vaccini

Vaccini a mRna, le piastrine possibili “spie” della risposta immunitaria rapida

Secondo una ricerca dell’Università Sapienza di Roma, con un prelievo di sangue sarebbe possibile prevedere la velocità con cui un vaccino stimola la produzione di anticorpi. Il team di studiosi ha anche dimostrato che i vaccini a mRna non aumentano il rischio di trombosi

Quanto rapidamente farà effetto un vaccino a mRna? La risposta potrebbe essere nel sangue. O meglio, nelle piastrine. In un nuovo studio pubblicato sul Journal of Thrombosis and Haematosis, un gruppo di ricercatori dell’Università Sapienza di Roma, guidato da Lucia Stefanini ha fatto luce sul ruolo delle piastrine nella risposta immunitaria indotta dai vaccini. In particolare, quelli che si servono della nuova tecnologia basata sul Rna messaggero. Sono già molti anni che il mRna viene studiato per trovare nuove cure per i tumori o per combattere virus come lo Zika, ma solo con l’emergenza mondiale causata dal Sars-CoV-2 si è arrivati alla sperimentazione umana su scala mondiale di questo nuovo tipo di vaccini.

La ricerca è stata condotta al Policlinico universitario Umberto I con l’inizio della campagna vaccinale. Ha coinvolto un campione di giovani donne e uomini sani a cui sono state somministrate le prime due dosi del vaccino Comirnaty, sviluppato da Pfizer e Biontech, e un gruppo di controllo che invece aveva già ricevuto il vaccino in precedenza, almeno tre mesi prima. L’obiettivo dei ricercatori era di identificare le caratteristiche del crosstalk immunitario-piastrinico – ossia le interazioni tra la risposta immunitaria e quella piastrinica – e verificare l’ipotesi secondo cui fornirebbe un’indicazione precoce rispetto alla rapidità della risposta anticorpale di un vaccino a mRna.

Le piastrine sono frammenti di cellule e costituiscono l’elemento più numeroso presente nel sangue dopo gli eritrociti, o globuli rossi. Sono note principalmente per il loro ruolo nella trombosi e nell’emostasi, ma partecipano anche alla risposta immunitaria. Durante le infezioni batteriche e virali, le piastrine possono allertare rapidamente il sistema immunitario, accelerare la migrazione dei leucociti verso i siti d’infezione e migliorare la risposta immunitaria specifica attraverso la presentazione dell’antigene. Ciò che non si sapeva era se contribuissero anche alla risposta immunitaria dopo le vaccinazioni.

Proprio per indagare in questa direzione, i ricercatori hanno studiato la risposta piastrinica e la risposta immunitaria, e le loro interazioni, dopo ogni dose ricevuta dai partecipanti. Entro un mese dalla prima somministrazione tutti i volontari hanno presentato alti livelli di anticorpi neutralizzanti contro la proteina spike del Sars-CoV-2. Ma c’era una differenza che li divideva in due gruppi: il 54% dei partecipanti aveva sviluppato molti anticorpi già prima della somministrazione della seconda dose (fast responders), il 46% aveva invece raggiunto livelli anticorpali simili solo dieci giorni dopo la seconda dose (slow responders). Siccome tutti i partecipanti alla sperimentazione avevano dichiarato di non aver mai contratto il coronavirus e nessuno di loro, all’inizio dello studio, presentava anticorpi neutralizzanti specifici, a cosa erano dovuti i diversi tassi di risposta?

Secondo lo studio del team di Sapienza, la più veloce reazione immunitaria dei fast responders è da attribuirsi ad alcune particolari caratteristiche delle loro piastrine: una rapida risposta delle citochine, un aumento delle dimensioni delle piastrine dovuto all’immediato turnover piastrinico, una minore espressione del recettore inibitorio CD31 e la formazione di specifici aggregati piastrino-leucocitari, in particolare con i linfociti B. Sulla base di questi valori sarebbe dunque possibile prevedere in che modo e secondo quali tempistiche un vaccino attiverà la risposta immunitaria in un paziente. Lo studio inoltre conferma l’efficacia del vaccino Comirnaty e dimostra che non accresce significativamente la conta piastrinica. Questo significa che non aumenta il rischio di trombosi. Certamente saranno necessari ulteriori studi di questo tipo, perché capire cosa modifica la cinetica della risposta immunitaria specifica è fondamentale per la progettazione e la somministrazione dei futuri vaccini.

Immagine in evidenza: pixabay