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Ragazzino autistico «candidato a vincere il premio Nobel»

Jacob Barnett, dottorando di 15 anni in fisica quantistica, è in profumo di Nobel per le sue teorie su come riscrivere la relatività di Einstein

Jacob-Barnett-fisica-nobel-1«La teoria della relatività di Albert Einstein è molto debole, forse del tutto errata, e anche lui stesso era arrivato a un passo da scoprirlo». A sostenere la rivoluzionaria tesi è Jake, un ragazzo di 15 anni dell’Indiana, la cui mente straordinaria ha attirato l’attenzione dell’Istituto di Princeton dove proprio Einstein sviluppò la sua teoria.

Jake è il diminutivo di Jacob Barnett, che a soli 12 anni ha ricevuto l’offerta della Purdue University di Indianapolis di un posto come ricercatore per approfondire la sua teoria. Eppure da piccolo Jake faceva penare i genitori perché non parlava con nessuno. A 2 anni gli fu diagnosticata la sindrome di Asperger, una forma di autismo. «Pensava il mondo troppo nel dettaglio, così sembrava che non pensasse affatto», afferma la madre Kristine. «I medici mi dissero che sarebbe stato un buon risultato se Jacob fosse riuscito ad allacciarsi le scarpe o a leggere un libro».

Ecco però che a 3 anni accadde qualcosa di meraviglioso. Jake e la mamma andarono a visitare un planetario e lì un professore formulò ad alcuni bambini delle domande sulle masse dei pianeti e sulla forza di gravità. Jake, sorprendentemente, riuscì a rispondere. Da quel giorno si susseguirono numerosi episodi in cui il bambino dimostrò la sua intelligenza. A 4 anni memorizzò una mappa degli Stati Uniti guidando la sua famiglia per 290 chilometri da Indianapolis a Chicago. A 8 abbandonò la scuola perché si annoiava ad ascoltare le spiegazioni di cose che lui già sapeva o indovinava in gran fretta. Apprese autonomamente in due settimane algebra e geometria fino a calcolare 200 cifre decimali del pi greco.

Quando Jake aveva 11 anni la madre lo riprese in un video mentre pronunciava frasi per lei incomprensibili. Nel filmato il bambino mangia un sandwich seduto in cucina, indossando una semplice felpa rossa e un cappellino da baseball. Sembra uno come tanti. Ma poi comincia a spiegare perché la teoria di Einstein non lo convince affatto. Alla fine della ripresa la mamma rivolge un appello chiedendo «aiuto per gestire quella situazione».

Il video di 1 minuto e 47 secondi finì su YouTube e fu notato da Scott Tremaine, un importante docente dell’Institute of Advanced Study dell’Università di Princeton in New Jersey, dove studiarono e insegnarono fisici come Albert Einstein, Robert Oppenheimer e Kurt Godel. «Sono molto impressionato dall’interesse per la fisica di vostro figlio e dall’ammontare delle conoscenze che fino a questo momento ha assimilato», ha scritto Tremaine per e-mail alla famiglia Barnett. «La teoria sulla quale Jake sta lavorando coinvolge alcuni dei problemi più difficili dell’astrofisica e della fisica teorica. Chiunque riuscisse a risolverli sarebbe un naturale candidato a vincere il premio Nobel».

È stata questa autorevole opinione scientifica a trasformare Jake in un caso internazionale, attirando su di sé l’attenzione dei grandi media. Come sia stato possibile che la sindrome di Asperger abbia innescato una simile propensione alla conoscenza in alcuni campi rimane ancora da scoprire. Jake eccelle non solo nella matematica ma anche nella musica, riuscendo a suonare a memoria interi spartiti al pianoforte, mentre nella vita privata è un ragazzino comune a cui piace vedere in TV i programmi di Disney Channel e i film di fantascienza.

Jacob-Barnett-fisica-nobel-2Jacob è già laureato in Astrofisica e sta per concludere il dottorato di ricerca in Fisica Quantistica. Attualmente è ricercatore alla Purdue University di Indianapolis e ha numerose pubblicazioni scientifiche nel suo curriculum. Il suo quoziente di intelligenza è 170 (il QI medio di una persona comune si aggira intorno ai 100). Spesso ironizza indossando dei sandali infradito: «I medici avevano detto che non sarei stato in grado di fare una cosa e l’hanno indovinata. Non riesco ad allacciarmi le scarpe, ecco perché oggi sono in ciabatte».

Ora il giovane Barnett si sta dedicando a un progetto molto ambizioso, una versione espansa della teoria della relatività. Quando Einstein pubblicò il suo primo studio aveva 26 anni e Jake sente di avere tempo a sufficienza per riuscire nel suo intento: «Ci sto ancora lavorando sopra, ho un’idea per dimostrarne l’infondatezza ma devo ancora definire i dettagli del percorso da seguire». Parola di genio.