curie

Una fatica ripagata

di Giovanna Alexe, classe seconda A. Liceo Scientifico Tradizionale di Carmagnola

Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. Il vincitore verrà designato sulla base del numero di voti ricevuti e della valutazione da parte di una giuria di qualità. Le votazioni partiranno il 15 giugno 2020. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.

Sta piovendo da quasi mezz’ora. È tutto scuro e di tanto in tanto dei lampi violacei illuminano tutta la città. Non sapendo cosa fare, mi metto a contare quante gocce ci sono sulla finestra. Un tuono mi fa sussultare e mi fa perdere il conto. Rassegnata mi allontano dalla finestra, girovago un po’, per poi notare sulla scrivania un libro. Mi avvicino e dopo neanche due secondi si sente un altro forte tuono che irrompe in camera mia rimbombando e facendomi spaventare. Alla fine mi avvicino alla scrivania e mi allungo un po’ cercando di capire di cosa si trattasse. Marie Curie diceva. Ah, è il libro di cui mi parlò mia madre un po’ di tempo fa e che mi consigliò di leggere perché parlava di una grandissima donna e scienziata, l’unica in grado di ricevere due premi Nobel in due campi diversi: il primo premio per la fisica e il secondo premio per la chimica. Una donna eccezionale che è riuscita, grazie al suo amore per la scienza e alla sua tenacia, a fare tanto per l’umanità. Mi è venuta voglia di leggerlo.  Mi distendo sul letto, mi metto comoda e prendo il libro tra le mani. Mentre sfoglio la carta giallastra delle pagine, mi rendo conto quanto mi fosse mancato leggere e sentire le pagine strofinare i miei polpastrelli e quell’odore di libro appena comprato. Faccio un lungo sospiro con gli occhi chiusi, dopo di che li riapro e continuo la lettura…..

«Il premio Nobel per la chimica va alla signora Marie Curie in riconoscimento dei suoi servizi all’avanzamento della chimica tramite la scoperta del radio e del polonio, dall’isolamento del radio e quello dello studio della natura e dei componenti di questo notevole elemento” dice una voce seguita da forti applausi.

Signora Curie, l’hanno chiamata, deve andare a ritirare il premio” mi intima la persona che ho al mio fianco. Salto giù dalla sedia e mi dirigo verso il palchetto con le gambe tremanti, prendo il premio in mano e a malapena riesco a ringraziare.

È una sensazione fantastica e un’enorme soddisfazione. Non solo per la scienza, ma anche per la società che sta facendo grandissimi passi. Dedico questo premio a mio marito, Pierre, che ha fatto tanto ed è grazie a lui se sono riuscita ad arrivare dove sono ora’’.

Tornata a casa mi dirigo in camera mia, dalle pareti color crema e mi siedo sulla poltrona bordeaux. Mi sento come se avessi lavorato per un giorno intero, sono davvero distrutta, troppe emozioni tutte insieme. Appoggio il premio sulla gonna di cotone nero che stava accarezzando le mie povere gambe gonfie. Mi abbandono sullo schienale morbido della poltrona e mi massaggio le tempie lentamente. Mi giro di lato e vedo una foto con me e Pierre, sorrido lievemente malinconica, sospiro e prendo la foto. La guardo bene da vicino e la stringo forte sul petto.

Lascio le lacrime scorrere libere sulla mia pelle bagnando il cardigan di lana verde pistacchio, comprato per questa occasione. “Oh Pierre, se solo fossi qua, se solo potessi goderti anche te questo importante riconoscimento.. Pierre, dovevi vedere come applaudivano. Quanto avrei voluto averti accanto a me, quasi non mi tenevo in piedi” dico e quasi mi viene da ridere pensandoci. Prendo un fazzoletto e mi asciugo le lacrime. “Sai, ho comprato e conservato nell’armadio un completo che avresti dovuto mettere oggi, perchè speravo, non so come, che saresti tornato’’. Che ingenua, mi rimprovero.

Te lo ti ricordi quanti giorni perduti e quanta fatica per portare quelle tonnellate di pechblenda nel nostro laboratorio, per cercare di capire quale fosse l’altro elemento oltre all’uranio?”. Sorrido al pensiero per poi venire invasa dalla nostalgia, ricordando tutte quelle notti insonni passate con il mio caro a cercare di capire.

Le lacrime fredde continuano ad uscire e finiscono per bagnare un po’ la foto. Foto scattata nel salotto. Aveva un sorriso meraviglioso. “Comunque Pierre, ce l’abbiamo fatta, mio caro, ce l’abbiamo fatta, la nostra fatica è stata ripagata!” ripeto tra un singhiozzo e l’altro….».

Tesoro, ma ti sei addormentata proprio a quest’ora? Dai, vieni in cucina che è ora di cena” vedo sbucare mia madre dalla porta di camera mia. Mi guardo intorno e mi stropiccio gli occhi. Ha smesso di piovere. Vedo accanto a me il libro, quindi è stato solo un sogno. Oddio, un bellissimo sogno. Sono stata Lei, per alcuni minuti.  Percepivo le emozioni come se le stessi vivendo sulla mia pelle. Mi alzo dal letto e mi stiracchio, prendo il libro e faccio un segno dove sono arrivata per poi appoggiarlo sulla scrivania. Lo guardo ancora un po’ e… “Dai, vieni a tavola!“sento urlare mia madre dalla cucina.

Arrivo,arrivo…”.

Credit photo: Anita Habluetzel Esposito, disegni di Claudia Palmarucci