando Niels Bohr lo convince a trasferirsi a Copenaghen, dove ha modo di svolgere studi sulle separazioni isotopiche e di scoprire, insieme a Dirk Coster, l’afnio, un nuovo elemento chimico. Dal 1926 è professore di chimica fisica a Friburgo ed è coinvolto nel primo utilizzo clinico degli isotopi prima di tornare nella capitale danese nel 1934, quando dimostra come ottenere artificialmente nuovi isotopi radioattivi. Nel ‘43 lascia la Danimarca occupata dai nazisti per rifugiarsi a Stoccolma, dove continuerà la sua attività di ricerca per il resto della sua carriera.

Il nome di George de Hevesy è legato anche ad altre due medaglie, oltre a quelle di von Leau e Franck che è riuscito a proteggere dalle razzie naziste: la medaglia Copley del 1949, assegnata dalla Royal Society di Londra, di cui era particolarmente orgoglioso, e il premio Nobel per la chimica del 1943, che gli è stato conferito “per il suo lavoro sull’utilizzo degli isotopi come traccianti nello studio dei processi chimici”.

Immagine in evidenza: Sali dell’afnio. © Copyright Alexander Mahmoud, 2018 (https://www.nobelprize.org/pioneers-of-the-periodic-table)